Yellowstone 1×04 – The Long Black Train | Recensione
Pubblicato il 26 Luglio 2018 alle 15:00
Fra scheletri seppelliti nella Riserva e scheletri nell’armadio, gli equilibri di John Dutton e dei membri della sua famiglia stanno per mutare radicalmente.
La scorsa settimana avevamo lasciato Yellowstone su una nota drammatica – la nostra recensione QUI. Un suicidio nella Riserva aveva minato il rapporto fra Kayce e la moglie Monica non solo perché il ragazzo era intenzionato a ritornare in missione oltreoceano ma anche perché era rimasto coinvolto in un nuovo affare di sangue con tanto di cadaveri bruciati e seppelliti nella Riserva.
Neanche a casa Dutton le cose andavano meglio: il patriarca John ha chiesto alla figlia Beth di “trattare” con il costruttore Dan Jenkins disattendendo le aspettative dell’altro figlio Jamie di una carriera politica a tutto tondo.
L’episodio di questa settimana, intitolato The Long Black Train, riparte dal ritrovamento dei cadaveri citati poco sopra e dal suicidio nella Riserva. Monica chiede a Kayce di portare il piccolo Tate lontano affinché non debba vedere il tragico destino dei cugini rimasti senza madre. La meta più ovvio è il ranch del padre, ben felice di passare del tempo con il nipote.
Intanto Beth ha iniziato, come uno squalo, a braccare la sua preda con tattiche di intimidazione psicologica neanche troppo velate come ad esempio portare il malcapitato Jenkins, nella speranza di rimediare del sesso facile, in un bar per cowboys dove, ovviamente, l’uomo d’affari di città viene bersagliato in maniera tutt’altro che gentile.
Quella che si prospettava un tranquillo pomeriggio al fiume fra nonno e nipote per poco non si trasforma in tragedia quando il piccolo Tate cade nel corso d’acqua, John si tuffa e per il rotto della cuffia salva il nipote scoprendo però una profonda cicatrice sull’addome… poco prima abbiamo appreso che il “padre/padrone” della valle ha subito una colonscopia per un tumore.
Proprio al ranch non mancano i problemi: un mandriano fa il bullo e John Dutton non tollera i bulli. Kayce viene raggiunto dalla polizia: i proiettili nei cadaveri rinvenuti sono della sua pistola…
The Long Black Train non riesce a bissare i picchi di tensione del precedente episodio ma svolge il suo compito in maniera più che soddisfacente: rappresentare un punto di svolta soprattutto per i personaggi di John e Kayce Dutton.
Era evidente dal primo episodio che il più piccolo dei fratelli Dutton avrebbe rappresentato l’elemento di criticità, la scheggia impazzita che avrebbe messo in difficoltà il padre e i suoi piani per mantenere gli “outsiders” lontano dalla Valle e dal suo Ranch.
In questo episodio l’abilità di Taylor Sheridan, sia in fase di sceneggiatura che dietro la macchina da presa, è però quella di non presentare mai direttamente il contrasto fra i due preferendo piuttosto “distrarre” lo spettatore con situazioni collaterali che sfoceranno nell’arresto dello stesso Kayce e nella notizia della malattia di John.
Soprattutto questa notizia è la vera spina dorsale dell’episodio con un Kevin Costner che, ancora una volta, giganteggia sia nel ruolo di leader incorruttibile sia di nonno/uomo in cui il peso della vita inizia a farsi prepotentemente sentire sulle spalle.
E’ solo nella scena con il nipote che John Dutton inizia a mostrare qualche piccolo cenno di cedimento e parla della possibilità che ci sia un ricambio generazionale; come fatto in tantissimi altri ruoli simili (Jonathan Kent in Man of Steel giusto per citarne uno dei più recenti) Costner riesce perfettamente a trasmettere quel senso di inquietudine per l’ineluttabilità della vita ma anche di profondo senso del dovere nei confronti di chi prenderà il suo posto e di come lasciare il “suo ” mondo.
L’episodio scorre seguendo così più filoni narrativi ma ritrovandosi poi nella dualità John/Kayce, l’unico appunto da fare è legata alla totale mancanza di approfondimento della sotto-trama che ha portato all’arresto di Kayce.