La Casa di Carta – Stagione 2 | Recensione

Pubblicato il 10 Aprile 2018 alle 20:00

Otto criminali guidati dalla mente del misterioso Professore tentano un colpo mai provato prima: rapinare la Zecca di Stato spagnola, costringendo gli ostaggi a stampare banconote per un valore di 2,4 miliardi di euro. Grazie a un ricco intreccio di intrighi, cospirazioni, piani d’azione e contromosse rocambolesche, La Casa di Carta offre agli amanti del genere una storia ricca di colpi di scena e davvero avvincente.

La casa di carta, il cui titolo originale in lingua spagnola è La casa de papel, è una serie televisiva nata dalla mente di Álex Pina che è andata in onda per la prima volta dal 2 maggio al 23 novembre 2017 in un’unica stagione. Acquisiti in seguito i diritti da Netflix, è stata fatta la scelta di dividere questa unica stagione in due parti, la seconda delle quali, composta da 9 episodi, è disponibile integralmente su Netflix dal 6 aprile scorso.

  • Il piano perfetto. O quasi

La mente organizzatrice di un colpo così ricco di insidie viene presentato al pubblico con il nomignolo di Professore. Si tratta di un uomo che ha dedicato gli ultimi anni della propria vita alla realizzazione di questo audace progetto, cercando di pianificare ogni singola mossa e ogni minimo dettaglio, incluse eventuali contromosse, nell’eventualità che qualcosa potesse andare storta.

Naturalmente, il Professore non è solo in questa impresa: questo genio del crimine ha infatti reclutato otto persone, fra le quali sono incluse due donne, ognuna delle quali è stata scelta in base a delle specifiche caratteristiche. Per evitare problemi, è stato deciso di non usare i propri nomi reali, ma si è optato per dei nomi di città: così i protagonisti della storia saranno Mosca, Tokyo, Berlino, Nairobi, Rio, Helsinki, Denver e Oslo. Fra questi, il secondo in comando è Berlino:

Il Professore si raccomanda di non instaurare rapporti interpersonali, ma in realtà egli stesso non rispetto questo suo “comandamento”, essendo amico da molto tempo proprio di Berlino. Inoltre, Mosca e Denver sono padre e figlio, Oslo e Helsinki sono fratelli e Tokyo e Rio intraprenderanno una pericolosa relazione.

Per mantenere il proprio anonimato, gli otto rapinatori decidono di indossare delle maschere che riprendono le fattezze del volto del celeberrimo artista surrealista catalano Salvador Dalì.

Il Professore è l’unico fra i nove protagonisti a non essere fisicamente all’interno della Zecca, poiché il suo ruolo è quello di guidare i suoi uomini dall’esterno. Inoltre, si avvicinerà a Raquel Murillo, a capo del team di poliziotti impegnato nel contrastare la rapina in atto.

  • Relazioni pericolose

Questa relazione, se da un lato fornisce al Professore tutti gli elementi necessari per poter sempre essere un passo avanti alla polizia, dall’altro rischia di mettere seriamente in pericolo in piano, poiché il Professore rischia di essere scoperto in ogni istante. Anche tutte le altre relazioni, che siano esse preesistenti al progetto o nate in seguito a esso, sono delle armi a doppio taglio.

Se è vero che l’unione fa la forza, intrattenere relazioni con gli ostaggi, come fanno Berlino e Denver, può rivelarsi decisamente pericoloso: queste donne si trovano infatti fra l’incudine e il martello, strette fra il gruppo di rapinatori e quello degli ostaggi, il che rende i loro comportamenti del tutto imprevedibili. Senza contare che gli ostaggi non sono tutti d’accordo nel farsi sfruttare, nonostante la promessa di un milione di euro per il disturbo, e iniziano a serpeggiare grossi problemi anche fra i rapinatori.

Questo intreccio di vite farà dunque sì che si creino quattro diverse fazioni: rapinatori, ostaggi, ammutinati e polizia. Le donne protagoniste della storia si troveranno inoltre in situazioni davvero poco piacevoli, soprattutto se si tiene presente che l’assedio alla Zecca di Stato della Spagna, rapina unica nel suo genere, durerà un totale di ben 128 ore.

  • Bella Ciao

L’inno della Resistenza italiana al fascismo viene usato alcune volte come sottofondo musicale ad alcune particolare scene, sia nella prima stagione che in questa seconda di La Casa di Carta, e la scelta non è stata certamente casuale: in una conversazione fra il Professore/Sergio (il nome con cui l’uomo si è presentato a Raquel) e la Murillo, quest’ultimo cerca di instillare in lei il dubbio che forse non è tutto bianco o nero, e che forse quei rapinatori non sono necessariamente i cattivi.

Per farlo, dichiara che quello che stanno facendo non è diverso da ciò che ha fatto la Banca Centrale Europea, creando dal nulla milioni di Euro, i quali però non sono stati redistribuiti fra la popolazione, ma sono andati interamente alle banche.

La critica al sistema economico attuale e il sentimento di ingiustizia nei confronti di scelte che penalizzano le persone per favorire gli istituti bancari spiegano bene come mai l’inno dei rapinatori sia quello dei partigiani, e come mai i nostri lo intonino più volte durante tutte e due le stagioni di La Casa di Carta, sia all’innterno della Zecca che tempo prima, durante la preparazione del colpo:

https://youtu.be/EBKdrzaVmVk

Il titolo del brano è inoltre il titolo dell’ultimo episodio della serie, nell’originale in spagnolo, poiché in italiano Netflix ha pubblicato tutti gli episodi senza dare loro un titolo.

  • Conclusioni

La seconda stagione della serie distribuita da Netflix La Casa di Carta è un degno finale, ricco di colpi di scena, azione, intrighi, piani di azione e contromosse. L’ottima regia e le performance degli attori rendono questo prodotto davvero godibilissimo e incredibilmente avvincente.

Vi lasceremo scoprire tutti i dettagli con i vostri occhi, ma possiamo già dirvi che, se avete apprezzato la prima stagione di questa serie, non ne resterete certo delusi.

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