Ocean’s 8 di Gary Ross | Recensione

Pubblicato il 23 Luglio 2018 alle 20:00

Il film sarà nelle sale italiane a partire da giovedì 26 luglio.

Cinque anni, otto mesi, 12 giorni…. Questo è il tempo durante il quale Debbie Ocean (Sandra Bullock) ha progettato il colpo più grande della sua vita. Sa perfettamente che deve mettere su una squadra con le migliori nel loro campo, a cominciare dalla sua storica complice Lou Miller (Cate Blanchett). Insieme si danno da fare per reclutare delle professioniste: l’esperta di gioielli Amita (Kaling); la truffatrice Constance (Awkwafina); la ricettatrice Tammy (Paulson); l’hacker Nine Ball (Rihanna); e la stilista Rose (Bonham Carter). L’obiettivo sono 150 milioni di dollari in diamanti – diamanti che saranno al collo della famosa attrice Daphne Kluger (Hathaway), al centro della scena dell’evento dell’anno, il Met Gala. Il piano è solido, ma tutto dovrà essere assolutamente perfetto se vorranno uscire con il bottino.

Gender swap. Dopo aver “colpito” i Ghostbusters, tocca ai complici di Ocean diventare donne e diventare otto.

In una sorta di spin-off più che un remake, come è stato il film di Paul Feig, Ocean’s Eight racconta la storia di Debbie (Sandra Bullock), sorella di Danny (George Clooney), che come il fratello ha un passato da truffatrice. Uscita di prigione dopo cinque anni, non ha intenzione di perdere il vizio; anzi sono proprio cinque anni che medita e programma il colpo del secolo: un furto di gioielli, perché banche e casinò erano già stati toccati nella trilogia con protagonista il fratello e la sua banda.

Gioielli, perché più vicini al cast al femminile messo in piedi da Gary Ross (Hunger Games). Più vicini come lo stile impeccabile delle protagoniste in ogni inquadratura, in ogni frame. Perché tutto dev’essere stiloso e visivamente bello, ancor più della trilogia originale, nel rispetto del caper movie; sempre nel rispetto del genere Ross non coinvolge armi ma solamente il fascino e la scaltrezza di queste otto donne per riuscire a distrarre le vittime del loro colpo grosso. Anche le grandi firme come Cartier sono infatti state coinvolte come sponsor del progetto, a rendere ancora più accattivante questa maxi rapina al femminile.

Non più Las Vegas, bensì New York e il Gala del MET al centro del furto, un evento anche modaiolo oltre che culturale da sempre di grande interesse sulla stampa.
Ci sono molti elementi in comune però con Ocean’s Eleven alla base della storia: la motivazione sentimentale che spinge in realtà Debbie a fare tutto ciò, la storia di ognuna delle 8 non approfondita in egual modo e avere due partner in cima, i personaggi della Bullock e di Cate Blanchett, così come lo erano stati quelli di Clooney e Brad Pitt, perché più “belli” e conosciuti. L’aver deciso di eliminare (letteralmente) il personaggio di Danny per poter far “emergere” la sorella, poi, è una scelta discutibile per legare insieme le due storie.

Non basta però lo stile visivo impeccabile e le musiche che strizzano l’occhio agli 11, 12 e 13 di Ocean, così come qualche piccolo cameo dalla trilogia originale lungo la strada. Un film che utilizza il “cambio di genere” deve darne reale motivazione, necessità nell’economia narrativa del quadro generale… e questo film purtroppo non l’ha fatto. O almeno non l’ha fatto fino in fondo. Magari le 9 di Ocean faranno meglio, se ci saranno, chissà.

 

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