Intervista a Michele Monteleone: dalla fantascienza di Orfani, al fantasy di Senzombra
Pubblicato il 18 Maggio 2018 alle 11:30
Lo sceneggiatore romano, dopo aver lavorato sulla serie fantascientifica della Bonelli, ha appena pubblicato con Bao Publishing uno young adult fantastico.
Michele Monteleone è un giovane sceneggiatore (anche se spesso dice:”Ho trent’anni, non sono mica così giovane”). Autore romano, membro de Lo Studio in Rosso, assieme a Roberto Recchioni, Riccardo Torti ed altri fumettisti della scena romana, ha già lavorato con Editoriale Cosmo (Battaglia e Caput Mundi) e Sergio Bonelli Editore (Dylan Dog e Orfani). Monteleone ha appreso dall’amico e mentore Roberto Recchioni l’arte e la capacità di gestire più progetti contemporaneamente. Infatti da poco finito di lavorare sui testi di Orfani, ma nel frattempo ha esordito su Wilder con il mitologico Kersos, sta curando una rubrica su 4Hoods, ed ha appena pubblicato una graphic novel fantasy con Bao Publishing, intitolata Senzombra (già disponibile in libreria e fumetteria), realizzata assieme a Marco Matrone (qui la nostra recensione).
Non avendolo potuto intercettare durante il Napoli Comicon, ci siamo messi in contatto con lui via social, per scambiare qualche parola sui progetti in uscita, e su quelle grandi passioni di genere (fantascienza e fantasy su tutti) che hanno così influenzato la sua scrittura e visione creativa.
Ciao Michele, Benvenuto su MangaForever.
«Ciao, è un piacere».
L’ultima volta in cui ci siamo incontrati è stato due anni fa, quando eri impegnato a presentare Elvis (miniserie fantascientifica uscita su Verticomics). Ora hai appena pubblicato Senzombra per Bao Publishing. Ti senti cambiato da allora?
«Ormai è da tanto che faccio lo sceneggiatore e quest’anno ho lavorato continuativamente a una serie da edicola, un’esperienza molto formativa da una parte, e pesantissima dall’altra. Questo progetto mi ha cambiato, reso più professionale, e mi ha messo tanta voglia di lavorare un giorno ad una serie tutta mia».
Ultimamente stai virando molto sul fantasy: hai scritto Senzombra, stai realizzando Kersos per l’etichetta Wilder, e curi una rubrica su 4Hoods. Quanto e da quando sei legato a questo genere?
«Da sempre. Prima che imparassi a leggere mio padre mi leggeva lo Hobbit. Quando l’ho potuto fare da solo ho letto praticamente qualunque cosa sia uscita con la Fantacollana Nord. Ho divorato tutto Jack Vance, Leiber, Howard che avevo ancora quattordici anni. Per me il fantasy è il genere della libertà, ancora più della fantascienza. Negli ultimi decenni è stato impoverito dai suoi stessi autori, i quali hanno prodotto copie sbiadite de Il Signore degli Anelli. Ma ultimamente questa tendenza sta sparendo e si è tornati a una concezione del fantasy più ampia nei temi e interessante nella forma. Era davvero l’ora di riallacciare i rapporti con il mio amore d’infanzia».
Che tipo di storia è Senzombra? A che pubblico è destinata?
«È la storia di un adolescente, bloccato tra due mondi, che lotta per salvarli, e per salvare sé stesso. Teoricamente è uno young adult, ma trovo che sia una definizione inutile. Ho letto L’Isola del Tesoro, lo young adult per eccellenza, quando avevo dieci anni, e poi a quattordici, e poi a venti e infine a trenta, e ogni volta l’ho amato in maniera diversa. In questo senso vorrei tanto che la mia storia fosse QUEL tipo di young adult: un fumetto che può leggere un bambino e vederci delle cose, un adulto e coglierne altre. L’adolescenza è importante tanto per chi la vive, quanto per chi la ricorda e in questo senso una storia young adult dovrebbe essere piacevole da leggere un po’ per tutti».
Quali sono i fantasy che ti hanno più influenzato, sia a livello letterario che cinematografico?
