Animosity Vol. 2 – Il Drago | Recensione
Pubblicato il 18 Luglio 2018 alle 17:00
Continua il viaggio di Jesse da New York alla California in cerca di suo fratello Adam accompagnata dall’eterogeneo gruppo di animali “risvegliatisi” e divenuti senzienti…
Quasi in concomitanza con la notizia che Animosity diverrà un film, saldaPress porta sugli scaffali delle fumetterie il secondo volume della serie di Marguerite Bennett e Rafael de Latorre intitolato Il Drago.
Come visto nel primo splendido volume – la nostra recensione QUI – le premesse della serie erano tanto semplici quanto sconvolgenti: un giorno, senza apparente motivo, gli animali si “svegliano”. Prendono cioè coscienza di sé stessi, iniziano a pensare e soprattutto a parlare. La convivenza fra essere umani ed animali diventerà quindi tutt’altro che pacifica con le frange più estremiste di questi ultimi che inizieranno la loro vendetta sugli umani disintegrando convenzioni sociali, abitudini e catena alimentare… il mondo precipita nel caos ed il conflitto diventa quindi inevitabile.
Avevamo lasciato la protagonista Jesse, accompagnata dal suo fedele cagnone Sandor, fuggire dalla fortezza degli animilitari dove aveva raccolto altri amici, animali e umani, per la sua spedizione verso la California alla ricerca del suo fratellastro Adam.
Dallo stato di New York quindi l’eterogeneo gruppo arriva nei boschi del Maryland dove è costretto a fermarsi perché Jesse non sta bene: ha avuto il suo primo ciclo. Saranno il gatto Pallas e la bisonte Bethesda a prendersi cura di lei mentre Sandor e l’umano Kyle vanno alla ricerca di provviste e medicinali nei ditorni.
L’accampamento viene però subito attaccato e a farne le spese sono prima Arandano, il fratello del rissoso caprone Zarzamora, poi Chirrut e infine la stessa Jesse. Sandor e gli altri ovviamente si metteranno subito sulle tracce della bambina scoprendo che “il drago” che l’aveva rapita aveva radunato sotto di sé animali e uomini disperati e soprattutto affamati.
Superata questa piccola, ma quasi letale, disavventura il gruppo arriva al confine con la Virginia concedendosi un po’ di tranquillità in un’oasi alla Cascate di Clessidra dove gli animali si interrogano, ancora una volta, sulle cause del risveglio e su dove andranno dopo la morte. I discorsi sembrano turbare Jesse che infatti confessa a Sandor di sapere che sta per morire. Il viaggio è però ancora lungo e irto di pericoli.
Dopo il travolgente primo volume, Marguerite Bennett sembra apparentemente voler tirare il freno a mano iniziando in realtà a scavare negli stilemi del genere survival e virando poi magistralmente su una riflessione generale che, per profondità e delicatezza, lascia sbalorditi.
Il mini arco narrativo del Drago infatti preme ancora sull’idea della disgregazione non solo dell’organizzazione sociale ma anche e soprattutto di quella alimentare. Il nuovo “ordine” mondiale non sembra aver scalfito quella regola atavica che vuole non solo il più forte prevalere sul più debole ma anche il più forte attirare come una calamità intorno a sé i più deboli a cui giocoforza si rivolgeranno per una guida e per la sopravvivenza: il Drago e Sandor in tal senso condividono un amaro destino.
Se il primo volume basava tutta la sua tensione sul concetto di animalismo, e sul suo capovolgimento, questo secondo volume affonda il colpo facendo sedere gli animali in cerchio e facendoli filosofeggiare: qual è la causa del loro risveglio? come affrontare i traumi di una vita passata in cattività o peggio negli allevamenti di massa? e soprattutto dove finisco gli animali morti? c’è un paradiso per loro? gli animali hanno un’anima?
La riflessione quindi passa al setaccio credenze religiose, animismo, pragmatismo fino ad arrivare al grande equilizzatore: la morte e la caducità dell’esistenza.
In termini di progressione della trama Il Drago non fa progredire molto gli avvenimenti di Jesse e Sandor concentrandosi piuttosto sul cuore ideologico della serie che rappresenta, a dispetto di una confezione fiabesca, il cuore pulsante di tutta la serie e soprattutto il suo carattere distintivo.
Pur avendo a disposizione meno scene d’azione rispetto al primo volume, il disegnatore Rafael de Latorre e il colorista Rob Schwager svolgono un eccellente compito enfatizzando da un lato l’espressività, sia di Jesse che degli animali che risultano perciò estremamente “antropomorfi”, mentre dall’altro i colori alternano una paletta realistica a rossi, marroni e chine più spesso che enfatizzano i momenti di tensione, soprattutto nei primi due episodi, del volume. La costruzione della tavola è estremamente chiara e accompagna molto bene i dialoghi, vero perno di questo secondo volume.
Come sempre ottima la cura carto-tecnica di saldaPress per questo classico brossurato con alette privo di sbavature e ottimamente adattato e tradotto. Il volume è privo di una parte redazionale ma come il precedente è ricchissimo di contenuti extra come l’introduzione l’introduzione del disegnatore, un lungo dossier che espone la situazione della varie nazioni del mondo dopo il risveglio degli animali e le immancabili variant cover.