X-Men – Execuzione | Recensione
Pubblicato il 5 Aprile 2018 alle 17:00
Siete pronti per l’Execuzione? Arriva un mastodontico volume Panini Comics che include una delle più importanti saghe mutanti della Marvel anni novanta: Executioner’s Song! Non perdete una lunga e drammatica vicenda ricca di personaggi e colpi di scena!
Come sanno i Marvel fan, gli X-Men hanno un’importanza fondamentale nell’ambito del fumetto americano e per molti anni la serie dei pupilli del Professor Xavier è stata la più venduta in assoluto. Questo fenomeno editoriale fu dovuto a Chris Claremont che creò un vero e proprio universo narrativo popolato da tantissimi personaggi. Panini Comics propone in un corposo volume Executioner’s Song, uno dei crossover mutanti più rilevanti degli anni novanta, pubblicato quando ormai Claremont si era allontanato dalla Marvel per divergenze creative.
Menti dell’operazione sono Fabian Nicieza e Scott Lobdell, all’epoca tra gli autori di punta della Casa delle Idee, che si occupavano di X-Men e X-Force il primo e di Uncanny X-Men il secondo. Il volume include tutti gli episodi della saga, compresi i prologhi e l’epilogo. Sono storie tratte da X-Men 12/23, Uncanny X-Men 294/300, Uncanny X-Men Annual 17, X-Men Unlimited 1, X-Force 16/19, X-Factor 85/87 e Stryfe’s Strike File. La vicenda, come si può intuire, è ampia e articolata e coinvolge quindi diverse squadre mutanti.
Gli X-Men sono divisi in due team e ci sono, inoltre, la X-Force guidata dall’aggressivo Cable, e la seconda formazione di X-Factor che annovera tra le sue fila Havok, Polaris e altri character. Come succede nel caso di crossover così ampi, ci sono alti e bassi qualitativi, ma Nicieza e Lobdell realizzano un buon lavoro, supereroico nei toni e valorizzato da un riuscito equilibrio di azione e introspezione. Sebbene i protagonisti siano dunque parecchi, la story-line è incentrata sul Professor Xavier, Stryfe e Cable.
Gli ultimi due, come si era intuito negli episodi finali di New Mutants, hanno un legame e gli autori si pongono l’obiettivo di svelare il mistero che li riguarda. Tutto ha inizio quando Xavier decide di partecipare a un concerto di Lila Cheney, facendo un discorso di fratellanza. E’ qui che Cable gli spara o, perlomeno, questo è ciò che sembra. Incomincia così una vicenda drammatica che vede le squadre mutanti alle prese con le macchinazioni del perfido Stryfe. A complicare tutto, però, ci pensano Apocalisse con i suoi Cavalieri, il Fronte di Liberazione Mutante, i Cavalieri Oscuri e il terribile Sinistro.
In pratica, Lobdell e Nicieza usano i principali avversari dei mutanti dell’epoca e si divertono a delineare un fumetto tipicamente Marvel, con testi e dialoghi curati e incisivi. L’unico appunto che si può fare è sull’eccessiva lunghezza della trama che, in fondo, sarebbe potuta essere narrata nell’arco di un minor numero di episodi. Alle volte si ha infatti la sensazione che gli autori abbiano voluto tirarla per le lunghe. Tuttavia, è un dettaglio che non inficia la qualità complessiva.
Vanno inoltre menzionati gli episodi di X-Factor scritti dal grande Peter David che nel corso della sua gestione aveva abbandonato molti cliché delle serie mutanti, firmando episodi memorabili. L’acclamato scrittore di Incredible Hulk riesce a inserire la squadra nell’ambito del crossover senza però rinunciare al suo consueto stile ironico e spiazzante. Va tenuta d’occhio, in particolare, la storia del n.87 di X-Factor, annoverata tra le più belle della Marvel di tutti i tempi.
E’ qui che il Dr. Samson, personaggio ben noto ai lettori di Hulk, decide di svolgere una seduta psichiatrica con i componenti della X-Factor, reduci dallo scontro con Stryfe e soci. Con questo stratagemma, David fa un’analisi psicologica profonda di Havok, Polaris, Quicksilver e gli altri membri del team, facendone emergere le debolezze e le fragilità interiori in maniera adulta e sofisticata. Basterebbe questo episodio per non trascurare il volume.
Pure dal punto di vista grafico Executioner’s Song è pregevole. Per quanto concerne X-Men, alle matite si alternano Art Thibert, Brandon Peterson e soprattutto Andy Kubert che realizza tavole spettacolari, valorizzate da un dinamismo eccellente. Uncanny X-Men si avvale prevalentemente di Brandon Peterson che si dimostra valido nelle sequenze d’azione e più statico e standardizzato in quelle più tranquille. Tutto sommato, però, il livello è buono e il n. 300 vede anche la partecipazione dell’ottimo John Romita Jr.
Nell’annual 17 di Uncanny X-Men avrete invece modo di ammirare il tratto contorto e aggressivo di Jason Pearson, davvero adatto ai toni dark della trama, e il n. 1 di X-Men Unlimited è illustrato da un altro maestro, Chris Bachalo, piuttosto lontano dallo stile peculiare che conquisterà i lettori negli anni successivi, ma già entusiasmante. Gli albi di X-Force sono impreziositi dalle matite plastiche e fluide di Greg Capullo, altro penciler di indiscutibile talento. Quanto agli episodi di X-Factor, è sufficiente specificare che sono disegnati da Jae Lee che si stava avvicinando allo stile etereo ed evanescente che farà di lui uno dei penciler più apprezzati del mercato americano.
L’episodio citato del n. 87 di X-Factor è illustrato poi da Joe Quesada che dà il meglio di sé nei primi piani e nelle inquadrature dettagliate e dal taglio cinematografico. Lo speciale Stryfe’s Strike File include splendide illustrazioni, corredate dai testi di Nicieza e Lobdell, sui protagonisti di Executioner’s Song, realizzate da Larry Stroman, Andy Kubert, Greg Capullo, Brandon Peterson, Jim Lee, Whilce Portacio e Marc Silvestri. Praticamente, il gotha dei comics a stelle e strisce anni novanta.
Insomma, se siete fan dei mutanti non potete perdere questo volume.