Supergirl 3×21 – Not Kansas | Recensione
Pubblicato il 5 Giugno 2018 alle 20:00
This world was so foreign and terrifying. But over the years, I’ve learned to feel safe here.
Con l’episodio della scorsa settimana – la nostra recensione qui – Supergirl aveva scoperto che la città di Argo era sopravvissuta, sulla superficie di un asteroide, alla distruzione di Krypton e aveva addirittura potuto riabbracciare la madre Alura!
Questa era stata la sconvolgente conseguenza della missione nella spazio intrapresa dall’eroina insieme a Mon-El alla ricerca del misterioso minerale che, già utilizzato dal Culto di Coville per cercare di creare una nuova Worldkiller, avrebbe potuto curare Sam separando da lei Reign.
Fortunatamente Supergirl e Mon-El sono tornati appena in tempo sulla Terra visto che Reign è riuscita a liberarsi dalla cella creata da Lena Luthor. L’episodio di questa settimana, intitolato Not Kansas, parte quindi con una battaglia tanto furiosa quanto repentina: mentre Supergirl e Mon-El tengono occupata Reign, Lena riesce a sintetizzare una antidoto dalla roccia. Una volta iniettato Reign e Sam si separano, la donna può così riabbracciare la figli Ruby.
Passato il pericolo, Supergirl chiede a Lena di sintetizzare ancora il minerale: la sua intenzione è di tornare su Argo, per un periodo indefinito, e chiede a Mon-El di accompagnarla. Sulla Terra J’onn deve gestire ancora la situazione del padre mentre James, divenuto il primo protettore di National City, deve affrontare quello che ha tutta l’aria di un traffico illecito di armi militari.
Neanche Kara però avrà vita facile su Argo. Già dal suo arrivo infatti iniziano a manifestarsi strani incidenti… inizia così a dipanarsi meglio il mistero su Selene, membro del consiglio di Argo ma come già sappiamo anche sacerdotessa del culto di Juru. Che sia stato tutto un diversivo per allontanare Supergirl dalla Terra?
Ad appena due episodi della conclusione della terza stagione, Supergirl si permette il lusso di un episodio sostanzialmente di passaggio con alcuni momenti ambiziosi ma che pecca sia trascinando alcune sottotrame che francamente andavano chiuso parecchi episodi fa, e in maniera più celere, sia per alcune soluzione che, se avessero avuto maggior tempo a disposizione, si sarebbero potute sicuramente sviluppare meglio ed in maniera più interessante.
Not Kansas paga dazio sia al seminale Superman II sia ad un approccio fumettistico, per chi ha letto il Superman degli anni ’90, separando la narrazione con protagonista Supergirl e Mon-El impegnati nello spazio da quella dei comprimari rimasti sulla Terra.
La prima è un pò lenta e farraginosa e il suo climax si appoggia fortemente alla componente romantica della relazione fra i due protagonisti salvo poi deviare verso un ottimo stratagemma che fa terminare l’episodio con una nota positiva.
La seconda invece si divide fra l’interessante sottotrama che vede protagonista James – e il velato tentativo di social commentary sull’uso delle armi, tema caldissimo negli USA – e quella sinceramente stucchevole di J’onn e suo padre.
Supergirl sta soffrendo molto negli ultimi episodi. Le trame principali si sono forse protratte troppo a lungo e quelle secondarie non sono state sempre in grado di mantenere alta l’attenzione. Negli ultimi 3, 4 episodi inoltre ci sono stati molti buoni spunti che sono andati però “sprecati”: se c’è una lezione che showrunner e sceneggiatori devono imparare da questo parte finale di terza stagione è senz’altro quella di distribuire meglio le loro forze nel corso dei 20 e più episodi di cui si comporrà anche la prossima stagione.
Rimaniamo in attesa dei due episodi finali sperando che il ritmo e la tensione si alzi.