Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan: quando vivi tanto a lungo da diventare il cattivo

Pubblicato il 18 Luglio 2018 alle 13:00

Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan compie oggi dieci anni.

O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo.

L’aforisma di Harvey Dent nel corso degli ultimi dieci anni è finito col diventare la frase-simbolo de Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, perfettamente conciso e splendidamente diretto nel rappresentare le evoluzioni diametralmente opposte che i due personaggi (Batman e Dent) si ritrovano a dover affrontare nel corso del film a causa delle azioni del Joker di Heath Ledger.

Curiosamente, però, al film stesso è stato riservato un destino non troppo diverso da quello del suo protagonista: dal 2008, infatti, il mito de Il Cavaliere Oscuro ha perdurato, prolungandosi talmente tanto nel tempo da essere diventato il cattivo, l’outsider, la torre gigantesca e irraggiungibile che oscura tutto il resto con la sua ombra nera e minacciosa.

Addirittura con l’affermarsi del metodo Marvel, obiettivamente (lo dicono i numeri) molto più calibrato e vincente a livello di proposta editoriale rispetto al mezzo polpettone bruciacchiato di DC, lo stile serioso e maturo col quale Nolan ha provato a rileggere la figura del supereroe al cinema è stata superata. Kevin Feige ha dimostrato che la formula del cine-comic è quella della commedia, della risata leggera e continua per enfatizzare i pochi momenti di dramma (che quando arrivano lasciano il segno) e del lascito della trilogia di Batman, dei dettami e degli stilemi che Nolan ha voluto infondere al cine-comic, il geniale produttore dei Marvel Studios se n’è bellamente infischiato.

Questo vuol dire forse che Il Cavaliere Oscuro è un film sopravvalutato? Che la sua tanto decantata eredità non è riuscita a resistere alla prova del tempo? Che, essendo il cine-comic mossosi in una direzione completamente diversa, il film di Nolan non ha lasciato nella storia del cinema quell’impronta profonda che tutti pensano?

LA RISPOSTA NELLA PROSSIMA PAGINA!

No. Assolutamente no. Perché Il Cavaliere Oscuro non è un cine-comic. Il Cavaliere Oscuro è un thriller psicologico infuso con elementi dei generi heist e gangster e con protagonista Batman. E Joker. E Harvey Dent.

E il notevole merito del film di Christopher Nolan è stato quello di riuscire non tanto ad influenzare il cine-comic quanto a trascenderlo, ad andargli oltre, a superarlo per poter rivolgersi a tutti gli altri generi.

Se si guarda il cinema pop dal 2009 ad oggi di esempi, più o meno felici, ce ne sono a secchiate: pensate a Skyfall di Sam Mendes e al suo sequel, Spectre; al Robin Hood di Ridley Scott o agli Sherlock Holmes e King Arthur di Guy Ritchie; al reboot di Star Trek o a quello della saga de Il Pianeta delle Scimmie, o perfino a Rogue One; senza parlare poi delle numerose riletture in chiave dark (parola fondamentale) di tantissime storie e/o favole conosciutissime come Biancaneve e i Sette Nani (Biancaneve e il Cacciatore e sequel), Cappuccetto Rosso (Cappuccetto Rosso Sangue), Dracula Untold e così via. Perfino Birdman di Alejandro González Iñárritu può essere considerato un figlio de Il Cavaliere Oscuro, nella maniera in cui ha riletto il concetto di supereroe e cine-comic. Senza parlare di Deadpool e Logan della 20th Century Fox.

Tutto, dal 2008, è diventato più tetro. La parola chiave è oscuro. Ogni progetto veniva pensato per essere proposto secondo questo nuovo standard.

Paradossalmente il film è stato anche la pietra tombale per la Warner Bros, che nell’architettare un proprio universo condiviso sul modello inventato dalla Marvel si è lasciata ispirare troppo dalla serietà di un film che coi supereroi aveva davvero poco a che fare.

Non a caso il cambio di rotta per DC è avvenuto con Wonder Woman, il cine-comic Warner che più assomiglia ad un film dei Marvel Studios, pieno di quell’umorismo intelligente che serve solo a sottolineare i momenti drammatici della vicenda raccontata (che, ad essere onesti, ruba neanche troppo velatamente tantissimi elementi sia da Captain America: Il Primo Vendicatore che dal Thor di Kenneth Branagh).

Perché neppure due colossi dell’intrattenimento come Warner e DC sono riusciti a sopravvivere all’ombra del Cavaliere Oscuro ma si sono dovuti allontanare dalla sua grandiosità per cercare di ritrovare la luce.

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