Supergirl 3×17 – Trinity | Recensione
Pubblicato il 8 Maggio 2018 alle 15:00
Into the dark valley…
Con il convulso episodio della scorsa settimana – la nostra recensione qui – Supergirl aveva sterzato in maniera deciso verso il finale di stagione: le tre Worldkiller si erano riunite e soprattutto Supergirl aveva scoperto che Sam era in realtà Reign. Per parecchie settimane infatti Lena Luthor aveva “segregato” la donna nel tentativo di aiutarla cercando di capire i meccanismi della sua trasformazione, tentativi purtroppo falliti anche a causa dell’attivazione di Pestilence che aveva fatto evadere Reign.
L’episodio di questa settimana, intitolato Trinity, si snoda quindi su due binari narrativi paralleli: da un lato, con le tre Worldkiller riunite, su National City inizia a calare “l’apocalisse kryptoniana” preannunciata da una eclissi che, una volta raggiunto l’apice, priverà Supergirl dei suoi poteri; dall’altro la stessa Supergirl è molto turbata dal comportamento di Lena non solo per la mancata fiducia ma anche perché per sedare Sam è stata usata della kryptonite.
Mentre Supergirl, Alex e la stessa Lena – con l’aiuto della tecnologia del XXI secolo della Legione – si avventurano nella dimensione in cui sono imprigionati gli alter-ego umani delle Worldkiller cercando di ottenere la posizione della loro Fortezza, James Olsen deve indossare nuovamente il costume di Guardian per setacciare il covo della Luthor alla ricerca di altra kryptonite, tuttavia il legame fra James e Lena intralcia la missione e sfocerà in un confronto fra i due a fine episodio con una importante rivelazione da parte proprio della donna.
Pur con qualche rischio di troppo Supergirl riesce a far leva su Sam facendole così rivelare la posizione della suddetta Fortezza. Lo scontro sembra pendere in favore delle tre Worldkiller ma ancora una volta, per il rotto della cuffia, in soccorso degli eroi giungeranno gli alter-ego umani, nello specifico quello di Julia/Purity, che farà segnare una amara vittoria per gli eroi aprendo un inedito e più letale scenario.
Anche Trinity soffre sostanzialmente degli stessi medesimi problemi dell’episodio della scorsa settimana.
L’episodio è infatti convulso e appesantito da alcune scelte narrative forse un po’ troppo ingenue. Se la scorsa settimana si peccava in termini di “suspension of disbelief”, questa settimana ne si abusa e soprattutto non la sia usa in maniera incisiva. La discesa nella “valle oscura” sostanzialmente occupa più della metà dell’episodio ma è un mero pretesto per cercare di “umanizzare” le villain che invece avevano funzionato benissimo senza questi tentativi da parte di showrunner e sceneggiatori di renderle più simpatetiche – è soprattutto Sam/Reign a perdere parecchio da questo punto di vista negli ultimi episodi.
Lo scontro fra le Worldkillers e il Team Supergirl è ben coreografato e girato, riuscendo a camuffare i cronici problemi di budget e CGI, ma la sua risoluzione è repentina e poco soddisfacente: che senso ha avuto costruire tre villain per poi eliminarne due senza particolare sforzo da parte degli eroi? e Reign aveva davvero bisogno di “salire di livello”? Tutta la sua costruzione era stata sapientemente giocata sul contrasto fra parte umana e kryptoniana ma con gli ultimi episodi il tutto è stato annacquato facendola risultare l’ennesimo villain “generico”.
L’unica sottotrama che sembra procedere al giusto ritmo è quella di Lena Luthor, carta che gli showrunner potrebbe anche decidere di non giocarsi in questa terza stagione e sfruttare invece per la prossima.
La seconda, o dovremmo dire terza, parte di questa stagione di Supergirl continua a non essere performante tanto quanto l’inizio di stagione. E’ un peccato perché gli spunti erano tutti interessanti, speriamo in una rapida ripresa per il finale.