Deadpool 2 di David Leitch | Recensione in anteprima
Pubblicato il 15 Maggio 2018 alle 09:07
Il Mercenario Chiacchierone è al cinema da oggi, 15 maggio.
Se c’è una cosa che ha contraddistinto tanto il Deadpool fumettistico quanto quello cinematografico interpretato da Ryan Reynolds, è il suo essere irriverente e il suo sfondare sagacemente la quarta parete.
Il tanto atteso (e voluto) sequel, Deadpool 2, ora al cinema, fa il suo sporco dovere ma non fino in fondo. Questo soprattutto a causa del travagliato parto di questo secondo capitolo, già in odore di un terzo. Il cambio di sceneggiatori prima, il nuovo regista poi, il casting sofferto per il personaggio di Cable, sono tutti elementi che hanno reso difficile amalgamare bene gli ingredienti, o meglio le storie, di questo sequel.
Sì, perché proprio questo è ciò che non sono riusciti a scegliere sceneggiatori e regista: qual era la storia da raccontare in questo film. Ce ne sono tante in Deadpool 2: dalla storia d’amore fra Wade e Vanessa (Monica Baccarin), che aveva caratterizzato anche il primo film, alle scene d’azione da puro cinecomic, ai “poteri” di Wilson ora che li ha “accettati”, alla storia di Cable (un Josh Brolin very badass parallelamente Thanos per il MCU) venuto dal futuro per fermare un pericoloso mutante adolescente.
Ma se nel primo film tutto filava e ogni elemento e genere si mescolava agli altri alla perfezione, dal romance all’action, dal drammatico alla (meta)commedia, questa volta siamo in odore di Guardiani della Galassia Vol. 2. Mentre quest’ultimo aveva dormito troppo sugli allori del primo volume, diventando una caricatura di se stesso e dei motivi che lo avevano reso originale, Deadpool 2 rimane spassoso e intelligente, eppure manca qualcosa. Ha ancora trovate davvero geniali – rimanete ai titoli di coda, mi raccomando, non ve ne pentirete – ma denota un certo “accanimento umoristico” inutile contro la DC, per esempio: la causa è il voler mettere tutto troppo alla svelta e troppo insieme. C’è poca fluidità e qualche problema di montaggio, tanto che si fa un po’ di fatica a capire la direzione creativa del film man mano che si prosegue nella visione.
Ma, proprio come dice lo stesso Wade Wilson all’inizio della pellicola, in realtà una chiave di lettura in questo cinecomic c’è: la famiglia. Se ti portano via la possibilità di costruirtene una, come succede al nostro Deadpool, allora devi rivalutare il concetto di “nucleo familiare”. C’è poi l’altra grande “famiglia”, quella degli X-Men – di cui Deadpool è nato come spin-off – e questa suo costante testardaggine (del personaggio) a non voler farne parte, pari solo alla volontà di Colosso (Andre Tricoteux) di farcelo entrare a forza. C’è infine la X-Force, una squadra messa insieme proprio da Deadpool per avere un gruppo tutto suo che non fosse “maschilista come gli X-Men, dato il nome”.
Proprio di questa squadra sui generis fa parte Domino (Zazie Beetz), new entry femminile molto interessante. Una donna determinata, sexy e cocciuta che deve fare i conti con la propria costante “fortuna”, il suo potere. Beffardo tanto quanto il nome e il personaggio. Particolare come il frustrato adolescente il cui fuoco interiore ed esteriore potrebbe simboleggiare la crescita e il passaggio all’adolescenza attraverso i poteri (come non pensare alla serie tv del mondo degli X-Men The Gifted). Se parliamo di famiglia, non dimentichiamoci di quella di Cable, per la quale lui ha viaggiato nel tempo allo scopo di riuscire a salvarla. Ma chi l’ha detto che la famiglia che trovi strada facendo non sia anche meglio di quella biologica che pensavi di costruirti fin dall’inizio, soprattutto se sei un mutante, e quindi inevitabilmente visto dalla società come “diverso”?
Sarcasmo, irriverenza, azione e sentimento non mancano insomma in Deadpool 2, sarebbe solo bastato trovare il modo di farli suonare perfettamente insieme come era accaduto nel primo film. E ora confidiamo assolutamente nella venuta… del terzo.