Savage Things di J. Jordan & I. Moustafa | Recensione

Pubblicato il 15 Agosto 2018 alle 11:00

Chi sono Caino e Abele? Cosa succede quando il caos e la distruzione stanno per sconvolgere la sicurezza degli Stati Uniti? Lo scoprirete leggendo Savage Things, serie Vertigo scritta da Justin Jordan e disegnata da Ibrahim Moustafa.

Dopo l’undici settembre i problemi relativi agli attacchi terroristici e alla sicurezza sono diventati un’ossessione per molti e anche la fiction ne è stata influenzata. Il cinema, la televisione, la letteratura e, ovviamente, i fumetti hanno spesso affrontato tali tematiche. Non fa eccezione Savage Things, serie Vertigo di otto numeri che Lion pubblica in un unico volume. A scriverla è Justin Jordan che forse alcuni ricorderanno per Superboy, Deathstroke e un ciclo di Green Lantern: New Guardians.

Jordan è adatto a ideare trame basate sull’azione adrenalinica, puntando su atmosfere da spy story. La vicenda di Savage Things ruota intorno a un programma governativo segreto denominato Foresta Nera. Circa venticinque anni fa, diversi bambini che presentavano le preoccupanti caratteristiche della psicopatia sono stati coinvolti nel progetto, subendo abusi fisici e psicologici. L’obiettivo era trasformarli in assassini da utilizzare contro i nemici degli Stati Uniti.

Il programma era naturalmente gestito da persone senza scrupoli che però non presero in considerazione la possibilità che alcuni dei soggetti potessero un giorno ribellarsi. Purtroppo accadde proprio questo e il programma venne definitivamente chiuso. Dopo tanti anni, tuttavia, alcuni dei soggetti sottoposti agli abusi, ormai adulti, si rifanno vivi e hanno pessime intenzioni nei confronti degli Stati Uniti. Sono guidati dal più spietato di loro, chiamato Caino, e le cose si faranno realmente preoccupanti.

Solo un altro ex componente della Foresta Nera può sperare di fermarlo. Si chiama Abele ed è coadiuvato dalla coraggiosa Kira, agente dell’Fbi al corrente della situazione. Sono queste le premesse di Savage Things, serie che sarebbe potuta essere interessante. Sfortunatamente, Jordan non approfondisce le tematiche del terrorismo, della guerra psicologica e del cinismo di certe agenzie governative, limitandosi a delineare una storia d’azione e basta.

Abbondano, infatti, inseguimenti, sparatorie, esplosioni, sangue, mutilazioni e, in generale, una continua, esasperata violenza. Ma l’autore non va mai in profondità, non analizza i personaggi che, peraltro, risultano privi di personalità. Sono schematici e stereotipati, funzionali solo al tipo di vicenda che l’autore intende narrare e che andrebbe bene per un film con Steven Seagal o al massimo per un episodio di 24. Di certo non è degno dell’eleganza sofisticata e matura di tante collane Vertigo.

I disegni sono di Ibrahim Moustafa che si è occupato, tra le altre cose, di Doctor Fate e Mother Panic. Il suo stile è naturalistico e ha un tratto fluido, pulito, dettagliato e nel complesso efficace. Le sequenze d’azione sono valorizzate da un piacevole dinamismo e si dimostra funzionale. Il suo è un buon lavoro ma, per ciò che concerne lo story-telling, non si discosta più di tanto dalle convenzioni grafiche del fumetto generalista a stelle e strisce.

In definitiva, come giudicare quindi Savage Things? Non si tratta di una proposta particolarmente esaltante. Se siete in vena di una lettura scacciapensieri e vi piacciono le avventure con un pizzico di spionaggio e suggestioni cospirazioniste, allora potrebbe piacervi. Se cercate, invece, qualcosa di più sofisticato, lasciate perdere.

 

 

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