Preacher 3×02: “Sonsabitches” | Recensione

Pubblicato il 2 Luglio 2018 alle 17:00

Sono tempi duri per i protagonisti di Preacher.

Tulip, appena risorta, confessa a Jesse e a Cassidy di essere stata uccisa dagli agenti del Graal, l’organizzazione che li ha braccati per tutto il corso della precedente stagione. E mentre il vampiro vuole immediatamente andare a vendicarsi, Jesse sa che il problema principale, per adesso, è sua nonna:  Marie L’Angelle, la strega voodoo, che adesso che ha ritrovato suo nipote non ha la minima intenzione di lasciarlo andare.

Si parla di vendette e trappole e stratagemmi e diavoli e anime da vendere per ingannare i propri nemici nel secondo episodio della terza stagione del religio-fantasy creato da Seth Rogen ed Evan Goldberg, non a caso intitolato Sonsabitches. Il quesito alla base della puntata, semplice ma efficace, è se quando ci si trova in una situazione difficile sia meglio la brace o la padella: scegliere di andare incontro al male minore, quello che già si conosce e per questo meno imprevedibile, spesso potrebbe essere l’unica soluzione per cavarsi d’impaccio.

Il dilemma serve per reintrodurre nello show lo spietato e freddessimo Herr Starr, leader del Graal e costudoe della discendenza di Cristo, contattato da Jesse perché l’unico in grado di restituirgli i poteri della Voce di Dio, vale a dire la sola cosa utile per sconfiggere sua nonna. La vecchia, infatti, tramite la sua magia nera è in grado di estrarre le anime dei suoi creditori (il Graal lo faceva grazie alla tecnologia), che gliela vendono nel caso in cui non sono in grado di pagare in moneta i particolari servizi della strega. Ed è questo che l’oscura e inquietante Marie L’Angelle vuole come riconoscimento per aver riportato in vita Tulip: l’anima di suo nipote Jesse.

È interessante vedere Jesse cercare di barcamenarsi fra i due fuochi per evitare di farsi bruciare da entrambi. L’episodio sembra una partita a scacchi fra lui, sua nonna ed Herr Starr, mentre nel frattempo il protagonista deve affrontare i problemi relazionali con Cas e Tulip, scendendo a patti con quello che è successo fra loro e la nuova diffidenza che si sta insinuando nell’inseparabile trio, ormai emotivamente agli sgoccioli.

Sonsabitches quindi si appoggia sui pilastri degli eventi della seconda stagione, stratificando l’intreccio fra Jesse e il Graal a causa del controllo che l’organizzazione ha sul predicatore. Le due grandi scene d’azione, merito dell’esperto regista Michael Slovis (Game Of Thrones, The Walking Dead), che col suo nutrito curriculum da direttore della fotografia è bravissimo a mettere in scena sequenze di combattimento impressionanti (in particolare quella dell’assalto del Graal).  C’è da dargliene atto, in quanto tutte le sue scene d’azione finiscono sempre col sembrare interessanti, indipendentemente da quante persone siano coinvolte sullo schermo o da quanto complicati possano essere gli stunt.

Così come c’è da dare atto alla sceneggiatrice, Sara Goodman, le cui battute sono davvero esilaranti e coinvolgenti (soprattutto nelle scene fra Tulip e Cassidy e quelle incentrare su Jesse e Starr). La Goodman gioca a seminare dissenso fra tutti i personaggi, rendendo plausibile il piano di Jesse di modo che lo spettatore sia portato a sperare che, alla fine dei conti, riesca effettivamente a metterlo in atto.

Ma alcune persone ne sanno una più del diavolo.

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