Fredegonda La Regina Sanguinaria – Historica Vol. 68 | Recensione
Pubblicato il 1 Luglio 2018 alle 10:30
Chi era Fredegonda, conosciuta come la Regina Sanguinaria? Una donna bellissima e spietata? Una perfida calcolatrice? Un’avventuriera costretta a compiere scelte estreme per sopravvivere? Tutto questo e altro ancora come ci spiegano Virginie Greiner e Alessia De Vincenzi in questo volume della collana Historica!
Sesso e potere sono spesso andati di pari passo e il secondo è sovente stato manipolato e condizionato dal primo. A questo argomento si sono dedicati psicologi, storici, filosofi e studiosi di varia natura e coloro che conoscono la storia sanno che tanti eventi sono stati provocati proprio da questo inquietante binomio. Lo dimostra questo volume della collana Historica di Mondadori Comics incentrato su una figura complessa e controversa: Fredegonda, da molti definita ‘La Regina Sanguinaria’.
E’ curioso notare che l’opera è stata realizzata da due donne e non è quindi filtrata da una visione maschile (o maschilista). La sceneggiatrice Virginie Greiner non esprime giudizi nei confronti della protagonista, limitandosi a raccontare la sua vita. Nello stesso tempo, però, descrive in maniera approfondita la sua psicologia e il ritratto che emerge di Fredegonda è a dir poco sconvolgente.
E’ una donna di umili origini ma ambiziosa. In principio, entra alla corte di Soissons come servitrice della regina Audovera, consorte di Chilperico I, re franco appartenente alla stirpe dei Merovingi. Usando in modo abile il suo fascino e la sua perizia in ambito sessuale, seduce il sovrano e ne diviene la favorita. Quando Chilperico si separa dalla moglie, Fredegonda ottiene dal re una promessa di matrimonio. Ma le cose non vanno come sperato, dal momento che costui è ansioso di allearsi con la principessa visigota Brunechilde, moglie del fratellastro Sigerberto I.
Ma Fredegonda vuole il potere a tutti i costi e non si fermerà di fronte a niente pur di raggiungere i suoi scopi. Se dovrà ingannare, mentire, uccidere o addirittura provocare una guerra, lo farà. Senza spoilerare, specifico che Fredegonda, malgrado gli ostacoli, riuscirà a realizzare i suoi sogni. Il prezzo da pagare, comunque, sarà elevatissimo per tutti coloro che avranno la sfortuna di incrociare la sua strada.
Virginie Greiner descrive una donna che, come ho scritto, usa il sesso senza scrupoli. Gli uomini sono poco più che burattini inconsapevoli facilmente manipolabili. Nello stesso tempo, tuttavia, anche Fredegonda è una vittima poiché condannata ad agire in un sistema sociale maschile. Se l’ambizione è ciò che la stimola, l’istinto di sopravvivenza è un altro elemento essenziale della sua natura. La società in cui vive offre poco o nulla alle donne, che siano regine o di basso rango, non importa. La loro posizione è subordinata e i ruoli che possono assumere sono solo quelli della moglie sottomessa, dell’amante o della prostituta.
A modo suo, Fredegonda simboleggia una ribellione contro la società patriarcale e una specie di riscatto dell’universo femminile. Intuendo le debolezze maschili, punta sull’aspetto fisico e sulla disponibilità sessuale per prendere il comando. In un certo senso, dal punto di vista psicologico, Fredegonda è il maschio dominante, mentre il marito e i suoi amanti sono oggetti da usare e da sacrificare in caso di necessità.
Nemmeno la rivale Brunechilde è diversa e dimostra in più occasioni di saper essere spietata e vendicativa almeno quanto lei. Il potere può perciò corrompere chiunque, uomo o donna che sia, ed è questo il messaggio più dirompente dell’opera.
I testi e i dialoghi sono intensi e curati e la trama ha un buon ritmo narrativo che la rende coinvolgente. Pure l’aspetto grafico è di grande livello. I disegni sono della bravissima Alessia De Vincenzi che ha uno stile elegante, plastico e raffinato, di notevole bellezza formale. Ciò che più colpisce è innanzitutto la cura dei dettagli e basta osservare i vestiti d’epoca, le armi, gli arredi, le architetture e gli interni delle lussuose abitazioni dei sovrani per accorgersene. Per non parlare delle figure umane, perfettamente proporzionate (va ricordato che Alessia De Vincenzi si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma).
L’artista è stata in grado di evidenziare con talento innegabile l’irresistibile fisicità di Fredegonda e le sue nudità sembrano richiamare certi esiti espressivi del classicismo. Il primo capitolo è inchiostrato da Luca Sotgiu che forse smorza un po’ il dinamismo delle matite ma è un dettaglio che non compromette la qualità dei disegni nel loro complesso. Sono poi da lodare i colori vividi di José Luis Rio e Albertine Ralenti. Insomma, anche stavolta i lettori di Historica avranno l’opportunità di leggere un gioiello testuale e visivo. Da non perdere.