Daredevil #181 – Marvel Legends 11 | Recensione

Pubblicato il 16 Settembre 2018 alle 11:00

Panini Comics ripropone un albo storico della Casa delle Idee, incentrato sulla drammatica morte di Elektra! Non perdete una delle pietre miliari della Marvel scritta e disegnata dal leggendario e rivoluzionario Frank Miller!

La collana Marvel Legends presenta albi in formato americano che hanno fatto la storia della Casa delle Idee, con allegata una placca metallizzata da collezione che ripropone la copertina in versione originale. Finora non tutto ciò che è stato pubblicato può onestamente essere definito storico ma, nel caso specifico di questa uscita, abbiamo in effetti a che fare con una pietra miliare dei comics.

Si tratta, infatti, del n. 181 di Daredevil. L’episodio ha una rilevanza epocale non solo perché scritto e disegnato dal rivoluzionario Frank Miller, coadiuvato alle chine dal grande Klaus Janson; non solo perché narra la drammatica morte della spietata ninja Elektra; non solo perché rappresenta il culmine emotivo della lunga e complessa run milleriana del Diavolo Rosso; ma anche perché fu un vero e proprio spartiacque nell’ambito dei comics a stelle e strisce.

Negli anni sessanta e settanta, a parte qualche sparuta eccezione, i fumetti dei supereroi, sebbene non privi di situazioni drammatiche e angosciose, avevano un’aura nel complesso solare e rassicurante. Con il n. 181 di Daredevil il processo di maturità e profondità che Miller aveva già impostato giunge a un punto di non ritorno. Per la prima volta in un albo Marvel si percepisce un’atmosfera davvero cupa, claustrofobica, carica di tensione. Non manca la violenza, lontana anni luce da quella edulcorata del passato, e Miller non esita a mostrarci sangue e ferite, conseguenze terribili di una lotta senza esclusione di colpi.

Per giunta, la trama è narrata in prima persona da Bullseye, uno dei peggiori nemici di Devil, che da cattivo di serie b era divenuto, grazie proprio al lavoro di Miller, un letale e pazzo omicida. Miller, quindi, fa entrare prepotentemente il lettore nella mente di uno psicopatico con un effetto disturbante. Vediamo tutto dalla prospettiva di Bullseye e Devil diviene, nella sua ottica distorta, il cattivo, l’avversario da distruggere. Inoltre, sin dal principio si intuisce che gli è accaduto qualcosa di orribile e lo scopriremo solo alla fine. Tutto si basa su un intenso, coinvolgente flashback.

Bullseye, con la tacita approvazione di Kingpin, intende colpire Devil, dopo aver scoperto la sua identità segreta. Decide, perciò, di attaccarlo ma sulla sua strada c’è l’ambigua Elektra, grande amore di Matt Murdock. A un certo punto, il villain se la prenderà con lei, in un momento di vulnerabilità di quest’ultima, e le conseguenze saranno agghiaccianti.

Come ho già scritto, Miller ci mostra la violenza in una New York cupa e desolata e descrive un dramma interiore con testi adulti e maturi di impostazione hard-boiled, influenzati da quelli di romanzieri del calibro di Dashiel Hammett, Raymond Chandler e Mickey Spillane. Non mancano esagerazioni e dettagli volutamente poco plausibili, come quello di Elektra che, pur con un cuore trafitto dalla sua stessa arma, riesce a raggiungere, sanguinante, la casa di Matt e a morire tra le sue braccia.

Sono esagerazioni, appunto, tipiche dell’attitudine milleriana, che contribuiscono, tuttavia, a conferire pathos alla vicenda. Se i testi e la sceneggiatura di questo albo sono da manuale, lo stesso si può poi dire dei disegni. Il tratto di Miller è contorto e aggressivo, come ben sanno i suoi fan, ma in questo caso, grazie agli inchiostri densi e pesanti di Janson, ha una concretezza sbalorditiva. Le pagine sono valorizzate da giochi d’ombra perfetti per un noir a forti tinte ed è sufficiente osservare quelle ambientate nel carcere di massima sicurezza in cui si trova Bullseye o nei bassifondi della Grande Mela per comprenderlo.

Miller punta molto sui primi piani e si concentra sugli sguardi. Quello di Bullseye, in particolare, con la sua fissità, è sconcertante e permette all’autore di evidenziare la preoccupante patologia che lo condiziona. Risulta poi identico a quello di Matt e in tal modo i due avversari divengono l’uno il riflesso distorto dell’altro. D’altronde, come scopriremo alla conclusione, lo stesso Devil arriverà a compiere un gesto per lui inconsueto, dimostrando di non poter rientrare più nella convenzionale classificazione buono/cattivo che caratterizzava i fumetti della Silver Age. Le sequenze incentrate sulle lotte sono poi ricche di dinamismo.

Con il n. 181 di Daredevil abbiamo dunque a che fare con un Miller ormai maturo che ha superato i modelli ditkiani degli esordi, pervenendo a uno stile personale. Non si può poi non citare la sequenza in cui Elektra, in punto di morte, si riunisce a Matt. Sono tavole prive di testo che fanno affidamento solo sulla potenza espressiva delle immagini, rimaste impresse nella memoria di tanti lettori. Insomma, se volete leggere un albo memorabile, impensabile per i canoni mainstream degli anni ottanta, questo è ciò che fa per voi.

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