Babyteeth Vol. 1 – Nato di D. Cates & G. Brown | Recensione
Pubblicato il 7 Maggio 2018 alle 17:00
“Immaginate una nerd di sedici anni che rimane incinta… e, come se non bastasse, il suo bambino è l’Anticristo”.
saldaPress continua a proporre il catagolo Aftershock Comics nel nostro paese con ritmo e dedizione invidiabile ma soprattutto con un entusiasmo contagioso che sta toccando piano piano una fetta sempre maggiore di lettori i quali di contro stanno sempre di più apprezzando la proposta della giovane etichetta di Mike Marts.
Fra i titoli finora proposti, un mix eterogeneo di serie firmate da veterani e giovani professionisti, spicca senz’altro questo Baby Teeth, serie regolare firmata da Donny Cates di cui la casa editrice emiliana aveva proposto qualche settimana fa l’ottimo Redneck, la nostra recensione qui.
Per chi ancora non lo conoscesse Donny Cates è, secondo il modestissimo parere di chi scrive, la next big thing del mondo del fumetto americano. Bene in tal senso ha fatto la Marvel a metterlo sotto contratto in esclusiva, seppur affidandoli incarichi di “seconda fascia” per il momento, dopo alcune prove davvero convincenti come la già citata Redneck o ancora la mini-serie, colpevolmente ancora inedita in Italia, God Country. Lo stile del giovane autore texano è un incrocio fra quelle suggestioni tipicamente provenienti dal sud degli Stati Uniti – Jason Aaron docet – e un certo gusto da british invasion di fine anni ’80 e inizi ’90… insomma un mix che attende solo di maturare definitivamente per esplodere in maniera grandiosa.
Babyteeth è esemplificazione di come è stato appena descritto lo stile dell’autore.
Sadie Ritter è una nerd sedicenne che nasconde al padre e alla sorella di essere rimasta incinta. Come e perché questo sia potuto succedere passa in secondo piano quando il giorno del parto si avvicina e questa gravidanza si dimostra, seppur indesiderata, tutt’altro che “normale”. Al momento della nascita del piccolo Clark una serie di terremoti scuotono la terra e, fin da subito, diverse persone gli danno la caccia. Secondo una misteriosa organizzazione nota come La Silhouette Clark è infatti l’Anticristo, destinato a portare il mondo alla distruzione.
Fortunatamente Sadie ha dalla sua non solo la famiglia ma anche alcuni misteriosi alleati…
In Babyteeth Cates mette, ancora una volta, davanti ad uno specchio la società contemporanea mostrandone una delle sue tante storture.
La gravidanza precoce e indesiderata della protagonista è sì il perno attorno a cui ruota tutta la narrazione che però si sviluppa in due filoni paralleli e complementari.
Da un lato Sadie vive in un perenne stato di ansia: l’idea, bellissima, di dare vita ad una creatura è macchiata da dubbi ed incertezze. Come reagirà il padre? Come reagirà la sorella? Chi è il padre di questo bambino? e perché una ragazza apparentemente tranquilla e tutto fuorché stupida è rimasta incinta?
Dall’altro ben presto questa gravidanza mostrerà i primi segni di squilibrio: questo bambino non è un bambino normale e la sua venuta attira l’attenzione di forze terrene e sovrannaturali che sfuggono alla comprensione di Sadie e delle sua famiglia.
E’ proprio in questo che i “due punti di vista” sulla gravidanza convergono, ovvero nella eccezionalità dell’evento. Pur vedendosi accerchiati da assassini e società segrete e pur accettando l’evidente “diversità” di questo bambino, Sadie, suo padre e sua sorella decidono di crederle e di difendere il piccolo Clark.
Ogni vita è dunque sacra? Forse. Ma non è l’unico aspetto che Cates sembra voler sottolineare: nulla è facile e nulla è da dare per scontato nel diventare genitori anche l’impossibile o l’impensabile.
Attraverso una storia dai toni spiccatamente horror ma spesso e volentieri dai tratti grotteschi, Cates sembra voler esorcizzare una delle grandi paure dell’America perbenista e non solo e più in generale di rimarcare come il mettere al mondo un figlio sia, forse, l’unico evento capace di cambiare definitivamente la vita di ogni essere umano.
Meno funambolico rispetto a Redneck, Cates offre una prova solidissima alla scrittura rifacendosi per scelte narrative più che stilistiche ai grandi maestri inglesi – Morrison e Ennis su tutti – incanalando quello spirito tipicamente vertighiano di fine anni ’80 e inizio ’90. Con Babyteeth si ha davvero la sensazione di leggere una serie Vertigo dell’epoca d’oro, in tal senso Aftershock dimostra ancora una volta di volersi inserire in questa particolare fetta di mercato lasciata scoperta, ormai da anni, dalla stessa etichetta matura della DC Comics e colpevolmente ignorata, da qualche anno a questa parte, anche dalla Image.
Convincente la prova ai disegni di un Garry Brown che però non riesce quasi mai a brillare. Il suo tratto sporco e stilizzato ben si adatta ai frangenti più concitati e horror della storia ma spesso il disegnatore sembra essere in affanno soprattutto quando bisogna tirare il proverbiale freno a mano e concentrarsi sulle emozioni dei personaggi e quindi su volti ed espressioni. C’è un margine di miglioramento evidente anche perché la costruzione della tavola e lo storytelling sono chiari e puliti.
Ottima come sempre la cura carto-tecnica dell’edizione targata saldaPress con il collaudatissimo brossurato con alette. Ottima traduzione, nessun refuso e qualità di stampa ineccepibile. Senza ombra di dubbio saldaPress sta proponendo, grazie alla grande attenzione in questo frangente, alcune delle migliori edizioni italiane degli ultimi anni.