Avengers – Visione Assoluta | Recensione
Pubblicato il 20 Aprile 2018 alle 10:00
Arriva un mastodontico Omnibus dedicato alle storie dei Vendicatori scritte da Roger Stern! Scoprite la magia della Marvel anni ottanta con una serie di vicende incentrate sulla Visione e su tanti altri straordinari supereroi della Casa delle Idee!
Negli anni ottanta la Marvel ebbe il merito di far conoscere vari autori che la riportarono agli antichi fasti dopo un preoccupante periodo di crisi creativa. Fu dovuto in particolare a Jim Shooter, all’epoca editor in chief della casa editrice, che concesse ampio spazio a cartoonist innovativi del calibro di Frank Miller, Chris Claremont e J.M. De Matteis, giusto per citarne alcuni. Ne valorizzò, però, anche altri più legati alla tradizione Marvel, pur con uno stile al passo con i tempi.
Tra essi vanno citati John Byrne che con la sua acclamata run di Fantastic Four riportò il comic-book allo spirito originario di un tempo, e Roger Stern. Quest’ultimo riuscì a risollevare qualitativamente Amazing Spider-Man, ideando saghe apprezzate come quella di Hobgoblin, e si occupò pure di Avengers, la serie dedicata al più potente gruppo di supereroi della Marvel. Ora i fan dei Vendicatori avranno pane per i loro denti con questo mastodontico Omnibus che include i nn. 231/254 della testata originale, più altro materiale.
Lo stile narrativo di Stern è classico e influenzato da quello del Sorridente Stan Lee. Non troverete dunque atmosfere sofisticate e sperimentali. Stern ama scrivere semplici storie di supereroi, ponendosi l’obiettivo dell’intrattenimento, senza rinunciare a svolgere, quando necessario, profonde analisi psicologiche dei personaggi. All’inizio del volume la line-up del gruppo è composta da Capitan America, Occhio di Falco, Thor, She-Hulk, Wasp e Capitan Marvel.
Ma come sanno i fan, la formazione dei Vendicatori è in costante mutamento e presto un ruolo preponderante lo giocheranno Scarlet e la Visione. Stern si concentra proprio sul sintezoide, rendendolo protagonista assoluto di una saga dai toni inquietanti. In principio, tuttavia, si diverte a contrapporre i Vendicatori a una pletora di villain di ogni tipo, come l’Uomo Pianta, e gioca con le sorprese. Nel n. 232, per esempio, introduce Starfox, ben noto ai lettori di Captain Marvel, che si unirà alla squadra.
Il n. 233 è un crossover con il n. 256 di Fantastic Four, incluso nel libro, che vede Vendicatori e Fantastici Quattro alle prese con il terribile Annihilus, e qui la coppia Roger Stern/John Byrne dimostra di saper fare un ottimo lavoro. Nel n. 235 appare il geniale Wizard e, a partire dall’albo successivo, Stern usa l’Uomo Ragno, altro personaggio di cui all’epoca scriveva le storie. Qui si diverte con un possibile ingresso di Spidey nel gruppo, cosa che non avverrà ma sarà proprio questo episodio ad anticipare, in un certo senso, gli sviluppi narrativi futuri di Brian Michael Bendis negli anni novanta.
Sono poi curiosi il n. 239 che vede gli Avengers ospiti del programma televisivo di David Letterman e i nn. 240/241, scritti insieme ad Ann Nocenti, che riprendono alcune vicende di Spider-Woman rimaste in sospeso. Stern è infatti un mago della continuity e porta a conclusione, almeno momentaneamente, le vicissitudini di Jessica Drew. Fa qualcosa di simile nel n. 246 ripescando gli Eterni, inventati dal grande Jack Kirby, e chiarendo una volta per tutte il loro ruolo all’interno dell’Universo Marvel.
Quando ne ha l’occasione usa idee introdotte in altre serie: nel n. 244 si collega alle macchinazioni degli Spettri Neri, alieni creati da Bill Mantlo in Rom Space Knight, e fa lo stesso nel n. 249, descrivendo una lotta tra i Vendicatori e il demone Surtur, alludendo quindi al Mighty Thor di Walt Simonson. Nel n. 252 fa tornare nella squadra il dio della forza Ercole che il geniale Roy Thomas aveva utilizzato nelle sue celebri storie degli anni sessanta. Ma in tutti questi episodi c’è un elemento ricorrente: la Visione. Per una serie di ragioni, il sintezoide è diventato più potente ma il suo equilibrio psichico ne risente. A un certo punto, decide di impadronirsi di ogni tecnologia esistente nel pianeta, trasformandosi in un essere freddo e spietato che, allo scopo di salvare il mondo, intende controllarlo. Sono le storie forse più importanti della gestione Stern e non saranno prive di conseguenze (anni dopo Byrne le riprenderà per la sua controversa run di Avengers West Coast).
Come ho scritto, Stern scrive classiche storie di supereroi in modo abile e coinvolgente. L’unico punto debole è rappresentato dai disegni piatti e legnosi di Al Milgrom, mai passato alla storia per la qualità del suo tratto. Le chine di Joe Sinnott le rendono accettabili ma, in tutta onestà, non c’è da esaltarsi. In alcuni casi ci sono altri penciler che non si dimostrano migliori: Bob Budiansky nel n. 235, per esempio, e Bob Hall nel n. 251. Le sceneggiature di Stern saranno valorizzate solo con l’arrivo di John Buscema e Tom Palmer e c’è da augurarsi che Panini Comics possa pubblicare un Omnibus con quelle avventure.
Il volume propone poi gli annual 11, 12 e 13 di Avengers. Il primo è scritto dal bravo J.M. De Matteis che descrive un team-up tra Vendicatori e Difensori, sfortunatamente illustrato da Milgrom; il secondo è firmato da Bill Mantlo che, assistito dai disegni di Butch Guice, narra un incontro tra gli Avengers e gli Inumani in lotta contro il folle Maximus; il terzo, invece, è scritto da Stern e vede la presenza di Arnim Zola e altre creature kirbyane, disegnato dal leggendario Steve Ditko.
Oltre all’episodio di Fantastic Four di Byrne già citato, c’è infine il n. 60 di Dr. Strange. Anche la serie del Mago Supremo in quel periodo era nelle mani di Stern che delinea una story-line con il Doc minacciato da Dracula. Ospiti d’onore sono Capitan Marvel e Scarlet. La storia è interessante e impreziosita dalle matite eleganti e raffinate dell’ottimo Paul Smith.
Nel complesso, il volume è consigliabile a coloro che amano i supereroi Marvel e vogliono leggere un fumetto per distrarsi, senza intellettualismi di sorta. Da questo punto di vista, gli Avengers di Roger Stern funzionano. Le trame, lo ripeto, sono di buon livello, ma i disegni non fanno gridare al miracolo. Sappiatevi dunque regolare.