Supergirl 3×15 – In Search of Lost Time | Recensione
Pubblicato il 24 Aprile 2018 alle 15:00
She wants to be a bull? Be a bullfighter…
Abbracciando il suo lato più “fumettoso”, Supergirl aveva ripreso la sua corsa la settimana scorsa con un episodio tutto sommato godibile ma non trascendentale – la nostra recensione qui – che si era concentrato da un lato sui personaggi secondari, e su alcune sottotrame a loro collegate, mentre aveva dall’altro rivelato la vera natura della missione della Legione: la terza Worldkiller, Pestilence, una volta risvegliatasi, si sarebbe evoluta diventano Blight nel 31° secolo.
L’episodio di questa settimana, intitolato In Search of Lost Time, cerca di capitalizzare alcuni spunti dell’episodio precedente, uno su tutti la sottotrama della malattia che ha colpito il padre di J’onn J’onnz e che sta disturbando psichicamente National City. Intanto Lena cerca di far venire Sam a patti con la sua condizione…
Mentre Kara si allena con Mon-El tentando di imparare ad usare il mantello come arma, M’yrn causa un altro anomalia psichica all’interno del quartier generale del DEO che, non solo fa emergere la frustrazione repressa di Kara nei confronti dello stesso Mon-El, ma causa anche una evasione di massa sventata solo dalla prontezza di J’onn nel “convincere” il padre ad indossare un inibitore.
In Search of Lost Time è un pessimo episodio di passaggio, anche ambizioso per certi aspetti ma che, in definitiva, non convince mantenendo la situazione “stagnante” per trame e personaggi.
L’anomalia psichica è sostanzialmente lo stratagemma che showrunner e sceneggiatori adottano per portare Kara e Mon-El ad un confronto diretto – dopo non aver mai affrontato nel corso della prima metà della stagione le conseguenze della fine della loro relazione – che però si perde nel marasma di un episodio convulso e che poggia in maniera imbarazzante su una componente drama mai davvero efficace.
L’episodio è un notevole passo indietro non solo per l’evoluzione di Kara e Mon-El ma soprattutto per la trama, in teoria quella principale, che coinvolge Lena e Sam “annacquata” da una serie di piagnistei e lacrimoni.
La regia, mai in grado di mantenere alta l’attenzione, non aiuta una sceneggiatura banale il cui unico spunto interessante è la tentata evasione dal DEO. Anziché sfruttare questo elemento, magari lasciando “aperto” come sottotrama per i prossimi episodi, viene risolto in maniera sbrigativa e senza particolari difficoltà. In questo senso uno scontro fra marziani, già difficile da rendere su carta, e gli sceneggiatori quando sembrano aver trovato la chiave per renderlo credibile, “staccando la spina” in un nulla di fatto…
Rispetto alla settimana scorsa inoltre non si riescono a capitalizzare le influenze più spiccatamente fumettistiche: l’idea di trasformare il mantello in un’arma si riduce a mero pretesto per mostrare la nuova uniforme di Mon-El – non la prova migliore dei costumisti dell’Arrowverse – e che rimane inerme per gran parte del confronto con Kara risultando stoico ma anche “monodimensionale” rispetto ad altri momenti della serie.
Supergirl, dopo il convincente ritorno della scorsa settimana, subisce una battuta d’arresto. La serie sembra volersi prendere il suo tempo per ritornare a pieno ritmo sulla trama principale ma per farlo deve realizzare episodi “di passaggio” sicuramente molto più coerenti di questo In Search of Lost Time.