Il Corvo: Memento Mori 2 & 3 | Recensione

Pubblicato il 5 Maggio 2018 alle 17:00

Si dice che quando muori tutta la vita ti passi davanti come fosse una specie di film..ma se hai sedici anni somiglia più all’episodio di una serie televisiva.

La mitologia de Il Corvo, che ha preso il via nel 1988 con la pubblicazione del fumetto di James O’Barr, si è da poco tempo arricchita di un nuovo e intrigante personaggio. Il suo nome è David Amadio, è un sedicenne romano, fortemente cattolico. Roberto Recchioni, l’autore della sceneggiatura e creatore del personaggio ha spiegato nel corso del Napoli Comicon (svoltosi dal 28 aprile all’1 maggio presso la Mostra D’Oltremare) che “inizialmente il personaggio protagonista doveva essere un prete alla Clint Eastwood, ma in questo modo mancava quella componente giovanile che trasuda dall’opera originale, perciò ho deciso di dare spazio ad un protagonista adolescente”. Ed in effetti un protagonista così giovane all’interno della mitologia del Corvo non si era mai visto.

Nel primo numero della miniserie (che sta uscendo in contemporanea sia in Italia che negli Stati Uniti) avevamo visto l’entrata in scena di David e l’inizio della sua vendetta – la nostra recensione qui. I terroristi che ne avevamo provocato la morte, come nel più classico stile del Corvo, patiscono le uccisioni più atroci, sentenziate da versi biblici che richiamano la poeticità dell’opera originale di O’Barr.

Nel secondo e terzo numero invece assistiamo a tutto il percorso pregresso di David, il quale introduce un flashback dedicato a sé stesso con una frase magistrale: “Si dice che quando muori tutta la vita ti passi davanti come fosse una specie di film..ma se hai sedici anni somiglia più all’episodio di una serie televisiva”. Ripercorrere il passato di David crea quell’effetto malinconico che è la cifra stilistica caratterizzante della mitologia de Il Corvo. Il personaggio decisivo per la vita di David, e per l’inizio del suo percorso religioso è (come nelle migliori tradizioni poetiche e letterarie) una ragazza, conosciuta in chiesa (e qui c’è forse un richiamo dantesco), di nome Sarah.

Questo momento della storia segnerà l’inizio di un triangolo che metterà in gioco le vite di David, Sarah, e padre Raphael, la guida spirituale dei ragazzini, il quale giocherà un ruolo fondamentale nel corso della storia.

Roberto Recchioni, il quale, proprio nel corso del Napoli Comicon si è definito “un autore politico” ha voluto giocare con i temi caldi degli ultimi tempi: la religione ed il terrorismo. Ma il modo in cui lo sceneggiatore ha gestito questi elementi non è esattamente quello che ci si sarebbe aspettati. La trama subisce dei percorsi tortuosi, che porteranno, con il finale del terzo numero, a gettare una critica trasversale nei confronti di qualsiasi tipo di fanatismo religioso (senza distinzione di credo).

L’autore italiano, che solitamente si caratterizza per sceneggiature rapide e dal ritmo incalzante, in questa miniserie si rivela ancora più “celere” (forse influenzato anche dal taglio da comics americano a cui il fumetto si doveva prestare), e la storia scorre via così rapida, che è un peccato esserne già arrivati alla conclusione. Certo manca ancora il quarto numero, che uscirà fra un mese, ma si ha il desiderio di volersi addentrare ancora di più nel mondo di David Amadio, ed in quello che è stato il suo percorso verso la non-morte.

Ad accompagnare la sceneggiatura sono i disegni di un Werther dell’Edera che, con il suo tratto nervoso ed un po’ sporco, riesce a infondere il dinamismo necessario per far schizzare i personaggi fuori dalla pagina durante le scene d’azione, ed a diffondere una sorta di senso d’inquietudine e irrequietezza, che con le storie del Corvo ci va a pennello.

I colori di Giovanna Niro, invece, riescono a imprimere il mood della pagina grazie ad una cromatura di base avvolgente, creando ulteriore atmosfera, e sapendo ottimamente modulare le variazioni di umori dei momenti salienti della storia.

Le short story sono realizzate rispettivamente da Davide Furnò, Emanuele Ercolani e Daniel De Filippis, e sono entrambe deliziose per motivi differenti. Quella di Furnò s’ispira allo stile di Dave Mckean per diffondere un senso ancora più dark e gotico ad una mini-storia che omaggia la poesia Il Corvo di Edgar Allan Poe. Mentre la short-story di Ercolani e De Filippis colpisce al cuore ed allo stomaco, così come un certo genere di storie dovrebbero sempre fare.

Insomma la miniserie Il Corvo: Memento Mori di Recchioni e Dell’Edera è un ottima “espansione” dell’universo di O’Barr. Si auspica che operazioni del genere possano continuare nel tempo, e che in futuro questo tipo di storie possano avere più pagine a disposizione per emanare tutto il loro spirito d’inquietudine, dramma e lirismo giovanile. Perché di un Corvo che vola nella notte per le strade di città piene di cuori infranti e vite spezzate ne avremo sempre bisogno.

 

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