David Lloyd: “V for Vendetta è un fumetto attuale” | Intervista

Pubblicato il 24 Settembre 2018 alle 18:30

Il popolare disegnatore britannico è stato ospite al festival Le Strade del Paesaggio di Cosenza.

Ci sono artisti che impiegano un’intera vita per cercare di essere ricordati attraverso le proprie opere, ma a David Lloyd è bastato un solo fumetto per entrare nella leggenda. Questo perché il disegnatore britannico, assieme al geniale sceneggiatore Alan Moore, nel 1982 realizzò l’immortale V for Vendetta, un fumetto che ha fatto entrare nell’immaginario collettivo l’iconica maschera del ribelle Guy Fawkes, diventata simbolo di rivoluzione.

David Lloyd è stato ospite della dodicesima edizione del festival Le Strade del Paesaggio di Cosenza (svoltosi presso il Castello Svevo dal 21 al 23 settembre), che ha dedicato a V for Vendetta una mostra allestita presso il Museo del Fumetto, visitabile fino al 7 ottobre.

Durante il festival abbiamo avuto la possibilità di parlare con Lloyd, e di porgli alcune domande su V for Vendetta, e non solo.

Ciao David, benvenuto su MangaForever. A trentacinque anni dalla sua pubblicazione V for Vendetta oggi è considerato un capolavoro fumettistico e letterario, ma nonostante gli anni che passano risulta essere anche piuttosto attuale. Quali sono gli elementi che hanno reso immortale quest’opera?

V for Vendetta racconta cose universali: ha elementi d’azione e d’avventura ma è anche una storia romantica, inoltre parla di repressione politica, e tutte queste cose sono connesse fra di loro. Argomenti come l’amore e la politica attraversano i confini di una nazione e dei tempi, e risultano attuali tutt’oggi”.

Ti piacerebbe l’idea di un sequel di V For Vendetta, magari disegnato da te e scritto da Alan Moore?

“Alan non ha mai detto una cosa del genere, ed io non lo vorrei fare. La storia è stata già raccontata. I diritti li detiene la DC Comics, quindi se volessero potrebbero continuare la storia, ma credo che sarebbe molto stupido da parte loro. Mi sorprenderebbe se lo facessero”.

In passato ti sei espresso in maniera non molto positiva nei confronti dei supereroi, e di quanto stiano catalizzando l’attenzione a livello globale, soprattutto grazie al successo dei film della Marvel e della DC Comics. Ma non pensi che il successo dei supereroi abbia aiutato i fumetti a diventare sempre più centrali e importanti nella cultura popolare?

“I film dei supereroi non hanno aiutato ad aumentare la popolarità dei fumetti, o quantomeno non ne hanno fatti vendere di più. Sono due forme espressive e d’intrattenimento diverse. Chi va a vedere i film di Capitan America difficilmente dopo ha voglia di andare a comprarne i fumetti. Ma la cosa cambia se un film racconta una storia tratta da un solo fumetto. Questo è il caso di V for Vendetta ad esempio, o di Watchmen. Ma ad Hollywood non interessa tutto questo, loro vedono i fumetti come una fonte preziosa da cui attingere materiale per fare soldi”.

Quali sono gli artisti che più ti hanno influenzato?

“La lista è molto lunga. Dai fumetti al cinema ho ricevuto un sacco di influenze. A livello fumettistico Steve Ditko è stato una delle mie prime ispirazioni, così come lo sono stati Jack Kirby, Alex Toth e Jack Davis. A livello cinematografico invece sono rimasto molto colpito dallo stile visivo di Orson Welles”.

Stiamo vivendo un momento storico molto particolare, all’interno del quale regnano populismo, razzismo, odio all’interno dei social network, e non solo. Pensi che in reazione a tutta questa negatività possa emergere un movimento opposto, capace di combattere il male, così come accade in V for Vendetta?

“Non credo che il populismo sia da combattere, perché è un fattore naturale che nasce dal popolo, e col popolo bisogna solo saper comunicare. L’opposto del populismo è il liberismo, che ormai è compromesso. Le forze liberiste vanno alla ricerca di consensi, ma c’è una forza opposta che sta crescendo, e che ha incanalato tutte le paure del passato, soprattutto quella nei confronti dell’immigrazione. Il fatto è che il mondo sta cambiando, ed alcune persone hanno paura, e sfogano i propri timori appoggiandosi a forze politiche estreme. Questo succede perché nessun altro sa parlare con loro, cercando di comprendere le loro paure, e chi dice di farlo in realtà sparge veleno”.

Quindi cosa si potrebbe fare per migliorare l’attuale situazione socio-politica?

“Occorrerebbe spingere le persone a votare per forze politiche che non siano estreme e fasciste. Bisognerebbe chiedere alla gente di non votare per Trump e per altre figure politiche simili che, una volta al potere, sono capaci di creare solo problemi”.

Da alcuni anni hai creato un progetto chiamato Aces Weekly: ogni settimana proponi sul sito fumetti di vari generi, realizzati da artisti internazionali (anche italiani). Il fatto di proporti con fumetti online rappresenta per te un modo per cercare di creare una forma di mercato alternativa ed autonoma?

“Sì, assolutamente. Aces Weekly è una cosa molto importante per me, perché sto cercando di creare un’inversione di tendenza nel mercato. Decenni fa sono nate le fumetterie, che sono un buon punto di raccolta per gli appassionati. Ma, purtroppo, chi acquista fumetti desidera collezionarli, avere il cartaceo tra le mani, e questa è una cosa un po’ anacronistica in un periodo in cui c’è internet, ed i fumetti si possono leggere sul tablet, così come sullo schermo della televisione. Con Aces Weekly propongo ogni settimane 20 pagine di fumetto ad un euro, offrendo ottime storie realizzate da artisti validissimi. Purtroppo, solo perché si tratta di fumetti online, molte persone non vogliono leggerli”.

E non hai pensato di proporre i fumetti di Aces Weekly in versione cartacea?

“Non ci penso nemmeno. Per me sarebbe come tornare indietro, e non si può tornare al passato quando c’è un fantastico futuro davanti che offre tantissime nuove possibilità”.

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