Krypton 1×09 – Hope | Recensione

Pubblicato il 17 Maggio 2018 alle 20:00

It started with a betrayal…

Nell’episodio della scorsa settimana – la nostra recensione qui – l’eterogeneo gruppo capeggiato da Seg aveva ottenuto una prima, parziale, vittoria contro Brainiac essendo riuscito a recide il legame con Kandor che, nella pratica, aveva significato eliminare la Voice of Rao la quale stava assorbendo l’energia vitale necessaria a portare avanti la sua invasione dalla Camera Gestazionale.

Già alla fine del precedente episodio, inoltre, Seg e i suoi aveva capito che la loro prima vittoria era stata effimera: Black Zero, l’organizzazione terroristica a cui avevano chiesto supporto tramite Zod, aveva preteso di prendere in consegna Daron Vex, mentre la Voice of Rao, ferita ma non morta, aveva mandato un messaggio brutale a coloro i quali ostacolavano l’invasione di Brainiac tramite la piccola Ona.

L’episodio di questa settimana, intitolato Hope, riparte proprio dal mancato successo del primo scontro: come arginare l’alieno invasore?

Mentre scopriamo l’origine di Black Zero e della sua leader Jax-Ur, legata proprio al passato di Daron Vex e di Val-El, Zod convince Lyta a liberare Doomsday, l’unica arma in grado di fermare Brainiac. Zod decide quindi di giocarsi il tutto e per tutto scommettendo sulle proprie origini e liberando così il mostro dalla sua prigione criogenica… trovandola però vuota!

Seg, Nyssa e Jayna, con l’aiuto dei Cythonniani, avevano infatti già rimosso il sarcofago ma qualcosa è andato storto: il mostro si sta svegliando e i Cythonniani vogliono liberarsi della creatura portandola direttamente a Kandor.

Ancora una volta Brainiac non è l’unica minaccia che il gruppo dovrà affrontare, le loro tensioni interne infatti minano la missione principale. Daron Vex intanto fugge dalla prigione di Black Zero mentre Seg e Nyssa cercano di formare una disperata alleanza sia con i Sagittari che con Black Zero per affrontare, ancora una volta, la Voice of Rao.

Hope è un episodio soporifero.

Gli spunti di interesse sono davvero minimi così come qualsiasi progressione evidente delle trame verso il season finale della prossima settimana.

Showrunner e sceneggiatori preferiscono infatti riproporci soluzioni narrative già utilizzate, sicuramente meglio, in episodi precedenti come la differenza di intenti fra la House of El e quella di Zod e come il duello kandoriano, questa volta fra Jayna e Zod stesso, che avrebbe dovuto fornire brio ad un episodio che vivacchia fra dialoghi stucchevoli fra i sempre dubbiosi protagonisti, e ammiccamenti vari per soddisfare il triangolo amoroso e la componente drama.

Anziché preparare a dovere un cliffhanger per l’episodio conclusivo poi si aggiunge altra carne al fuoco come la “rivelazione” delle origini di Zod o quelle di Black Zero, tutti elementi che probabilmente verranno sviluppati per una probabile seconda stagione.

L’unica fiammata di Hope è nel finale e non certo per merito di un plot convulso e privo di mordente quanto piuttosto per gli ottimi effetti visivi che ci offrono il primo vero sguardo al nuovo Brainiac televisivo, sicuramente il primo fedele alla sua controparte fumettistica.

Cosa aspettarsi quindi dal season finale? Poco, pochissimo. Sicuramente non una risoluzione definitiva delle trame, più probabile, invece, che la serie si allontani ancor di più dalle sue radici squisitamente sci-fi e supereroistiche, o presunti tali, e viri verso il drama in costume.

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