Batman: Assoluzione di J.M. De Matteis & Brian Ashmore | Recensione
Pubblicato il 3 Agosto 2018 alle 17:00
Arriva una storia di Batman scritto dall’acclamato autore de L’Ultima Caccia di Kraven: J.M. De Matteis! Cosa succede quando il Cavaliere Oscuro decide di dare la caccia a una spietata terrorista? Di tutto, come avrete modo di scoprire in questo albo dipinto dal bravo Brian Ashmore!
J. M. De Matteis è uno degli scrittori più personali e anti-convenzionali del fumetto americano. Uno dei suoi pregi è la versatilità. Sa scrivere storie di supereroi e opere più personali e poco mainstream. E’ in grado di svolgere accurate analisi psicologiche dei personaggi e di concepire testi e dialoghi lirici e introspettivi, di grande intensità; e all’occorrenza riesce a proporre pure fumetti contrassegnati da uno spiccato senso dell’umorismo.
Ecco perché tra i suoi esiti creativi si possono trovare lavori drammatici e angoscianti come lo splendido L’Ultima Caccia di Kraven e comic-book spassosi come Justice League International. Le tematiche affrontate da De Matteis sono molteplici ma predominano quelle della psicoanalisi e del misticismo. Il suo background cattolico gioca un ruolo importante e lo stesso vale per le filosofie orientali, da lui scoperte e studiate negli anni sessanta.
RW Lion propone un suo intrigante one-shot, Batman: Absolution, dedicato ovviamente al Cavaliere Oscuro. Non è una storia qualsiasi e può essere letta a più livelli. I bat-fan che vogliono una classica indagine di Bruce Wayne saranno accontentati; ma vale altrettanto per coloro che in un fumetto cercano spunti di riflessione. E nel caso specifico questi abbondano. Innanzitutto, il termine ‘assoluzione’ ha una valenza religiosa, di solito riferita al fedele che viene, appunto, assolto dai suoi peccati dopo la confessione.
E i peccati del passato qui contano parecchio. Tutto ha inizio dieci anni fa, con uno spaventoso attacco terroristico alla Wayne Enterprises che ricorda quello, purtroppo reale, delle Torri Gemelle. I responsabili sono terroristi appartenenti a un gruppo eversivo, i Figli di Maya. Una di loro è Jennifer Blake, fanatica di estrema sinistra che Batman non è riuscito a catturare.
La vicenda si sposta poi nel presente e Bruce scopre che Jennifer è ancora in circolazione. Animato dal suo profondo senso di giustizia, si metterà quindi sulle sue tracce e la ricerca lo porterà prima a Londra e in seguito in India. Ma questo è solo il pretesto che permette a De Matteis di svolgere una lucida e amara disamina del falso idealismo. I grandi ideali, scoprirà Bruce, sono scuse usate da individui frustrati e rancorosi come giustificazione delle loro discutibili azioni. Un atteggiamento presente nei sedicenti rivoluzionari e libertari che denunciano le disparità sociali senza essere davvero interessati al prossimo.
De Matteis evidenzia, inoltre, con indiscutibile coraggio, l’ipocrisia delle associazioni filantropiche, gestite da individui il cui unico scopo è soddisfare il proprio ego. Una battuta di Batman è significativa in tal senso. Quando, infatti, incontra un presunto campione dell’umanità e della fratellanza è così che lo descrive: ‘Nonostante il suo modo di apparire e le sue opere caritatevoli, sapevo che questo era un uomo senza sostanza. Vuoto e autoreferenziale’. Sembra il ritratto di tanti campioni dell’accoglienza che vediamo ogni sera in televisione.
L’autore non risparmia nemmeno critiche alle religioni. Malgrado ci siano persone oneste e in buona fede che si riconoscono in un credo, la maggior parte dei fedeli presenti nella storia sono, nel migliore dei casi, ingenui; nel peggiore, pericolosi fanatici. I riferimenti all’immaginario cattolico sono onnipresenti e la sezione ambientata in India è ovviamente influenzata da concetti e idee mutuati dal pensiero orientale, ben conosciuti da De Matteis.
Il suo Batman è un vigilante mascherato la cui autentica identità è simboleggiata proprio dalla maschera. Lui non è Bruce Wayne, sembra volerci dire l’autore, ma il Cavaliere Oscuro, un uomo che ha subito da bambino una perdita lacerante e cerca in tutti i modi di esorcizzare il dolore da essa provocato. In questo senso, è molto simile a quello proposto da Grant Morrison in Arkham Asylum.
Questa opera di spessore è valorizzata da testi intensi e dialoghi profondi. La conversazione chiarificatrice tra Batman e Jennifer Blake è da brividi e consente al lettore di farsi un’idea del tormentato mondo interiore che li ossessiona. A modo loro, Bats e Jennifer si assomigliano, pur collocandosi in contesti etici diametralmente opposti, perché entrambi condizionati da dolorose ossessioni.
Il bravo Brian Ashmore si è assunto il non facile compito di rappresentare visivamente le cupe situazioni immaginate da De Matteis. Si tratta di un pittore che ha usato in prevalenza acquerelli per raffigurare l’angosciante viaggio fisico e mentale di Batman. Rappresenta figure ombrose, evanescenti, specialmente nelle sequenze ambientate in India. Le parti della trama collocate a Gotham City e a Londra sono invece impreziosite da stupendi chiaroscuri. Batman e gli altri protagonisti hanno spesso un’allure fotografica e realistica e l’effetto è decisamente efficace.
L’unico appunto che forse si può fare è nella mancanza di dinamismo, elemento essenziale dei comics di supereroi. Prevale un’attitudine illustrativa, a scapito della sensibilità cinetica. Tuttavia, è un dettaglio che non compromette certo la qualità complessiva di Batman: Absolution, una proposta imperdibile per tutti gli estimatori del buon fumetto.