Ozark – Stagione 2 | Recensione

Pubblicato il 7 Settembre 2018 alle 15:00

Ozark, uno dei prodotti migliori e più genuinamente marci in circolazione, torna con una seconda stagione di qualità perfino superiore alla prima.

Marty Byrde, sua moglie Wendy e i loro due figli Charlotte e Jonah sono stati costretti, nella prima stagione della serie, a trasferirsi da Chicago in un piccolo villaggio nell’altopiano di Ozark, in Missouri, a causa degli affari poco puliti in cui il contabile Marty è rimasto invischiato quando ha deciso di riciclare il denaro sporco di un cartello della droga messicano.

In un turbinio di avvenimenti che complicano sempre più la situazione di questa famiglia e che riporta alla mente la struttura di Breaking Bad, la seconda stagione di Ozark ci mostra come si stiano evolvendo le faccende lasciate in sospeso nella stagione precedente, ma senza dimenticare di mettere ancora tanta altra carne sul fuoco. Potete averne un accenno guardandone il trailer ufficiale e gustandovi come sottofondo musicale una bella cover acustica di The Man Who Sold the World, celeberrimo brano composto da David Bowie e pubblicato nell’album omonimo nel 1970, reso ancor più celebre dalla cover che ne fecero i Nirvana durante il concerto acustico MTV Unplugged, nel 1993:

  • C’è del marcio a Ozark

Già nella prima stagione della serie era più che evidente che le cose non si sarebbero messe bene per i Byrde, almeno non nel breve periodo. Come ci insegnano altre serie televisive basate sul tema dei rapporti fra famiglie in precedenza ordinarie e il crimine organizzato (pensiamo ad esempio a Weeds e al già citato Breaking Bad), la possibilità di dare soltanto una sbirciatina al mondo criminale senza destare troppi sospetti da parte delle autorità o troppa attenzione da parte di eventuali concorrenti è soltanto un lontano miraggio.

Un altro cliché riscontrabile in Ozark riguarda l’ambientazione: il piccolo villaggio turistico affacciato sul lago sembra infatti essere un posto tranquillo, ma in realtà è pieno zeppo dei criminali della peggior specie già prima che i Byrde vi portassero al suo interno anche la mafia e uno dei cartelli della droga più feroci e spietati del Messico.

Ciò che colpisce è la caratterizzazione dei personaggi che infestano questo ridente villaggio, incredibilmente realistica, convincente, coerente e puntualissima, grazie anche alla presenza di attori azzeccatissimi, come Jason Bateman, che interpreta magistralmente Marty Byrde e che ha anche diretto alcuni episodi, sia della prima che di questa seconda stagione di Ozark, Laura Linney, nei panni della moglie di Marty, Wendy, e Julia Garner, la Ruth Langmore disposta a tutto, pur di non coinvolgere in alcun modo nei loschi affari della sua famiglia il suo amatissimo cugino Wyatt, interpretato da Charlie Tahan.

I personaggi, poi, non restano mai statici, ma si evolvono, mostrando come riescono ad adattarsi a situazioni sempre nuove e sempre più intricate e complesse, mostrando lati del loro carattere fino a quel momento sopiti o del tutto inediti. Altro punto a favore della serie è una caratteristica molto originale, e che fa riflettere sui personaggi: la totale assenza dei “buoni”. Tutti, perfino i ministri del Signore, le forze dell’ordine e i ragazzini, prima o poi libereranno la bestia sopita in loro, mostrando come in pratica chiunque possa trasformarsi in un mostro, se spinto da situazioni estreme.

  • Un mondo freddo e impersonale

Pur se si ritroveranno in queste situazioni al limite della sopportazione umana, i personaggi di Ozark cercheranno sempre di mostrarsi freddi, lucidi, tranquilli, anche quando in gioco ci saranno le loro stesse vite o quelle dei loro figli, che spesso si ritroveranno a emulare le azioni dei propri genitori, come prevedibile, del resto.

Questa freddezza è sovente solo ostentata, celando al di sotto del suo sottile velo un terrore cieco, mentre altre volte i personaggi si mostrano talmente sicuri di sé da non temere in pratica nulla.

Questa freddezza è trasmessa molto bene anche da un uso sapiente dei colori, che vertono principalmente, per l’appunto, sulle tonalità fredde, come già si evince dalla locandina e dal trailer di questa fenomenale seconda stagione di Ozark.

  • Ozark is the new black

La seconda stagione di Ozark è nel complesso un prodotto complesso, intricato, ricchissimo di situazioni diverse e di personaggi sempre più estremi, forte di una sceneggiatura dettagliata e puntuale e della presenza di attori perfettamente in grado di trasmettere agli spettatori un costante senso di oppressione, ansia e, a volte, disgusto. Senza ombra di dubbio si tratta di una delle serie televisive prodotte da Netflix più interessanti che potete trovare sulla piattaforma, per cui non posso che consigliarne caldamente la visione.

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