Preacher 3×09 – Schwanzkopf | Recensione

Pubblicato il 20 Agosto 2018 alle 15:00

La fine del mondo si avvicina mentre la terza stagione della serie si appresta alla sua conclusione.

Se pensavate che Preacher non potesse spingersi oltre i limiti già raggiunti in passato, dopo aver visto il nuovo episodio Schwanzkopf sarete costretti a ricredervi: la penultima puntata della terza stagione della serie creata da Seth Rogen ed Evan Goldberg è in pratica un’orgia visiva di sequenze raccapriccianti, disgustose e sacrileghe, per gentile concessione di AMC.

Fialette contenenti anime immortali che scivolano dagli sfinteri di Papi grotteschi e budella che vengono usate come cappi per i colli di spietati e cinici assassini: non era possibile immaginare che una serie televisiva sarebbe mai arrivata a mostrare un tale livello di violenza grafica, per lo meno non prima di questa.  Kevin Hooks mette in scena l’insana sceneggiatura di Gary Tieche con fermezza e spasmodica ilarità, in un episodio che tira le somme di tutto ciò che è accaduto nelle puntate precedenti per preparare il pubblico al season finale in arrivo fra sette giorni.

La serie, da un paio di settimane, si sta muovendo su due fronti: il primo è l’Armageddon, per gentile concessione delle secolari macchinazioni dell’organizzazione del Graal; l’altro è ovviamente la fine della terza stagione, per gentile concessione delle macchinazioni di sottotrame iniziate già ai tempi della prima. Entrambe le chiusure hanno necessariamente bisogno di ettolitri di sangue per potersi compiere, e stando alla quantità di budella rovesciate in Schwanzkopf (neppure The Walking Dead è mai stato così tanto efferato) il prossimo episodi promette di essere davvero apocalittico.

Ma non c’è solo violenza nel nono episodio della terza stagione dello show AMC, che sebbene sia lontano dalla perfezione, risulta comunque estremamente movimentato e tremendamente divertente.

Fra i punti deboli spicca sicuramente l’incontro fra Tulip e il Santo degli Assassini, risolto a colpi di insulti di lei nei confronti del temibile villain: è chiara la volontà degli showrunner di non incappare nuovamente nel loop infinito del dramma intimista da stress post traumatico che aveva contraddistinto l’arco narrativo di Tulip nel corso della precedente stagione, ma la banalità con la quale è stata trattata la sequenza è quasi sconcertante (proprio per via dei tanti trascorsi emotivi subiti dalla donna, l’incontro col Santo degli Assassini meritava maggior enfasi: in questo modo sembra che tutto ciò che Tulip ha passato non conti più nulla).

Il resto della storia del personaggio di Ruth Negga in questo episodio però è talmente ricco e frenetico da finire anche nei punti forti della puntata, così come l’affascinante relazione vampiresca-omosessuale fra Eccario e Cassidy. E finalmente il Jesse Custer di Dominic Cooper torna ai fasti della prima serie, con la reintegrazione della Voce di Dio che apre a diverse possibilità future.

Menzione d’onore, poi, per l’Herr Starr di Pip Torrens, sempre in grado di rubare la scena ai colleghi quando inquadrato: le battute del personaggio sono sempre affilatissime e l’austerità con la quale l’attore le recita è semplicemente esilarante; il dialogo sull’elenco delle persone meno gradite (“Gli hipsters, i presbiteriani, i sindacalisti e i danesi”) è fra i più spassosi dell’intera serie.

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