Deadwood Dick 1 – Nero Come La Notte | Recensione

Pubblicato il 10 Luglio 2018 alle 10:00

Scordatevi il politically correct: “l’altra” storia dell’America è trasportata su carta, nuda e cruda, attraverso il racconto di Michele Masiero e Joe R. Lansdale.

La puzza della terra sollevata dal rotolamento di due corpi in lotta tra di loro: sangue, polveroni e il primo albo di Deadwood Dick, dal titolo Nero Come La Notte, si apre con un combattimento tra un “cannone tonante” e un pugnale, tra un nativo americano e un afroamericano. Tra pallottole, contenuti espliciti, sogni erotici e il tipico razzismo americano ottocentesco, arriva un nuovo western in edicola che racconta la storia di Deadwood Dick, un cowboy afro-americano arruolatosi nel Nono Cavalleggeri dell’Esercito Americano per sfuggire da un bianco che lo vuole ammazzare, nel periodo successivo alla Guerra di Secessione.

Il personaggio di Dick è stato in passato protagonista di una serie di storie pubblicate in America tra il 1877 e il 1897 e recentemente ha ispirato l’autore americano Joe R. Lansdale per una serie di romanzi e racconti, come Paradise Sky, Hide and Horns e Soldierin’, dai quali è stata presa l’ispirazione per questa nuova serie composta da sette albi.

 

Dopo circa due anni Lansdale torna al fumetto, stavolta per mano dei bonelliani Michele Masiero e Corrado Mastantuono, che portano un vento nuovo in edicola che profuma di western (e di mer*a umana, come potrete leggere nell’albo). Con la nuova etichetta “Audace, annunciata a Lucca Comics & Games 2017, la Sergio Bonelli Editore torna alle origini della casa editrice, agli anni Quaranta e allo spirito pioneristico che l’ha contraddistinta nell’azzardare e sperimentare nuove strade a fumetti. E cosa c’è di meglio dell’amato western, rovesciando in maniera “tosta” il capostipite Tex per inaugurare l’etichetta? Meglio ancora se la storia è tratta dai racconti di uno degli autori texani più eclettici al mondo. Noir, horror, pulp fantascienza e western: Lansdale tocca tutti i generi con il suo stile figurativo, graffiante, surreale e sorprendente.

LITTLE BUFFALO SOLDIERS

In Deadwood Dick, le strade che la sceneggiatura avrebbe potuto prendere sono due: recuperare e riadattare il «Lansdale style», che si accomoda perfettamente sul linguaggio del fumetto, o scrivere la stessa storia con uno stile completamente differente, mantenendo la linea narrativa originale. Masiero sceglie la prima via e ha l’abilità di ricreare la stessa crudezza e rozzezza dell’autore texano, porgendo all’amante dei suoi romanzi una fotografia in bianco e nero della storia; chi è digiuno di racconti «lansdeliani», invece, si ritroverà tra le mani un albo senza peli sulla lingua, che corre, scorre, sorprende e cattura fin dalla prima lettura.

Chi meglio poteva rappresentare la fuga negli aridi terreni americani se non il texiano Corrado Mastantuono?

Il disegnatore si sbizzarrisce sulle tavole come un cavallo indomabile: lascia Dick libero di fare ciò che desidera all’interno della gabbia cosiddetta «bonelliana», e il protagonista riesce a piegare a suo volere lo spazio grafico, senza far rimpiangere ai lettori nostalgici la classica lettura di un buon Bonelli. Il suo Deadwood Dick, a metà tra un Samuel L. Jackson di scuola tarantiniana e un Will Smith calato fuori dallo steampunk Wild wild west, è talmente umano e paraculo da riuscire a comunicare azioni ed emozioni tramite gesti e sguardi, rendendo a volte le didascalie quasi inutili e relegandole a mero accompagnamento al resto della storia.

 

Con questa nuova etichetta, anche il lettering esula da ciò a cui siamo abituati ormai da anni: via il classico font usato in tutti i titoli di punta e benvenuto al nuovo corsivo grezzo, che crea una sensazione come se i ricordi di una fuga venissero graffiati via dal cervello e, in seguito, sputati su un pezzo di carta rovinato. Così facendo, nasce una corrispondenza ideale soprattutto per le didascalie, scritte con uno stile a metà tra il “caro diario” e il racconto di zio Tobia.

La più grande pecca di questo albo sono le 64 pagine: troppo poche per un racconto così pregno di avventura e di momenti da raccontare, tra sogni, ricordi del passato di Dick al quale mai più tornerà e momenti di transizione tra immaginazione e realtà. La scelta di iniziare la pubblicazione nel mese di luglio è stata azzeccata: questo primo albo si presta molto bene per essere letto e riletto in spiaggia, sotto l’ombrellone e circondati da polveroni di sabbia, che ricreano in 4D un microclima perfetto per sentirsi un compagno di viaggio di Deadwood Dick.

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