Solomon Kane: Red Shadows n. 1-4 – Recensione USA
Pubblicato il 24 Febbraio 2012 alle 11:26
Creato nel 1928 da Robert E. Howard, autore di Conan il Barbaro, Solomon Kane è uno spietato ed errante guerriero puritano del XVI secolo che si ritiene strumento divino portatore di giustizia. Protagonista di sedici opere tra racconti, poesie e frammenti postumi, l’eroe è stato interpretato da James Purefoy nella modesta trasposizione cinematografica del 2009 diretta da Michael J. Bassett ed arriva nella versione a fumetti targata Dark Horse giunta alla terza miniserie dopo Solomon Kane e Death’s Black Riders.
Solomon Kane: Red Shadows n. 1-4
Autori: Bruce Jones (testi); Rahsan Ekedal (disegni); Dan Jackson (colori); Guy Davis (prima copertina); Gregory Manchess (seconda copertina); Dave Stewart (colori copertine).
Casa editrice: Dark Horse
Provenienza: USA
Prezzo: $ 3,50
Data di pubblicazione:aprile – luglio 2011 (USA)
Il primo numero di Red Shadows racconta una vicenda staccata dai successivi tre albi della miniserie. Armato di spada e pistola, Solomon è alle prese con fantasmi e mostri d’ogni sorta su una strada paludosa. Ferito, l’eroe viene soccorso da un ragazzino che lo accompagna all’abitazione del vecchio Ezra, in grado di curarlo. Il racconto ruota attorno ad un mistero semplice ma efficace perfettamente in linea con lo stile di Howard. La lettura risulta così gradevole ed avvincente e veniamo calati nell’atmosfera dark gotica che permea le storie di Solomon Kane.
I numeri successivi sono la trasposizione di Red Shadows, il primo racconto mai pubblicato su Solomon Kane sulle pagine di Weird Tales. In Francia, Kane assiste alla morte di una ragazza violentata dalla banda di briganti del lascivo Le Loup e si lancia in un lungo inseguimento che lo condurrà in Africa. Qui incontra lo sciamano N’Longa, che diviene suo alleato e personaggio ricorrente nella saga del vendicatore.
La sceneggiatura di Bruce Jones, già all’opera su Conan, è ben ritmata, rapida e attenta ma la trasposizione pecca di eccessiva fedeltà al materiale originale risultando troppo scontata, lineare e poco interessante per i lettori odierni. Nel ’28 qualche bestia feroce africana, un duello con un nerboruto guerriero e un morto resuscitato da uno sciamano potevano suscitare scalpore. Nel 2012 è invece un canovaccio troppo risaputo e banale.
Il tratto affusolato e spigoloso di Ekedal funziona bene anche se si fa discontinuo e perde qualcosa nei campi lunghi. Belli e intensi, invece, i primi piani. Le pennellate sfumate di Jackson forniscono una colorazione di grande atmosfera con suggestivi giochi di luce e ombra. Particolare attenzione è stata riservata ai dettagli splatter di cui la miniserie abbonda, ma anche in questo caso non vediamo nulla di davvero nuovo. Gradevoli le copertine di Guy Davis, in stile Mike Mignola. Non a caso il disegnatore ha lavorato su B.P.R.D. I colori sono di Dave Stewart che assiste anche Manchess per le seconde copertine, ancora in stile pittorico.
Per riproporre oggi un personaggio come Solomon Kane c’è bisogno di maggior rielaborazione ed inventiva nelle dinamiche narrative e nelle sequenze action, senza snaturare l’integrità del materiale originale ma rendendolo più appetibile al pubblico smaliziato contemporaneo. Per fare un paragone cinematografico, ci sarebbe bisogno dello stesso approccio che Peter Jackson ha avuto nel portare sul grande schermo Il Signore degli Anelli. Con una traduzione così letterale del testo di Howard, invece, difficilmente i giovani lettori potranno appassionarsi a Solomon Kane.