Dark Hall di Rodrigo Cortés | Recensione

Pubblicato il 7 Agosto 2018 alle 20:00

Arriva in Italia Dark Hall, il nuovo film del regista spagnolo Rodrigo Cortés con protagoniste Uma Thurman e AnnaSophia Robb.

Probabilmente non era lecito aspettarsi di più da Dark Hall, nuovo film del regista galiziano Rodrigo Cortés che ritorna sulle scene a sei anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio, il divertente ma bruttissimo Red Lights con Cillian Murphy e Robert De Niro.  Prima di allora c’era stato Buried – Sepolto, splendida sorpresa minimalista che intrappolava Ryan Reynolds e cinepresa all’interno di una bara cinque metri sottoterra, e forse non è un caso che Dark Hall riesca a dare il meglio di se quando blocca la sua protagonista (AnnaSophie Robb) all’interno di strettissimi primi piani, ma a causa della natura young adult del materiale di partenza (la sceneggiatura è tratta dall’omonimo romanzo del 1974 della scrittrice Lois Duncan) il PG-13 castra non poco gli interessanti spunti del regista. Il progetto viene relegato così ad un pubblico di adolescenti, e di certo da questo punto di vista la missione è da considerarsi compiuta: uno spettatore maggiorenne, però, potrebbe arrivare ai titoli di coda e ritenersi insoddisfatto.

Il film parte da atmosfere gotiche e le incanala sui binari del racconto di formazione, tirandosi dietro nel processo tutte le caratteristiche tipiche dei film per adolescenti (da Harry Potter ad Hunger Games, passando Twilight, la cui creatrice Stephanie Meyer detiene i diritti cinematografici del romanzo della Duncan già dal 2013.

La protagonista è Kit, adolescente orfana di padre con tutta una serie di problemi comportamentali. Denunciata, sospesa da scuola e fonte continua di litigi familiari (con sua madre e il suo patrigno), l’unica soluzione per la giovane sembra essere quella di trasferirsi al collegio Blackwood, un’esclusiva scuola isolata dal resto della società che, un po’ Istituto Xavier Per Giovani Dotati del franchise di X-Men e un po’ la Casa dei Bambini Speciali di Miss Peregrine nell’orribile film di Tim Burton, ha lo scopo di educare le giovani disadattate e insegnar loro a vivere una vita equilibrata.

Qui la protagonista farà la conoscenza di quattro sue coetanee e soprattutto dell’eccentrica direttrice Madame Duret, impersonata da una Uma Thurman divertita e divertente che però assomigli davvero troppo alla Eva Green del succitato Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali (le due insegnanti sembrano andare dallo stesso parrucchiere e vestire dallo stesso stilista).

Nella scuola, comunque, i problemi inizieranno a manifestarsi quando Kit sarà testimone di una serie di inspiegabili attività paranormali.

Come detto la Thurman si diverte in questo raro ruolo da villain e la Robb, col suo viso scheletrico e inquietante, a tratti è perfetta nelle scene di tensione (le due saranno protagoniste di una delle migliori sequenze del film, ambientata nell’ufficio dell’elegante direttrice) ma lo sviluppo dei personaggi è troppo superficiale per potersi ritenere coinvolgente.

Cortés poi ci prova con tutto se stesso ma il PG-13 è sempre lì a tirargli le briglie: nemmeno sua maestà Guillermo Del Toro è riuscito a fare troppo bene quando in Crimson Peak ha provato a cimentarsi con la retorica della casa infestata, quindi al regista di Pazos Hermos non si potevano chiedere miracoli. Il progetto gli interessava e si vede (lo ha anche montato ma piuttosto male, soprattutto nel primo atto, che presenta una serie di stacchi al montaggio che rivaleggiano con quelli pessimi dell’IT di Andy Muschietti) e il tentativo di giocare sulla linea sottile fra horror e visto censura per minori è lodevole.

Purtroppo, nulla di più.

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