Recensione: Il Cadavere e il Sofà
Pubblicato il 13 Febbraio 2012 alle 11:23
Una delle proposte graficamente più interessanti di questo 2011 appena trascorso è probabilmente “Il cadavere e il sofà” di Tony Sandoval, artista messicano di origine ma francese di adozione, apprezzato all’estero ma ancora poco conosciuto in Italia. Un tratto a metà tra Chas Addams e la “Lenore” di Dirge per questa storia di amori adolescenziali e misteri a tinte horror.
Il cadavere e il sofà
Autori: Tony Sandoval
Casa editrice: Tunuè
Provenienza: Francia
Formato e Prezzo: 17×24, 96 pagine, colore, brossurato, 13,70 €
Data pubblicazione: settembre 2011
Esperanza è una tranquilla cittadina di campagna la cui pace viene turbata dalla sparizione del piccolo Christian. In questo clima di inquietudine e sospetto Polo si ritrova a vivere il suo amore per la misteriosa Sophie, una ragazza venuta da fuori con un passato e un presente lacunoso. I due finiscono per lo scoprire questo orribile, ma allo stesso tempo affascinante, cadavere del quale piano piano ricostruiscono la morte e sul quale fondano la propria “passione a scadenza”.
La storia ricorda il bellissimo “Stand by me” di Stephen King, con una ricerca (apparentemente della “verità”, in realtà di sè stessi) ed un cadavere senza assassino, aggiungendovi un personaggio femminile carico di fascino e segreti (Sophie assomiglia ad una versione sensuale del vampiro del romanzo “Lasciami entrare” di John Ajvide Lindqvist). La vicenda risulta avvincente e Sandoval mostra una buona capacità di variare il ritmo narrativo, anche attraverso l’ espediente dell’utilizzo di due diversi tratti grafici: uno che ricorda il Gipi di “Appunti per una storia di guerra” ed un altro maggiormente “pittorico” (le origini artistiche dell’ artista messicano vanno rintracciate proprio nella grafica).
L’opera di Sandoval ha sicuramente il pregio di suscitare una vasta gamma di emozioni riuscendo a farne assaporare a pieno ognuna, senza per questo creare una sgradevole cacofonia. I suoi personaggi riescono a ricordarci il passaggio dall’infanzia all’adolescenza senza però quella patina nostalgica che solitamente rende il ricordo idilliaco, ma anzi sottolineandone con crudezza i tormenti e le crudeltà di cui si è capaci di macchiarsi anche da bambini.