Dampyr 220 – La Riscossa di Ah-Toy | Recensione

Pubblicato il 10 Luglio 2018 alle 17:00

Uno tra i villain più carismatici degli ultimi albi dampyriani è tornato più determinato che mai.

L’avevamo incontrata l’ultima volta nella Chinatown di San Francisco, anche se già alla fine di quell’albo 215  aveva intrapreso una nuova avventura in Malesia), ma la temibile Maestra della Notte dai tratti orientali si è riproposta: Ah-Toy è tornata.

Il numero di luglio della testata di Dampyr è una gustosa storia al limite tra lo spy e l’Asian gangster movie. Ah-Toy (che in realtà è uno spirito proveniente dalla mitologia cinese, dietro cui si cela Huli Jing, la donna volpe) si è impossessata di una compagnia di navi orientale, la Malaysian Shipping Company, con l’obiettivo di controllare i traffici mercantili asiatici. Dalla sua parte ha anche una banda di pirati senza scrupoli. Insomma, la Maestra della Notte ha sviluppato un perfetto sistema illegale, con una serie di coperture ben ramificate.

Ma sulla pista dei traffici illegali di Ah-Toy c’è Harlan Draka, che con il supporto degli immancabili Tesla e Kurjak, e dei compagni T-Rex e Fajella, cercherà di risalire alla Maestra della Notte, e si recherà direttamente a Kuala Lumpur, in Malesia, per tentare di sconfiggere una volta per tutte l’ insidiosissima donna volpe.

L’aspetto davvero interessante di La Riscossa di Ah-Toy è la commistione di generi. L’intreccio tra una storia fantasy-horror (con in mezzo i più classici personaggi e meccanismi dampyriani), ed una trama da asian gangster movie produce un cortocircuito piuttosto suggestivo. Harlan questa volta non si muoverà tra professori, libri antichi ed esperti di miti e leggende, bensì dovrà sviluppare una ramificata rete di contatti con le agenzie investigative internazionali più importanti, confrontandosi prima con la Cia di Miami e poi con le spie di Kuala Lumpur.

Ma La Riscossa di Ah-Toy è anche un albo dal sapore avventuriero, ambientato nelle suggestive terre in cui Emilio Salgari immaginò il suo celebre personaggio Sandokan. Non mancano quindi i richiami all’avventura, alle storie che hanno come protagonisti pirati e isole misteriose. Insomma, questo numero presenta tutta una serie di elementi suggestivi che condiscono al meglio un albo dampyriano un po’ diverso dal solito.

I testi di  Claudio Falco (autore anche di Chinatown, l’ultimo numero con protagonista Ah-Toy) sono precisi, e accompagnano una narrazione scorrevole, gustosa, e dal ritmo serrato. Gli intrecci orditi da Ah-Toy per divenire regina dei traffici d’Oriente si alternano bene alla caccia condotta nei suoi confronti da Harlan e soci.

Mentre i disegni di Vanessa Belardo rispecchiano il più classico stile dampyrano, alternando una meticolosa attenzione per i dettagli paesaggistici appartenenti alle ambientazioni più realistiche, ad un tratto più suggestivo ed evocativo, caratterizzante per gli scenari più fantasiosi.

Il mix per una perfetta storia dampyriana c’è tutto. Anche perché gli albi di Dampyr nei quali la componente fantastica viene ridotta al minimo, o concentrata soprattutto nei momenti chiave delle vicende, sono spesso tra i meglio riusciti della serie. E inoltre, il carisma della Maestra della Notte Ah-Toy è degno dei migliori rivali di Dampyr. Forse sotto questo punto di vista, la donna volpe sarebbe uno di quei personaggi ad ampio respiro, che meriterebbero più albi, e più presenza all’interno della serie.

Di certo, se gli autori di Dampyr continueranno a sfornare villain di questo livello l’attesa per la lettura dei prossimi albi si farà sempre più alta.

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