Coco e la potenza del ricordo in blu-ray | Recensione home video

Pubblicato il 2 Maggio 2018 alle 15:00

Un’edizione colorata con bei contenuti speciali per celebrare il traguardo di questo nuovo “classico” Pixar.

Il merito più grande di Coco è stato quello di essere riusciti a creare una nuova pietra miliare dopo Inside Out, che aveva davvero ridefinito i canoni dell’animazione Pixar sia per il soggetto che per lo sviluppo dello stesso. Anche in Coco aspetto narrativo e visivo vanno a braccetto per costruire un’encomiabile storia universale, sebbene radicata nelle tradizioni messicane, una scelta non casuale e controcorrente rispetto al passato e in linea “politica” anti-Trump dato il comportamento del nuovo presidente verso gli immigrati. Ancor più importante dato che nel film parliamo del confine “ultimo” per l’umanità tutta: la morte, e quindi il Mondo dei Morti rispetto a quello dei Vivi. Un mondo che nella tradizione messicana si onora ogni anno nel Dia de Muetos (il Giorno dei Morti) attraverso le ofrendas, ovvero i piccoli santuari con cibo, oggetti e soprattutto una foto dei propri cari per onorarli e ricordarli. E’ proprio in questa parola che sta la chiave di tutto Coco: ricordare.

Come canta il miglior brano originale agli Oscar 2018, “Remember Me”, senza la foto i “cari estinti” non possono attraverso il confine una volta all’anno per vedere come se la passano i propri familiari ancora in vita, e rischiano così di essere dimenticati. Una volta dimenticati, la loro essenza, la loro anima, sparirà per sempre. Sembra un concetto così semplice eppure se state ripensando ai vostri amici e familiari scomparsi prematuramente mentre leggete queste righe converrete che è altrettanto potente e universale. Quante volte abbiamo pensato che ci sarebbe bastata un’occasione in più con un nostro caro anche solo per dirgli che gli volevamo bene, anche se lui magari lo sapeva già? Il potere e l’importanza del ricordo in Coco va a braccetto con quello della famiglia, intesa come nucleo di sangue, delle proprie origini, del proprio retaggio, della propria identità, della propria eredità. Si dice spesso che i genitori non si scelgono, ci rendono ciò che siamo oggi, così come le generazioni venute prima di loro: nel nuovo “classico” Pixar c’è tutto questo. E molto altro.

Perché Coco non si accontenta, va oltre. Perché per raccontare la storia del piccolo Miguel, che viaggia nel regno dei morti per riuscire a realizzare il proprio sogno di diventare un cantante, lo fa parafrasando e facendo il verso alle telenovelas, esagerandone volutamente gli aspetti per raccontare una storia con un grande colpo di scena, proprio nella migliore tradizione delle soap sudamericane. E c’è la musica, mai prima d’ora presente e così importante in un film Pixar.

Nell’edizione home video di Coco uscita in questi giorni oltre alla confezione colorata così come il Mondo dell’Aldilà rappresentato: non cupo e visto come qualcosa di pericoloso ma sgargiante e delicato – per attraversare il “confine” ci vuole un petalo di fiore – ma come un passo naturale della vita, nella migliore tradizione messicana. Il 3D permette un’immersione in questo mondo fantastico, di ispirazione burtoniana ma rimanendo e ridefinendo i canoni Disney Pixar. I contenuti speciali presenti – meno dell’edizione Steelbook, purtroppo, che contiene un disco bonus solamente di extra – comprendono “Benvenuti alla fiesta” una presentazione iniziale del film, con commento dei registi Lee Unkich e Adrian Molina e della produttrice Darla K. Anderson  che presentano proprio l’aspetto visivo di come sarebbe stato l’Aldilà in Coco e la storia di Miguel. Un aspetto approfondito in “Mi familia” sull’importanza dei parenti prima di tutto per la crew del film, che ha portato un po’ di ognuna delle famiglie in quella di Miguel, come abuelita che usa una ciabatta per minacciare benevolmente familiari e non. “Dante” si concentra sul fedelissimo cane di Miguel, un randagio che si scoprirà essere molto di più, come vuole la tradizione messicana. La crew si è documentata davvero bene, come spiegato in “Mi familia” durante il loro viaggio di perlustazione in Messico qualche anno fa. Oltre al consueto Commento audio, chiude i contenuti speciali “Come disegnare uno scheletro” per mostrare al pubblico come Daniel Arriaga Character Art Director del film si è approcciato a realizzare gli scheletri e il Mondo dei Morti di Coco. Coco è un film da vedere e rivedere e, nonostante un po’ di ruffianaggine sul finale, mai come stavolta è una storia per tutta la “familia”.

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