Isle of Dogs di Wes Anderson: la simmetria dell’amore – Napoli Comicon 2018

Pubblicato il 1 Maggio 2018 alle 19:00

Il nuovo film di Wes Anderson è in programmazione nei cinema italiani.

Per i cinema italiani è un momento di pupazzi.

Loro ci ha mostrato il pupazzo del Silvio Berlusconi di Toni Servillo (uguale in tutto e per tutto all’inquietante burattino killer protagonista di Dead Silence di James Wan) che denigrava lo spettacolo di burattini inscenato dal nipote. Poi abbiamo visto altri pupazzi, intesi come action figure, nel capolavoro dei fratelli Russo Avengers: Infinity War (“pupazzo” è tra l’altro l’epiteto con il quale Peter Quill alias Star-Lord si rivolge al gigante e titanico Thanos). E adesso Wes Anderson, in preda ad un delirio fantasioso e visionario frutto di non sappiamo bene quale sostanza psicotropa, ci racconta la sua nuova fiaba utilizzando esclusivamente dei pupazzi, animati dalla nostalgica magia cinematografica della stop-motion.

Siamo in Giappone, non quello feudale visto in Batman Ninja ma quello di un futuro distopico non troppo lontano. I cani sono diventati portatori di una misteriosa malattia che rischia (si dice) di contagiare l’uomo, e così il freddissimo e autoritario Kobayashi, sindaco della città di Megasaki, approva un decreto per esiliare tutti i cani della città su un’isola-spazzatura, ribattezzata da quel momento l’isola dei cani (Isle of Dogs, in originale, pronunciato I Love Dogs: ribaltamento geniale).

Il giovane protagonista Atari, nipote del sindaco, sei mesi dopo decide di raggiungere l’isola dei cani per ritrovare il suo amico a quattro zampe Spot, che in qualità di “first dog” della città di Magasaki ha avuto l’onore (si fa per dire) di essere il primo animale ad essere esiliato. Aiutato da una banda di cani composta da Capo, Rex, Boss, Duke e King il ragazzino attraverserà tutta l’isle of dogs nella speranza di riabbracciare il suo cane e vivrà un’avventura indimenticabile.

Con un cast di voci d’eccezione (che include Bryan Cranston, Edward Norton, Bill Murray, Jeff Goldblum, Greta Gerwig, Frances McDormand, Harvey Keitel, Liev Schreiber, Tilda Swinton e la sensualissima Scarlett Johansson) il film racconta una favola sull’amicizia e sull’amore che travalica il mero intrattenimento animato e diventa un’analisi storico-sociale e soprattutto politica delle numerose bruttezze della razza umana, capace di crudeltà così insensate da diventare l’oggetto perfetto per la sottile ironia andersoniana.

Il rigore stilistico del regista risulta perfetto per la tecnica d’animazione scelta, e viceversa (non a caso, secondo l’insignificante parere di chi digita, Fantastic Mr. Fox è la sua opera più riuscita) come se l’anima fanciullesca del ragazzone di Houston, Texas, ritrovandosi a giocare (e non dirigere) i pupazzi protagonisti trovi quella linfa e quell’energia per sprigionare la propria carica infantile che altrove, con attori in carne ed ossa, rischia di risultare un po’ stucchevole.

L’impostazione del quadro che Anderson preferisce, così ricercata e pittoresca, e che nel live-action ha trovato la sua massima esaltazione in Grand Budapest Hotel, nelle due opere in stop-motion sembra non solo perfetta ma estremamente naturale, mai forzata, fine a se stessa o figlia di chissà quale megalomane esercizio di stile: le scene cartoonesche, così stilizzate nell’inquadratura, fanno pensare ad un susseguirsi di vignette fumettistiche che prendono vita davanti agli occhi dello spettatore (la stop-motion, guidata dalla lead animator Kim Keukeleire, che ho avuto l’onore di intervistare, è semplicemente perfetta nei suoi 12 frame ps).

Fra scenografie alla Akira Kurosawa, battute esilaranti e la magnifica e martellante colonna sonora di Alexandre Desplat, L’Isola dei Cani è una fiaba per spettatori di tutte le età nella quale Wes Anderson mette in scena la perfetta simmetria dell’amore, che trascende ogni età, genere e razza.

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