Arrow 6×23 – Life Sentence | Recensione

Pubblicato il 18 Maggio 2018 alle 20:00

Not without string attacched…

Nell’episodio della scorsa settimana – la nostra recensione qui – Oliver Queen aveva deciso di giocarsi il tutto e per tutto nella guerra contro Ricardo Diaz cercando l’aiuto di una impensabile alleata: l’agente dell’FBI Watson, colei che per prime aveva iniziato la campagna accusatoria contro di lui per smascherarne l’attività di vigilante.

La Watson aveva accettato alla sola condizione che Oliver ammettesse di essere Green Arrow.

Nell’episodio di questa settimana – intitolato Life Sentence – forte del nuovo alleato, il Team Arrow, coadiuvato dall’ARGUS, sferra una massiccia offensiva alla centrale di polizia di Star City, divenuta quartier generale di Diaz, sperando di trovare il villain impreparato ma, seppur la retata infligge un duro colpo all’apparato criminale di Diaz, non dà i frutti sperati. Diaz è in fuga.

Diaz confessa ad Anatoly che ha ingaggiato i Longbow Hunters – un gruppo di letali assassini – per il confronto finale con Arrow e i suoi e, intuendo ormai il doppio gioco del russo, gli comunica anche il luogo dove si è barricato. Diaz sembra però non aver finito gli assi nella sua manica: avendo rapito Laurel cerca di fare leva su Quentin.

Anatoly alle strette si consegna all’FBI comunicando il luogo dove si nasconde Diaz ma, come visto in più di una occasione, il villain è sempre un passo avanti e tende una trappola mortale a cui il Team Arrow sfugge per pura fortuna.

E’ però Quentin l’ago della bilancia: il sindaco di Star City accetta di fare da esca per permettere così di localizzare Diaz. Il confronto finale fra Green Arrow e Diaz sarà però disturbato da Black Siren e la vittoria sarà solo parziale con tutte le tracce delle operazioni criminali, e delle persone sul suo libro paga, recuperate e messe a disposizione dell’FBI.

Il prezzo per aver ripreso il controllo di Star City però è altissimo e ricade tutto sulle spalle di Oliver.

Life Sentence è il miglior season finale con cui si poteva concludere questa settimana stagione di Arrow.

L’episodio parte da un plot abbastanza lineare e scontato – il cerchio che si stringe attorna a Diaz – ma riesce a creare un’ottima tensione inframezzata dalle incalzanti scene d’azione – fra le migliori viste in questa stagione, quella in apertura e lo scontro fra Diaz e Green Arrow, merito anche della regia dell’attento James Bamford che ha firmato alcuni fra i migliori episodi di quest’anno della serie – e da una componente drama non fine a sé stessa.

Durante l’episodio si inizia a capire in maniera abbastanza palese quale sarà il prezzo da pagare per Oliver e il suo commiato dai vari compagni di squadra e non culminata con l’ottima scena in coppia con Quentin Lance/Paul Blackthorne che mai come in questa stagione ha saputo reinventare il suo personaggi, in più di una occasione, e capitalizzando in maniera stellare la parte drama della serie, parte mai troppo brillante.

Tutto è ovviamente propedeutico per il gran finale. Un scelta narrativa che, pur non risultando del tutto nuova per i più accaniti fan DC essendo circolata in passato come possibile idea addirittura per un film dedicato all’Arciere di Smeraldo, offre numerosi spunti per la prossima stagione, già ampiamente confermata.

Il che ci porta a fare un bilancio su questa settimana stagione di Arrow.

La serie veniva probabilmente dalla stagione, diciamo anche stagione e mezza, davvero fallimentare dove aveva indubbiamente toccato i suoi minimi in termini qualitativi e narrativi. La stagione 7 partiva quindi con un handicap non da poco ma ha saputo risollevarsi in maniera più che discreta risultando alla fine dei suoi 23 episodi tutto sommato coerente pur facendo registrare un calo fisiologico esattamente a metà della sua programmazione – diciamo intorno al crossover annuale con le altre serie dell’Arrowverse. Il calo è poi coinciso con alcune scelte degli showrunner davvero bislacche e a tratti frettolose – lo scioglimento del Team Arrow e la ripresa del manto da parte di Oliver – che avrebbero meritato sicuramente più tempo per maturare ed essere approfondite. Quello che ha davvero zavorrato la serie quest’anno è stata però sicuramente l’assenza di un villain degno di questo nome, aspetto su cui i nuovi showrunner dovranno lavorare molto il prossimo anno. In definitiva l’auspicio è che la scelta narrativa di questo season finale non venga liquidata troppo rapidamente nell’ottava stagione e che, anzi, ne costituisca la spina dorsale.

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