X-Statix Collection n. 1 – X-Force: Un Nuovo Inizio – Recensione
Pubblicato il 24 Gennaio 2012 alle 12:07
Inizia la ristampa di X-Force/X-Statix, uno dei comic-book Marvel più anti-convenzionali degli ultimi tempi, scritto dal geniale Peter Milligan e illustrato dal grande Mike Allred: quando i mutanti diventano underground!
X-Statix Collection n. 1 – X-Force: Un Nuovo Inizio
Autori: Peter Milligan (testi), Mike Allred (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 13,00, 17 x 26, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: gennaio 2012
Quando nei primi anni ottanta Uncanny X-Men divenne il mensile più venduto della Marvel, grazie all’impeccabile lavoro di sceneggiatore di Chris Claremont, la Casa delle Idee varò diversi comic-book imperniati su varie squadre di mutanti più o meno collegate al team guidato dal Professor X.
E pure le miniserie si sprecarono. Ovviamente, era una decisione logica, considerando il successo di quasi tutte le produzioni contrassegnate da una x.
Tuttavia, l’operato di Chris e di altri abili scrittori rese sostanzialmente prevedibili le vicende degli homo superior, caratterizzate da elementi ricorrenti: i mutanti erano perseguitati e discriminati dagli homo sapiens; i lutti si sprecavano; l’atmosfera di malinconia e a volte di vera e propria tragedia era la norma e il culmine lo si ebbe con story-line memorabili come quelle del Massacro Mutante o di Inferno, apoteosi del cosiddetto filone ‘morte e disperazione’.
Solo poche volte c’erano state riuscite variazioni: basti pensare, per esempio, alla deliziosa Excalibur che almeno nelle prime run fu contrassegnata da toni comici, con un Chris Claremont sorprendentemente ironico e un raffinato Alan Davis. Ma nel complesso l’universo mutante rimaneva cupo e opprimente.
Quando Joe Quesada venne nominato editor in chief della Marvel, decise di rinnovare il più possibile il parco testate della casa editrice e si affidò a cartoonist che fino a quel momento non avevano mai o quasi mai lavorato per l’etichetta. Tra essi, il geniale Grant Morrison che realizzò una run tuttora discussa e controversa di X-Men e che provocò un drastico mutamento nelle X-storie, e Peter Milligan, trasgressivo autore di Shade The Changing Man e altri capolavori Vertigo.
Peter aveva già fatto qualcosa in casa Marvel (per esempio, Elektra), senza però lasciare il segno. Toccò a lui scrivere le vicende di X-Force, team nato dalle ceneri dei New Mutants e che Rob Liefield aveva portato al successo negli anni novanta. Benché i personaggi fossero interessanti, il serial, perlomeno in principio, era commerciale e infantile nei toni e solo John Francis Moore era riuscito a delineare trame intriganti. Con una mossa senza precedenti, tipica dell’era Quesada, Milligan ebbe un’idea incredibile: ignorare tutte le vicende passate della X-Force e presentare di colpo una nuova squadra.
Ma non finiva lì. X-Force era ambientato non più nel presente del Marvel Universe ma in un futuro non meglio specificato, benché non lontano. Tuttavia, ciò che colpì davvero il pubblico era la psicologia dei mutanti versione Milligan. Nella sua visione, costoro non erano più esseri disprezzati e perseguitati né si piangevano addosso come accadeva ai tempi di Claremont.
Anzi, i componenti della nuova X-Force sono sprezzanti, arroganti e pieni di sé; nonché felici di essere mutanti e sfoggiano la loro diversità in maniera provocatoria, simili a rappresentanti di una controcultura punk. Per giunta, se ne fregano degli umani e dei loro problemi e hanno pochi obiettivi: sesso, soldi e fama, né più né meno di aspiranti popstar. E l’umanità è ben felice di ammirarli, considerandoli alla stregua di divi.
Un altro particolare è dato dall’elevato tasso di mortalità presente nei ranghi di X-Force. Portando all’estremo il senso di tragedia claremontiano, in quasi ogni missione un componente ci lascia le penne, per essere sostituito da un nuovo membro, scelto sulla base di tecniche di marketing impostate dal manager del gruppo, l’infido Spike Freeman. Inoltre, il mostruoso Doop, che si esprime con un alfabeto tutto suo, filma le vicende, spesso fittizie, della X-Force per poi vendere il materiale a un network televisivo che produce un reality sulla squadra.
In poche parole, X-Force fu uno shock per i fan abituali delle saghe mutanti e non era altro che una spietata e feroce satira dell’ansia di celebrità che tormenta gli americani, nonché del consumismo e di svariati aspetti della società occidentale, con testi visionari ed eversivi, riconducibili in parte a quelli di Shade The Changing Man, e dialoghi irriverenti. Il mensile, che in seguito diventò X-Statix, è a tutt’oggi l’unico fumetto realmente underground mai creato in ambito Marvel. Peraltro, con questo serial Quesada abbandonò definitivamente i limiti del Comics Code Authority, a causa della violenza, farsesca ma non per questo meno spiazzante, di alcuni episodi.
E un altro fattore di cambiamento è dato dai character, devianti rispetto alle convenzioni Marvel: il complessato e sessualmente represso Mr. Sensibile; la sexy e narcolettica U-Go Girl; la coppia gay Phat e Vivisector; il ribelle e attaccabrighe Anarchico; e così via. I disegni furono appannaggio dell’ottimo Mike Allred, apprezzato autore di Madman e Red Rocket 7, che con il suo tratto pop, elegante e piacevole, contribuì a rinnovare visivamente lo stile grafico della linea mutante. Questo primo numero (di sette), proposto da Panini, include i numeri iniziali di X-Force e nelle successive uscite verranno pubblicate tutte le storie, comprese quelle ancora inedite. Di conseguenza, se volete provare uno dei comic-book più sperimentali della Casa delle Idee, non perdete questa occasione.