Star Wars Vol. 1 – Le Avventure di Luke Skywalker | Recensione
Pubblicato il 26 Giugno 2018 alle 17:00
“Non sono uno Jedi!” – Luke Skywalker, Star Wars #4.
Il secondo volume proposto da Mondadori Comics, sempre nella collana Oscar Ink dopo Star Wars – Han Solo & Chewbacca – la nostra recensione QUI, dedicato a Star Wars è intitolato Le Avventure di Luke Skywalker e raccoglie in un unico cartonato, dalla nuova ed esclusiva veste grafica curata da Giuseppe Camuncoli, i primi 12 numeri americani della testata ammiraglia targata Marvel intitolata appunto Star Wars.
Ci ritroviamo così fra gli eventi di Episodio IV ed Episodi V: la Ribellione ha distrutto la Morte Nera ma l’Impero è ancora forte. Luke, Han e Leia intraprendono in prima persona una missione nel distretto industriale corelliano, il centro industriale imperiale principale per la fabbricazione di armi. Lo scopo ovviamente è quello di sabotare i complessi industriali ma ovviamente il tutto si complicherà non solo per la malafede dell’Impero – che aspettandosi un’azione di sabotaggio aveva cercato di catturare il gruppo di Ribelli – ma anche per il buon cuore di Luke che, vedendo schiavi rinchiusi nei sotterranei del complesso, aveva deciso di liberarli. L’azione di sabotaggio riuscirà solo a metà: l’intervento di Darth Vader sarà decisivo e lo stesso Luke affronterà il temibile braccio destro dell’Imperatore per la prima volta e fortunatamente per lui solo di sfuggita.
Questa missione getta nello sconforto Luke, che non si sente per nulla un Jedi, che decide così di abbandonare la Ribellione in cerca di risposte. Tornerà così su Tattoine, alla ricerca di aiuto da parte del suo mentore scomparso Obi-Wan Kenobi, dove però verrà attaccato da un mercenario: Vader infatti ha scoperto che è stato lui a far esplodere la Morte Nera e che “la Forza scorre potente in lui”, l’obbiettivo è quello di catturarlo e farne il suo allievo per il lato oscuro.
Mentre Leia e Han si lanciano in soccorso di Luke dovranno affrontare non solo una squadra imperiale ma anche una improbabile minaccia proveniente dal passato di Han. Luke intanto giunge su Nar Shaddaa – la Luna dei Contrabbandieri – cercando di recuperare la sua spada laser ma verrà catturato dall’Hutt locale che vuole sacrificarlo in un sanguinoso spettacolo gladiatorio. Han e Leia arrivano giusto in tempo per dare soccorso a Luke che era stato già aiutato da un agente imperiale sottocopertura… Vader ha comunque raccolto abbastanza informazioni sul giovane…
Le redini della serie sono affidate ad un degli scrittori di punta della Marvel, e autore di best-seller come Scalped e Southern Bastard, Jason Aaron.
Lo scrittore impiega sostanzialmente tutto il primo arco narrativo, ovvero i primi 6 numeri, per prendere le proverbiali misure alla serie con un plot che di fatto non ha grossi spunti di interesse – e non aggiunge nulla agli avvenimenti delle pellicol3 in cui si va ad incastrare – buttandosi invece a capofitto sull’azione, aspetto che comunque lo premia confezionando alcune ottime sequenze che rendono la lettura piacevole e spettacolare e capitalizzando sul cliffhanger finale ovvero Vader che apprende la notizia che ad aver fatto esplodere la Morte Nera è stato il giovane Luke Skywalker.
Con il secondo arco narrativo l’autore prende coraggio e separando i protagonisti si lancia in una narrazione più “articolata”. Da un lato gioca molto bene con gli stilemi classici del duo Solo/Leia – i battibecchi e la tensione sessuale – dall’altro lancia Luke in una missione fra Tattoine e la Luna dei Contrabbandieri offrendo qualche idea simpatica e avvincente al background del personaggio e innervando la sua “ricerca” con quel pizzico di spy-story – l’Impero e i Ribelli e la loro fitta rete di spie e informatori – che costituiscono da sempre terreno fertile per le migliori storie del franchise.
Il perno su cui Aaron costruisce questi primi due archi narrativi è quindi l’ossessione di Vader per il giovane Skywalker, perno che per quanto narrativamente valido, non riesce né a collegarsi organicamente con le informazioni che le pellicole danno né in definitiva a fornire una profondità nella lettura tale da travalicare il semplice “svago”.
Aaron è accompagnato da disegnatori di primissimo ordine, purtroppo però il risultato non è all’altezza delle aspettative.
Soprattuto John Cassaday, autore dei primi 6 numeri, offre una prestazione sottotono dal punto di vista delle anatomie e dell’espressività salvandosi solo ricorrendo ad una certa cinematicità delle scene d’azione con un eccellente gioco di inquadrature. L’italiano Simone Bianchi disegna ottimamente il #7, un interludio con protagonista un giovane Obi-Wan Kenobi, lasciando poi il posto per il secondo arco narrativo a Stuat Immomen che, pur risultando sbrigativo in alcune tavole, fa un ottimo lavoro concentrandosi più sulla coralità di ambienti, situazioni e personaggi che su anatomie e “effetti speciali” che pure non mancano.
Così come per il precedente volume della stessa collana va sottolineata l’eccellente cura carto-tecnica del volume Mondadori.
Il volume è sempre un elegantissimo cartonato con rilegatura a filo con sovracoperta con titoli in rilievo. Il formato è quello classico del comicbook con un rapporto qualità/prezzo assolutamente fuori-mercato – 12 episodi originali, 288 pagine circa per 19 € – ed è dettato non solo dall’indubbia “potenza” editoriale di Mondadori ma soprattutto dal circuito per cui questi volumi sono pensati ovvero per la libreria di varia in cui devono soddisfare un pubblico più casual e meno propenso alla serialità medio-lunga anche se in costina compare un “1” che fa comunque pensare ad un discorso seriale.
La carta è sempre quella spessa e porosa, con resa di stampa comunque ottima, tuttavia il volume soffre di alcune leggerezze come i mancati credits originali – nel colophon non vengono citati i numeri originali contenuti – e la traduzione presenta più di un passaggio estremamente legnoso che non inficia la lettura ma che porterà a rileggere quei passaggi per una migliore comprensione.