Carvalho. Tatuaggio di H. Migoya & B. Seguí | Recensione

Pubblicato il 26 Settembre 2018 alle 11:10

L’adattamento di uno dei primi romanzi di Manuel Vázquez Montalbán, realizzato da Hernán Migoya e Bartolomé Seguí, arriva in Italia edito da Tunué.

Tratto da uno dei primi romanzi sul personaggio di Manuel Vázquez Montalbán, nonché best-seller, Tunué porta in Italia Carvalho. Tatuaggio, realizzato da Hernán Migoya (due premi al Salone internazionale del fumetto di Barcellona) e Bartolomé Seguí (Gran Guinigi con Storie del barrio, e Premio del re in Spagna per Serpenti Ciechi).

  • SONO NATO PER RIVOLUZIONARE L’INFERNO

In quest’avventura (che prende appunto il nome dal rispettivo romanzo) tutta spagnola, ambientata nel paese durante gli anni ’70, l’ormai detective privato (ed ex agente della CIA) Pepe Carvalho, galiziano di nascita ma ormai stabilitosi a Barcellona, si imbatte in un caso alquanto misterioso: sulla spiaggia di Vilassar de Mar infatti, è stato ritrovato un corpo nudo non identificabile, considerata la faccia mangiata dai pesci.

L’unica pista a cui aggrapparsi per risalire all’uomo ed indagare dunque sulla sua morte è la misteriosa scritta tatuata sul corpo dell’uomo, “Sono nato per rivoluzionare l’inferno”. Dalle strade di Barcellona ai canali di Amsterdam, passando per la Francia, Carvalho mostrerà al lettore tutta la sua sfrontatezza, il suo indomito spirito da detective e la sua passione per le donne, risolvendo il mistero celato dietro a questo cadavere emerso.

 

  • IN VIAGGIO PER L’EUROPA (?)

Nonostante la trama affascinante, l’atmosfera noir in una Spagna post-franchista e l’accattivante tatuaggio come unica pista, l’indagine risulta essere molto deludente e “piatta”, specie poiché priva di colpi di scena, di “indizi” nascosti come da tradizione per le detective stories e perché, essenzialmente, molto banale.

Il lettore segue attentamente il viaggio caotico di questo detective amato da tutti, amante del cibo e delle donne e riesce anche per un momento ad “ergerlo” a suo eroe personale, ma la storia non decolla mai e il caso risulta essere risolto prima che il lettore stesso inizi ad indagare e, soprattutto, a darsi una spiegazione dell’evoluzione delle varie vicende e dei ruoli dei vari personaggi (gettati nella mischia e abbandonati a loro stessi con una superficiale, o meglio quasi assente, caratterizzazione).

Nessuna suspance, nessun grosso colpo di scena, nessuna possibilità di provare a sviluppare un’ipotesi, tutte mancanze imperdonabili per una storia del genere. L’atmosfera alla “James Bond” anni ’70, resa in parte dai disegni, non può essere sufficiente a rendere la lettura consigliata ad un vasto pubblico, ma solamente agli incalliti collezionisti di gialli (che abbiano già la libreria bella piena, in ogni caso) e soprattutto agli amanti del personaggio di Manuel Vázquez Montalbán, anche a causa del prezzo di copertina non proprio abbordabile. Un fumetto che non riesce ad andare oltre, quindi, al genere a cui si ispira e al romanzo da cui è tratto.

  • CONCLUSIONI

Partendo dalla misteriosa scritta tatuata su un cadavere irriconoscibile, l’investigatore privato Pepe Carvalho inizia un’indagine che lo porterà, da Barcellona, fino in Francia e nei canali di Amsterdam. La narrazione però, al contrario della protagonista, non spicca mai il volo e il lettore, confuso e spaesato, non prova il gusto dell’indagine tipico delle storie del genere.

 

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