First Reformed di Paul Schrader | Recensione
Pubblicato il 30 Settembre 2018 alle 15:00
Arriva in Italia il nuovo film di Paul Schrader, First Reformed, con protagonisti gli straordinari Amanda Seyfried e Ethan Hawke.
E’ sicuramente stato uno degli autori più importanti della storia del cinema americano e mondiale Paul Schrader, che come pochi contribuì a forgiare, sviluppare e ampliare le tematiche della New Hollywood con le sceneggiature di Taxi Driver, Yakuza, Toro Scatenato, Obsession e Rolling Thunder, senza dimenticare le regie di film imprescindibili come Tuta Blu, American Gigolò, Il Bacio della Pantera, Hardcore, Mishima, Affliction e il mitologico Dominion, il prequel a L’Esorcista di William Friedkin, la cui storia editoriale meriterebbe un articolo a parte.
Non uno degli ultimi arrivati, insomma, che con First Reformed riprende la stessa alienazione sociale che straripava da Taxi Driver ma dalla New York metropolitana di Martin Scorsese la cala nelle atmosfere della chiesa cattolica riformata. Il crollo psicologico che nel Travis Bickle di Robert De Niro portava ad una crisi esistenziale, per il reverendo Ernst Toller di Ethan Hawke (una prova da Oscar la sua) diventa uno squilibrio spirituale, e più lo squilibrio si fa evidente più si fa evidente il fatto che Schrader con questo film ha realizzato un mezzo capolavoro.
Oltre ad essere un grandissimo regista e un magnifico sceneggiatore, infatti, Schrader è prima di tutto un invidiabile critico cinematografico e un appassionato studioso di questa arte: come Olivier Assayas e Quentin Tarantino è non solo pienamente consapevole di quale sia il tipo di cinema che ambisce a realizzare, ma soprattutto conosce i meccanismi da utilizzare per omaggiare quel tipo di cinema all’interno delle proprie opere senza necessariamente copiarle spudoratamente. In First Reformed la mano dei suoi registi preferiti è sia ben nascosta che chiarissima, dalle immagini evocative di Andrei Tarkovsky ai temi narrativi cari ad Ingmar Bergman, passando ovviamente per il minimalismo del suo idolo Robert Bresson.
E così Schrader si muove fra Il Diario di un Curato di Campagna e Luci d’Inverno e ci racconta la storia del reverendo Toller, che di giorno ha ben poco da fare a causa di una congregazione minuscola e che di notte resta sveglio a bere per colpa di un’infinita scorta di alcolici e soprattutto una fortissima incapacità di dire di no.
Decide di iniziare a tenere un diario, ogni giorno per un anno, e ben presto grazie a questo stratagemma narrativo (già utilizzato in Taxi Driver e Lo Spacciatore, fra gli altri) veniamo a conoscenza tanto dei suoi demoni interiori quanto della sua storia personale. La monotonia della fredda quotidianità di questa New York di periferia perennemente innevata viene interrotta quando la giovane Mary (Amanda Seyfried) chiede al reverendo Toller di aiutare suo marito: l’uomo, profondamente depresso, assolutamente nichilista e preoccupatissimo per il surriscaldamento globale, non vuole che la donna metta al mondo il figlio di cui è incinta e le ha chiesto di abortire.
La situazione si complica quando Mary trova nel garage un giubbotto esplosivo costruito dal marito …
Di più non vi diciamo, ma vi basti ricordare che quando si guarda l’abisso di riflesso l’abisso guarda dentro di te, e forse le riflessioni oscure del marito di Mary contageranno il già piuttosto instabile reverendo Toller. Da noi non passerà per i cinema (difficile vendere un film del genere in un Paese così cittàdelvaticanizzato) ma arriverà direttamente in home-video, quindi se cercate un action o un thriller psicologico il consiglio è quello di tenere chiuso il portafogli: se invece avete voglia di un film che vi chieda di mantenere aperta la mente, allora concedetevi liberamente a First Reformed e preparatevi ad essere risucchiati dalle sue atmosfere trascendentali e contemplative.