Starman n. 6 – Recensione
Pubblicato il 1 Febbraio 2012 alle 11:15
Si conclude l’edizione Omnibus di Starman, il capolavoro cult di James Robinson, e in questo sesto volume tutti i nodi vengono al pettine. Cosa succederà a Jack Knight quando dovrà affrontare la sua ultima battaglia?
Starman n. 6
Autori: James Robinson, David Goyer (testi), Peter Snejbjerg, Paul Smith, Russ Heath, Fernando Dagnino, Bill Sienkiewicz (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 38,00, 16,8 x 25,7, pp. 544, col.
Data di pubblicazione: dicembre 2011
Con l’uscita del sesto volume si conclude l’edizione Omnibus di Starman, serie di culto di James Robinson passata alla storia della DC Comics per l’originalità e l’anticonvenzionalità delle atmosfere narrative che resero il comic-book imperniato su Jack Knight la perfetta linea di demarcazione tra la produzione mainstream della casa editrice e quella for mature readers della Vertigo. Come i fan sanno, tutto nasce con Ted Knight, il primo Starman, glorioso membro della JSA che dopo essersi ritirato dal mondo supereroico passava il testimone al figlio David.
C’era però un altro figlio di Ted, lo scapestrato e ribelle Jack, più interessato al collezionismo che alla lotta contro il crimine, e fu lui il protagonista del mensile di Robinson. Dopo la morte tragica di David, infatti, Jack decide, benché in maniera peculiare, di diventare il nuovo Starman, instaurando un rapporto più stretto e affettuoso con il padre, in precedenza poco idilliaco. Tuttavia, questa fu solo la base di partenza della story-line poiché il geniale Robinson delineò trame complesse e avvincenti, contrassegnate da differenti suggestioni (dal western alla fantascienza, dal noir all’horror), concentrandosi su molteplici character.
Nella lunga e articolata storiografia DC ci furono, inoltre, parecchi Starman e Robinson li fece apparire tutti, dando particolare rilevanza a Mikaal, uno Starman alieno; e allo sfortunato fratello di Sadie, la ragazza di Jack; e non mancarono nemmeno uno Starman del futuro e un altro che agiva nel 1951. Come se non bastasse, Robinson giocò con l’universo DC nella sua interezza utilizzando tantissime creazioni: per esempio, il western hero Scalphunter, incarnatosi in uno dei poliziotti del clan O’Dare, il letale e amorale Ombra; il misterioso Black Condor e così via.
In poche parole, Starman è stata una dichiarazione d’amore nei confronti del DC Universe e una splendida riflessione sui concetti dell’eroismo e della paternità. Un ulteriore punto di forza del serial è dato dall’occultismo che in molti episodi diviene predominante. Ed è il caso pure delle stupende storie di questo volume che include i nn. 61-80 della testata originale (è presente anche l’81, uscito pochi anni fa e collegato al crossover Blackest Night).
Dopo essere ritornato dal suo viaggio nello spazio, Jack dovrà fare i conti con la minaccia più terribile della sua carriera: Ombra, infatti, si è impadronito di Opal City e pare essere ridiventato un criminale. Ma è davvero così? O la risposta è più spaventosa? Con notevole maestria, Robinson si ricollega ad episodi del passato che apparentemente sembravano isolati e che invece, alla luce di questa story-line, si dimostrano parte di un puzzle narrativo ben costruito. Rivedremo, quindi, i coniugi Bodine, gli assassini psicopatici che avevano solo fatto un’apparizione; la letale Nebbia, che ha concepito un figlio con Jack, e suo padre, uno dei classici nemici dello Starman originale; il Dottor Phosphorous; l’agghiacciante Ragdoll; Spaccaossa e Solomon Grundy; e si capirà finalmente qual è il ruolo dello spirito di Jon Valor, il Pirata Nero. E scopriremo molte cose sul passato dell’Ombra.
In una sequela avvincente di colpi di scena, la vita di Jack non sarà più la stessa e vale anche per quella della sua amata Sadie. E quanto a Ted? Gli avvenimenti prenderanno una piega inaspettata. Per giunta, nella sequenza finale ambientata in linee temporali alternative, in omaggio alla fantascienza classica, Robinson ci fornirà sorprendenti rivelazioni sullo Starman del 1951 e concluderà in maniera logica e coerente quella che si può considerare una sola, grande trama della durata di sei volumi. E gli hardcore fan DC si preparino per le apparizioni di guest stars come Superman, la nuova Phantom Lady, Adam Strange, l’investigatore dell’occulto Drew ed Elongated Man.
I testi di Robinson, in questo canto del cigno del comic-book, sono intensi e lirici e i dialoghi dotati di un tocco di autenticità che non può lasciare indifferente il lettore. Per quanto riguarda i disegni, Peter Snejbjerg fa un ottimo lavoro, riuscendo a caratterizzare i personaggi e a rappresentare le varie situazioni, collegandosi agli stilemi del maestro Steve Ditko. Ma vanno segnalati Russ Heath, in una bellissima storia horror/western con Scalphunter, e il grande Paul Smith che illustra un delizioso flashback imperniato su varie eroine DC, compresa la prima Stargirl. E bisogna altresì tenere d’occhio il tie-in di Blackest Night, in cui vedremo David in versione Lanterna Nera, reso intimidente dalle matite dei sorprendenti Fernando Dagnino e Bill Sienkiewicz.
In definitiva, cos’altro aggiungere? Che questo è senza ombra di dubbio il volume migliore dell’intera run di Starman nonché il raro caso di un capitolo finale che non lascia insoddisfatti. Peraltro, segnalo l’assenza di refusi ed errori grammaticali. Vale la pena quindi avere nella propria libreria tutti i numeri di una serie che, come scrivevo all’inizio della recensione, è passata alla storia della DC Comics e che ha contribuito a far conoscere il talento poliedrico di James Robinson. Non ve ne pentirete.