Le lacrime di Ezechiele | Recensione in anteprima
Pubblicato il 7 Maggio 2018 alle 10:00
L’autore franco-brasiliano Matthias Lehmann tratta temi duri con uno stile che lo distingue da tutta la scuola BD
Bette è una giovane donna di trent’anni, che cerca in tutti i modi di sfondare come pittrice, ma intanto si adatta a lavorare in un bar. Un giorno la ragazza riceve una telefonata, in cui viene informata della scomparsa dello zio. Ha così l’occasione di tornare, controvoglia, nella periferia parigina in cui è cresciuta, dove ritrova i suoi familiari, alcuni dei quali non mancano di criticarla, e dove va alla ricerca, nella sua vecchia casa, del diario della sua adolescenza. Da qui comincia una immersione nei ricordi della sua giovetù. Negli stessi giorni, Bette riceve in prestito da un suo caro amico, che segretamente la ama, un documentario su un misterioso autore di fumetti: Adelphi Gaillac, che, anziché usare una matita, incide scrupolosamente le innumerevoli tavole del suo lavoro nel linoleum. Da qui Bette e Adelphi cominciano a narrare parallelamente le loro vite.
Parigino di origini franco-brasiliane per parte di madre, ma crescito in un ambiente familiare in cui la cultura brasiliana aveva un ruolo fondamentale, Matthias Lehmann (classe 1978) è un fumettista, pittore e illustratore, che ha partecipato a vari progetti collettivi tra riviste, antologie e mostre. Dopo L’Étouffeur de la RN115 (Actes Sud, 2006), un noir realizzato con la tecnica scratchboard, Les Larmes d’Ezéchiel (pubblicato in una ricca edizione da Actes Sud nel 2009 in Francia) è una storia più realista e legata alla esperienza quotidiana, che riesce a tenere nel giusto equilibrio i traumi dell’adolescenza e la riflessione sul senso dell’attività artistica.
Lehmann si caratterizza ancora una volta per una struttura del libro non lineare, senza un sentiero che parte da un inizio e arriva ad una fine; qui l’autore riesce ad aggiungere sempre colpi di scena e digressioni che lo rendono un autore particolare, che però sa anche suscitare una profonda, ma non didascalica, riflessione su temi importanti come la solitudine e l’alcolismo.
Inoltre grande è la capacità di Lehmann di creare una storia realistica, inserendo elementi di realtà che richiamano, sviluppandole, opere precedenti dell’artista, come Grandma’s painting, opera per la prima volta pubblicata solo in Slovenia in inglese.
Se è particolare nella costruzione dei suoi volumi, lo è anche dal punto di vista artistico, così diverso da quello che ci si aspetterebbe da un autore BD. Il tratto di questo autore, infatti, è frutto dell’influenza che i fumetti americani hanno avuto sul suo stile. Se infatti Lehmann fin da piccolo leggeva Franquin, Fred, il recentemente scomparso F’murr, Hergé, in seguito ha allargato il suo panorama con Will Eisner, soprattutto dal punto di vista grafico, Charles Burns, Art Spiegelman, Gary Panter e l’intera scena di graphic novel degli anni ’90 (Clowes, Doucet, Brown, Joe Matt, Ware tra gli altri) per il loro approccio narrativo; ed infatti ha avuto un buon successo con le sue opere anche negli USA.
Dopo aver sperimentato lo stratchboard per L’Étouffeur de la RN115, qui Lehmann abbandona la tecnica, probabilmente per cercare di lavorare più velocemente e disegna sulla carta in nero su bianco ma riesce a dare al tutto un effetto di incisione.
Le pagine di Lehamnn, poi, sono destruttrate, ma dimostrano una ferrea logica nella costruzione, frutto delle influenze che ha subito la sua arte, così eclettica, ma anche così personale.