«A livello letterario direi il Conan di Robert Howard, le avventure di Fafhrd e il Gray Mouser di Leiber, il ciclo di The Witcher di Sapkowski, Harry Potter della Rowling, Il ciclo di Earthsea di Ursula Le Guin, L’assassino di Robin Hobb, Lyonesse di Jack Vance. La quantità di libri fantasy che ho adorato in vita mia è pari solo a quelli di fantascienza probabilmente!
Per quanto riguarda i film direi Ladyhawke, Excalibur, Krull, Legend, La storia Fantastica. Ma in Senzombra ci sono moltissimi richiami a film e fumetti meno aderenti al genere fantasy e più a una nuovissima corrente pop».
Kersos nasce dalla tua passione fantasy che sfocia anche nella mitologia, o hai a monte un interesse per la mitologia in maniera più specifica?
«Mia nonna mi raccontava le storie di Ulisse come fossero delle favole della buonanotte, quindi per me non c’è mai stata nessuna distinzione fra fantasy e mitologia classica, e tutt’oggi di differenze ne vedo poche».
Di Kersos sono stati pubblicati su Wilder solo i primi due capitoli, quanti ne hai previsti complessivamente per completare la storia?
«Usciranno, in maniera molto ravvicinata i prossimi tre capitoli, ci fermeremo l’estate e poi riprenderemo questo inverno. Penso che saranno una decina di capitoli, ma questo inverno vi renderete conto che la storia che voglio raccontare inizia davvero solo con il sesto episodio della serie!»
Fai un bilancio di Orfani e della tua esperienza su questa testata.
«È stato il mio lavoro più duro e più entusiasmante. Ho imparato a scrivere su una serie regolare, a gestire tanti disegnatori insieme, a trovare il mio spazio nelle storie di un altro autore, e infine mi sono innamorato dei personaggi di questo fumetto. Penso che ovunque mi porterà il futuro, terrò con me un pezzo di questa lunghissima esperienza».
Hai scritto anche Nick Banana e Battaglia (editi da Star Comics ed Editoriale Cosmo), due fumetti che sfociano nello storico e nel politico. Hai un legame particolare anche con questi generi?
«Per quanto riguarda il politico no, bisogna ringraziare Nicolò “Nebo” Zuliani (con il quale ha scritto Nick Banana ndr) per quello. Io preferisco parlare di politica in maniera meno diretta e mi interessa più parlare dell’uomo che della società. Le società nascono e crollano, gli uomini rimangono sempre gli stessi. In questo senso invece la Storia, e le storie al suo interno, sono estremamente interessanti e mi fa sempre piacere metterci le mani sopra».
Scegli il tuo genere, quello a cui sei più legato, e spiegane il motivo.
«Penso di aver già risposto a questa domanda parlando del mio rapporto con il fantasy, ma adoro anche la fantascienza e penso che la divisione in generi sia una muraglia che cade miseramente ogni volta che si osservano da vicino le opere incasellate nelle etichette che gli imponiamo. La narrativa, ogni giorno di più, vive di contaminazioni e le nomenclature, alla ricerca di un posto in cui mettere le opere, diventano sempre più arzigogolate e futili alla reale definizione di autori che sfuggono a ogni definizione troppo “semplice”».
Hai appena trent’anni ma hai già fatto molta strada nel mondo dei fumetti. Quali sono i tuoi futuri obiettivi?
«È una domanda che mi spaventa sempre perché presuppone una necessità continua di crescere, di fare di più, di essere più in vista, mentre sinceramente vorrei fare di meno in questo momento… oddio, almeno per quanto l’affitto mi permetta! A parte gli scherzi, mi piacerebbe scrivere un altro paio di storie che mi stanno molto a cuore, una di queste sicuramente di nuovo in coppia con Marco Matrone, il cui stile, disegni e visione sul fumetto, sono stati vitali affinché Senzombra funzionasse. O almeno spero che abbia funzionato. Noi siamo abbastanza contenti del risultato finale e, entrambi, siamo autori che vengono difficilmente a patti con la nostra feroce autocritica (a un mese dall’uscita del libro mi sono iniziate a venire le crisi di panico perché pensavo fosse venuto orribilmente). Quindi, almeno per questa volta, mi godo il fatto che alla fine sono rimasto soddisfatto del mio lavoro, e aspetterò un po’ prima di pensare al futuro».
Grazie Michele.
«Grazie a voi!»