La Saga di Grimr di Jérémie Moreau | Recensione

Pubblicato il 13 Settembre 2018 alle 11:00

Tunué, ad un anno esatto dalla sua uscita in Francia, porta in Italia la BD che ha vinto il Fauve d’Or al Festival di Angoulême di quest’anno

L’Islanda del 1783 si trova sotto il dominio danese, un dominio tutt’altro che fruttuoso per il popolo islandese e la sua terra, che viene solo depredata di quello che può essere utile per la madrepatria, mentre i fieri islandesi vivono nella povertà. A causa di una eruzione vulcanica il piccolo Grimr diventa orfano, una condizione che, oltre che del patronimico, lo priva anche di una identità sociale nella sua terra, privo com’è ora di un lignaggio. Ma Grimr è un bambino forte, nello spirito, ma anche nel corpo: ha infatti una forza impressionante, che sa come sfruttare a suo favore.

La trama del volume è costruita (e viene anche introdotta) come una saga epica, con i personaggi che sembrano ricoprire i classici ruoli dell’eroe, del vate, della bella in difficoltà, del malvagio; ma Grimr ha poco nella sua caratterizzazione dell’eroe: è grosso, taciturno, non certo bello, tenuto distante da tutti, insomma tutto lascia supporre che il suo sogno non debba mai avverarsi; questa non è una fiaba per bambini, ma un fumetto per adulti che riesce a descrivere la vita di quasi tutti gli uomini, grandi speranze, pochi successi, e spesso questi successi non sono nemmeno riconosciuti da chi ti sta vicino. Grimr del resto è l’Islanda stessa, ne ha le caratterstiche: è forte, impetusoso, collerico, selvaggio, temuto. Anche gli altri personaggi, ben studiati, non rivestono poi i ruoli classici di una saga epica, ma dimostrano di essere uomini e donne reali, più che personaggi su carta.

La storia è molto scorrevole, grazie anche al fatto che Moreau riduce al minimo le didascalie e lascia che siano i disegni ad accompagnare il lettore nella storia.

L’ambientazione qui è infatti fondamentale, in quanto l’isola è un tutt’uno con lo spirito di Grimr: la sua forza è la forza della sua Terra. Già il suo nome del resto sembra quasi una onomatopea di qualcosa di potente che riesce a prevaricare tutto, come il magma che i vulcani d’Islanda riversano sull’isola e con i quali il protagonista sembra in sintonia.

Anche dal punto di vista stilistico, Jérémie Moreau è lontano dalla linea chiara della Scuola di Bruxelles, dimostrando le influenze che lo hanno segnato nella sua formazione, soprattutto gli studi svolti presso la Gobelins, l’école de l’image, nella progettazione di film d’animazione, cosa che gli ha permesso di sviluppare un senso del disegno molto espressivo, che già da giovane lo ha portato a vincere il Prix Jeunes Talents al Festival di Angoulême nel 2012.

Il risultato è uno stile di disegno caratterizzato da dinamicità e suggestivo utilizzo del colore opaco, con un abile uso dell’acquerello (per la prima volta in un’opera di Moreau), che non disdegna ovviamente anche un aggancio all’animazione (inquadrature e dinamica delle scene), caratteristica che lo rende affascinante anche per i lettori più giovani. Splendidi ed impressionanti i paesaggi.

Del resto il suo lavoro nel cinema di animazione continua tuttora anche come character designer (Cattivissimo Me 2), cosa che gli ha  permesso di evolvere anche nella sua carriera di fumettista.

In sintesi, Jérémie Moreau, seguendo le parole che Didier Pasamonik su ActuaBD gli ha riservato, è stilisticamente la summa di questa nuova generazione di autori francesi, che strizza l’occhio all’animazione, creando una commistione tra questa disciplina ed il fumetto… ed uno stile globalizzato alla confluenza dei fumetti europei, americani e asiatici.

Venendo all’edizione italiana, Tunué ci regala un volume cartonato molto curato, che riprende la copertina dell’edizione originale; anche la carta è di qualità, cosa che permette di apprezzare la colorazione pensata da Moreau. Purtroppo nessun extra.

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