Mayans MC 1×01 – Perro/Oc. | Recensione
Pubblicato il 5 Settembre 2018 alle 19:30
Prende il via Mayans MC, lo spin-off della serie culto Sons of Anarchy, che ci racconterà le vicende di un altro club di motociclisti, i Mayans.
Sons of Anarchy è diventata nel bene o nel male una serie culto, partita come una serie di “nicchia” è letteralmente esplosa stagione dopo stagione collezionando sempre più telespettatori anche di fasce di pubblico “impensabili” per i temi e l’impostazione della serie merito dello storytelling sempre in bilico fra crime, hard-boiled e tragedia – greca o shakespeariana scegliete voi quella che meglio vi aggrada – vero marchio di fabbrica del suo creatore Kurt Sutter, già autore di un’altra serie culto ovvero il poliziesco The Shield.
Pur portando SoA ad una chiusura abbastanza netta, Sutter ritorna nel mondo dei club di motociclisti con Mayans MC un vero e proprio spin-off di SoA che seguirà i Mayans, i rivali storici del gruppo di Jax Teller, circa due anni dopo gli eventi dell’episodio finale di SoA.
Seguiamo così il nostro nuovo protagonista Ezekiel “EZ” Reyes, fresco prospetto (colui che ha appena richiesto di far parte del club) dei Mayans. Da una serie di piccoli flashback durante questo primo episodio scopriamo che EZ era uno studente modello finito in carcere, il reato e come sia uscito di galera verranno poi subito chiariti nel corso dell’episodio.
La prima uscita di EZ in missione per il club tuttavia non è brillante: il carico di droga che stanno scortando viene rubato, il problema è che la droga appartiene allo spietato cartello Galindo. Inizia così una caccia ai responsabili che porterà i Mayans subito a fronteggiare una gang samoana rivale, tuttavia EZ capisce subito che qualcosa non quadra e che gli affari del cartello sia in California che al di là del confine sembrano essere in procinto di essere sabotati.
Mi ero ripromesso di ignorare Mayans MC, sia perché nella sua imperfezione SoA rimane un classico moderno – almeno a detta di chi vi scrive – sia perché non reputavo i Mayans tanto interessanti da costruirci intorno uno spin-off… l’impressione era sostanzialmente quella di avere per le mani una copia in salsa latina di SoA con ambientazione simile e una formula che sarebbe stata ripetuta con variazioni minime.
Vuoi la fiducia verso Kurt Sutter – The Shield rimane ancora oggi un gioiello di sceneggiatura e costruzione – vuoi la sana nostalgia verso le atmosfere di SoA, sono caduto nel tranello di questo spinoff che a conti fatti pecca per alcune ingenuità ma si dimostra altrettanto personale.
E’ bene chiarire subito che la formula che Sutter usa ricorda ovviamente molto da vicino quella di SoA: le dinamiche del club biker, gli affati illeciti, i personaggi “peculiari” e sopra le righe, così come un protagonista dal passato tormentato e come l’evento centrale di questo primo episodio che suscita immediatamente un forte senso di dejà-vù.
Se la formula quindi non viene stravolta – perché avrebbe dovuto d’altronde con il successo di SoA – Sutter sembra essere più libero di costruire o meglio decostruire i personaggi che vengono incastonati in una fitta rete di rimandi e connessioni, per certi versi molto più fitta di quella di SoA.
Se SoA giocava con una componente classicamente hard-boiled, Mayans MC gioca con alcuni stilemi della letteratura di frontiera e strizzando l’occhio a pellicole recentissime come Sicario ma soprattutto mette subito in campo una componente socio-politica non indifferente in cui riecheggiano neanche troppo velatamente polemiche sulla attuale sciagurata amministrazione americana.
Grazie attenzione, come sempre negli show di Sutter, per la colonna sonora subito incisiva mentre la regia è pulita e precisa nel presentare i vari personaggi con chiarezza senza strafare e senza cercare soluzioni ad effetto, forse qualche pecca è evidenziabile nel montaggio che a tratti risulta un po’ farraginoso con salti troppo marcati fra le varie situazioni/ambientazioni.
Mayans MC si difende molto bene a dispetto delle premesse non esaltanti con un primo episodio talmente equilibrato da risultare quasi rigorosamente marziale nel suo sviluppo che mette in mostra in maniera altrettanto ficcante le peculiarità della serie grazie soprattutto ad una sceneggiatura densa e ricca di sfumature interessanti.