Tokyo Zombie di Yusaku Hanakuma | Recensione
Pubblicato il 25 Luglio 2018 alle 11:00
Coconino Press-Fandango propone un nuovo volume della collana dedicata alla corrente Gekiga del fumetto giapponese, Tokyo Zombie.
Fujio e Mitsuo sono due operai appassionati di arti marziali che lavorano in una fabbrica di estintori situata vicino al Fuji Nero, un monte di rifiuti nella provincia di Edogawa, dove però la gente porta anche cadaveri e, già che ci sono, persone da seppellire vive. Proprio da questo monte un giorno scendono degli zombie che cominciano a infettare le persone normali, trasformandole a loro volta in morti viventi. Questa invasione comporta degli sconvolgimenti sociali che fanno tornare il Giappone in una specie di epoca feudale, in cui viene reintrodotta la schiavitù ed in cui proprio gli schiavi vengono non solo impiegati nei lavori umili, ma anche nelle lotte con gli zombie per divertire gli annoiati strati alti della società.
Yusaku Hanakuma è un celebre esponente del genere Heta-uma, un movimento stilistico underground e provocatorio giapponese iniziato verso il finire degli anni ’70 con la rivista Garo. Il termine può essere tradotto come “cattivo ma buono”, in quanto abbiamo a che fare con opere che sembrano disegnate male, ma con una qualità esteticamente consapevole, opposta all’aspetto lucido che invece è tipica del manga “mainstream”; come diceva Yumura Teruhiko, un disegnatore non deve eccedere nella tecnica, perché rischia di perdere lo spirito della spontaneità.
Ed in effeti il disegno di Hanakuma farà storcere il naso a molti, abituati a leggere solo gli shonen di Jump. I paesaggi praticamente non esistono, i personaggi sono spesso solo abbozzati; e spesso, infatti, noterete che magari al braccio manca una mano.
Ciò che anche contraddistingue Tokyo Zombie è la volgarità esplicita, associata spesso ad un’estetica splatter-horror che non lascia certo indifferente il lettore e lo colpisce duro, a testimonianza della forza (soprattutto per quanto riguarda il messaggio) dell’opera.
Ma quello che non deve lasciare indifferente è proprio il messaggio sociale sottinteso a tutta la trama: il monte Fuji nero è il simbolo di una società capitalistica che ha invertito i valori che l’hanno accompagnata, la fonte da cui nascono gli zombie che la vogliono distruggere. Ma non sono gli zombie in realtà i malvagi e corrotti nemici dell’umanità, ma l’umanità stessa, rappresentata da dei ricchi annoiati che non si fanno scrupoli a schiavizzare i propri simili ed anche a farli combattere con gli zombie solo per soddisfare il proprio desiderio di divertimento a prescindere da tutto e da tutti.
Alla fine, dunque, la domanda da porsi è quella che ci si pone spesso sui media: gli zombie sono davvero diversi dagli essere umani, che invece possono considerarsi morti dentro? La risposta di Yusaku Hanakuma mi pare piuttosto chiara.
Come i precedenti volumi della collana di Coconino Press-Fandango dedicati al gekiga, anche questo si conferma come un volume davvero molto curato, un brossurato di grande formato con una copertina di cartoncino piuttosto spessa. Anche questo libro contiene una postfazione, questa volta ad opera di Juan Scassa che inquadra l’autore e la corrente Heta-uma nel contesto socio-economico in cui sono nati e si sono sviluppati, facendo anche una panoramica sul gekiga e sulla rivista Garo.