Resta Con Me di Baltasar Kormákur | Recensione in anteprima
Pubblicato il 29 Agosto 2018 alle 15:00
Arriva in Italia il nuovo film di Baltasar Kormákur, con Shailene Woodley e Sam Caflin.
Non ha tempo da perdere Baltasar Kormákur nel suo nuovo film, Resta Con Me, dramma di sopravvivenza con Shailene Woodley e Sam Caflin ispirato alla vera storia di Tami Oldham e Richard Sharp, che durante una traversata nel 1983 furono colpiti da un uragano al largo dell’Oceano Pacifico. E non ha tempo da perdere perché c’è tanto da dire – il regista non vuole solo raccontare l’epica avventura del naufragio della coppia, ma anche ovviamente le origini della loro storia d’amore – e poco tempo per farlo (il film dura appena un’ora e mezza).
Da questa necessità scaturisce un ottimo incipit in medias res, messo in scena con un finto piano sequenza che catapulta immediatamente lo spettatore al centro dell’azione, stabilendo nel frattempo quale sarà il fulcro fondamentale intorno al quale ruoterà l’intero film: il talento della Woodley, chiamata ad una prova più fisica di un film della saga Divergent ed emotiva quanto quella della serie televisiva Big Little Lies.
A Kormákur il mare deve piacere parecchio (il regista è islandese), dato che nel 2012 aveva già realizzato un film simile, The Deep, incentrato sul naufragio di un peschereccio (curiosamente accaduto nel 1984, un anno dopo quello raccontato in Resta Con Me) e il suo stile asciutto e realistico già nel 2015 aveva dimostrato di adattarsi perfettamente ai survival-movie nello splendido Everest, con Jake Ghyllenhaal, Josh Brolin e Jason Clarke.
La struttura del film è semplice e funzionale, col passato che insegue il presento a colpi di flashback (la sceneggiatura ci racconta l’avventura dei due coniugi dopo il naufragio, alternandola con i momenti salienti della nascita della loro storia d’amore), e rispecchia in modo chiaro la volontà del regista di correre ad a a b senza troppi fronzoli, che poi è quello che devono fare i due personaggi per riuscire a salvarsi. In questo senso l’inserimento dei flashback (sempre improvvisi, un po’ come faceva Kenneth Lonergan in Manchester by the Sea) enfatizza la volontà dei due coniugi di aggrapparsi ai momenti migliori della loro vita insieme per trovare la forza di superare la più grande avversità delle loro vite, che poi è la metafora alla base del film.
Prendendo molti elementi di All Is Lost con Robert Redford ma schivando gli aspetti tecnici più difficili del film di J.C. Chandor (in primo luogo il fatto che qui i personaggi sono due e si può ricorrere al dialogo), Resta Con Me oltre ad essere ben raccontato e sorprendentemente focalizzato può vantare anche una serie di splendide immagini, frutto dell’ottimo lavoro di Kormákur e del dop Robert Richardson (frequente collaboratore di Quentin Tarantino, Martin Scorsese e Oliver Stone): le numerose e frequenti riprese aeree del minuscolo yacht circondato dall’immensità blu-nera dell’oceano, coi tramonti che dall’orizzonte sullo sfondo trasudano mille sfumature di rossi, sono allo stesso tempo sbalorditive e agghiaccianti. In particolare c’è una lunga e vertiginosa scena a Tahiti dove prima la Woodley e poi Caflin saltano giù da una scogliera in una profonda piscina naturale sottostante: Richardson è con loro, e insieme a loro salta giù, affondando nell’acqua limpidissima per poi riemergere e seguire i due amanti lungo il corso della corrente.
La chimica fra i due attori non è la più grandiosa ed elettrizzante mai vista sullo schermo, ma il merito del film è senza dubbio quello di riuscire a trasmettere il fascino macabro di simili storie, storie che raccontano ciò che gli esseri umani sono disposti a fare pur di sopravvivere ad una Madre Natura che sembra personalmente interessata ad ucciderli.