Uma del Mondo di Sotto di Marta Baroni | Recensione

Pubblicato il 9 Luglio 2018 alle 10:00

Le avventure di Uma e Killian, due ragazzi di epoche diverse, ma uniti dai loro desideri.

Siamo nella Norvegia al tempo dell’epoca vichinga.

Uma è una ragazza orfana che è stata accolta in una nuova famiglia, ma viene trattata duramente e crede, a torto o ragione, che nessuno le voglia bene. Il suo desiderio più grande, come spesso confida al suo amico Ruy ed al suo agnellino Sukkerspinn, è quello di poter trovare i suoi veri genitori per stare con loro, convinta che sarebbe felice per sempre insieme alla sua famiglia. Un giorno si trova per sbaglio in una zona proibita agli abitanti del villaggio e qui trova un pozzo che si dice possa esaudire ogni desiderio. I suoi amici dubitano che ciò sia effettivamente vero, però lei si convince del contrario e va da sola al pozzo per cercare di vivere felice con i suoi cari. Scoprirà che certi desideri possono portare a cercare la felicità, ma a trovare solo solitudine e malinconia.

Nel frattempo ci spostiamo nella nostra epoca per incontrare il giovane Killian (“Piccolo Guerriero”), appena traferitosi in una piccola cittadina della Norvegia insieme alla sola madre, che affronta i problemi di tutti i ragazzi in un ambiente nuovo, fino a che con incontra una persona speciale e così diversa dalle altre.

Marta Baroni affronta i problemi degli adolescenti mischiandoli con il mondo delle fiabe.

I personaggi sono molto realistici ed esprimono bene i dubbi ed i controsensi delle loro età, mentre si spera di ottenere cose che si crede di non avere, ma che in realtà già si possiedono (del resto una caratteristica che si mantiene per tutta la vita, a dire il vero…). La trama si dipana bene anche se, a mio parere, il finale del primo capitolo poteva essere spiegato meglio – anche se poi successivamente si riesce a comprendere tutto perfettamente – sarebbe stata sufficiente anche solo una pagina con qualche indicazione in più.

Dal puntio di vista artistico, i disegni sono caratterizzati da uno stile piuttosto morbido che ben si adatta anche al tema delle fiabe proprio del volume, ma che spesso pecca in dinamicità.

Azzeccato anche il character design dei personaggi, soprattutto i desideri di Uma sono ben caratterizzati ed ognuno è diverso dall’altro nella sua personificazione. Molto ben studiata è la figura di Haper, la ragazza che Killian incontra per la prima volta al supermercato, allo scaffale dei cereali, e che poi incrocerà varie volte nelle prime pagine del secondo capitolo; la ragazza (il cui nome deriva dal verbo norvegese håper, “sperare”) costituisce l’anello di collegamento tra lui e Uma e quindi è fondamentale per la storia: Marta Baroni ne fa un personaggio a tutto tondo soprattutto grazie agli abiti che indossa (i cui colori sono sempre all’opposto di quelli che caratterizzano l’abbigliamento di Uma) ed ai dialoghi che esprime, che sono spesso asciutti ma significativi per capire ciò che succede a Uma e quanto questa sia cambiata nel corso del molto tempo trascorso.

La collana Babao pubblica dunque un altro buon volume, ricco di significato per i giovani lettori che gli daranno una possibilità.

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