Intervista a Stefano “The Sparker” Conte | ARF! 2018

Pubblicato il 28 Maggio 2018 alle 19:00

MangaForever ha incontrato all’ARF! 2018 Stefano “The Sparker” Conte.

Ospite allo stand saldaPress, casa editrice con la quale ha esordito portando nelle fumetterie (anche la sua!) Volt – che vita di mecha, Stefano “The Sparker” Conte ha risposto per voi lettori alle domande di MangaForever.

Ciao Stefano, benvenuto su MangaForever. O dovremmo chiamarti “nuovo” Leo Ortolani?

Ciao a tutti e grazie! Ringrazio del paragone, ma penso che sia assolutamente fuori scala: non vedo che bisogno ci sia di un nuovo Leo Ortolani quando quello “originale” è ancora in piena attività! (ride). Devo sicuramente molto a Leo essendo suo fan, le sue lezioni mi sono servite molto ma spero di fare bene di mio.

Sei partito un anno fa con questa nuova serie umoristica, Volt – che vita di mecha, incentrata sul mondo del fumetto e delle fumetterie a 360° gradi. Da dove nasce un’idea del genere?

Direi dall’esperienza diretta: la mia storia è simile a Volt, ho iniziato come fumettista  portando i miei lavori in una fumetteria per esporli e, dopo una serie di eventi, sono finito a lavorarci. Da lì l’incontro coi vari clienti: dall’ossessivo al più risparmiatore, passando per quelli che ti chiedono informazioni su cose assolutamente fuori dal mondo del fumetto. Col passare del tempo, l’esperienza è diventata “troppo” per me ed ho sentito la necessità di raccontarla attraverso delle singole vignette, corredate anche da un giudizio sulla “realtà” dell’episodio. Sono piaciute, così ho iniziato a fare storie che partono proprio dal mondo del negozio.

E’ forte la presenza autobiografica in questa serie. Cosa rappresenta e ha rappresentato il fumetto nella tua vita?

Una grande valvola di sfogo, un immaginario dove tutto è possibile a dispetto della vita reale, dove tutti ti dicono di “mettere la testa a posto” e di vivere in una dimensione più materiale e terrena. C’è sempre qualcuno che dice di trovarti un lavoro “serio” capace di mantenerti, lo vediamo anche con Volt. Scartano così tutto ciò che può essere l’ispirazione, la voglia di fantasticare, poiché sempre ritenute  irreali. Io però credo che, con la volontà, anche mondi immaginari possano essere realizzati ed avere una base solida, si deve solo guardare più in là, oltre il proprio naso. Ho combattuto personalmente contro questi pregiudizi, che mi hanno spesso portato ad essere pessimista su ciò che realmente sentivo di fare, ma alla fine la volontà è esplosa e sono andato dritto per la mia strada. Penso ci siano tante situazioni del genere: è bellissimo per me poterle raccontare attraverso il grande potere del fumetto, in modo che molti possano provare le emozioni di Volt. Spero che la mia tortuosa esperienza possa essere d’incoraggiamento e d’aiuto per chi vuole intraprendere questa carriera, specie nelle prime fasi che, molto spesso, sono condite anche di delusioni e insuccessi.

Il protagonista, Volt, è un piccolo robot. La scelta è influenzata anche dai grandi cartoni giapponesi del genere?

Sì, sono un fan dei grandi robot giapponesi anni ’80, soprattutto dei loro colori e delle loro tinte molto accattivanti. Per me stesso ho deciso di usare questo piccolo robot e il genere diventerà anche una passione del protagonista stesso. Lo vedrete nel prossimo ciclo di storie…

La novità si intravede anche dal finale del sesto numero. Puoi anticiparci qualcosa di quelle che saranno le prossime avventure di Volt?

Direi che la novità è un punto cardine di questa saga, cerco sempre di differenziare un numero dall’altro e di alternare la vita di Volt in negozio a quella privata, tra una madre tirannica e il sogno di diventare fumettista. Nella seconda stagione vedremo molto di più questi ultimi due aspetti solo introdotti nella prima, ci sarà più spazio per l’organizzazione di queste madri “ostili” nei confronti dei figli e che, a quanto pare, sono coinvolte anche in altro…Verrà introdotto anche il cattivo della serie, ancora non presentato. La prima stagione ha messo i pezzi sulla scacchiera e la seconda li inizierà a muovere, tra vecchi e nuovi personaggi verranno approfondite le varie trame. Volt avrà anche l’occasione di partecipare ad un bizzarro concorsi per emergenti fumettisti, che si rivelerà più un “giochi senza frontiere”…a me piace esagerare, ne vedrete delle belle.

C’è bisogno di arte, c’è bisogno del fumetto in un mondo che tende sempre di più ad essere materialista?

Io penso che l’arte ci sia e ci sarà sempre, solamente in varie forme: che sia con la musica, col fumetto o altro,tutti abbiamo bisogno di provare certe emozioni e se magari alcune persone non hanno l’attitudine ad esprimerle in qualche forma e non riescono a raccontare, è bello che le ritrovino in un fumetto, che gli da la possibilità di ricevere i sentimenti degli autori  e, di conseguenza, “sfogare” le loro.Ovviamente, il fumetto ha il grande vantaggio di essere più immediato rispetto ad altre forme e anche più accessibile: in fondo, bastano solo una matita ed  un foglio!

 

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