Made in Abyss 1 | Recensione

Pubblicato il 1 Aprile 2018 alle 10:00

Dopo la serie TV disponibile su VVVVID grazie a Dynit, arriva finalmente in Italia anche il manga per J-POP

L’Abisso è l’unico anfratto ancora inesplorato del mondo, un gigantesco pozzo verticale di cui non si conosce la profondità ed in cui si nascondono strane creature e preziosi cimeli che la civiltà moderna non sa spiegare. L’Abisso attira molti avventurieri che vogliono svelare i segreti di questa cavità: a loro viene dato il nome di “cercatori“, che vengono poi suddivisi in varie categorie, caratterizzate da un fischietto e da un colore, in base alla loro abilità.

Riko, una giovanissima orfana della città di Orth, vive in un orfanotrofio costruito vicino all’Abisso e destinato a formare i nuovi cercatori; ma Riko non si ferma davanti a nulla per diventare come la madre, una celeberrima cercatrice bianca, ovvero del rango più alto. Un giorno, scesa nelle zone più sicure dell’abisso, incontra un bambino di nome, Reg, che sembra essere un robot e che sembra essere riuscito a salire dall’Abisso, vincendo una maledizione che finora ha colpito tutti coloro che erano scesi nelle profondità del pozzo.

Akihito Tsukushi ha costruito una realtà alternativa molto credibile, l’Abisso, con le proprie regole di vita e di morte, abitato da creature particolari e pieno di pericoli sconosciuti, che impareremo pian piano a conoscere.

In questo mondo l’autore ha posto i due protagonisti, Riko e Reg, due personaggi con storie diverse e anche caratterialmente distanti tra loro, ma che riescono a formare una coppia ben studiata e complementare: Riko è una ragazzina che vive nel ricordo (e nel mito) di sua madre, che in realtà non ha mai conosciuto, avendola persa a due anni, e che forse non potrà mai eguagliare date le sue capacità. Riko è una ragazza impulsiva e piena di fantasia, ma molto sensibile e bisognosa di affetto. Reg, invece, è un sopravvissuto dell’Abisso e già per questo oggetto di speciale attenzione da parte dei ragazzi dell’orfanotrofio, ma soprattutto da parte di Riko che lo vorrebbe studiare, ma che ben presto diventa una sua amica, forse per il senso di solitudine, seppur per motivi diversi, che accomuna i due: Reg non ricorda nulla del suo passato ed è solo al mondo; Riko, pur circondata da tanti amici, è in realtà sola o così si sente.

Dal punto di vista del disegno, Akihito Tsukushi usa, cosa particolare, una scala di grigi nei suoi disegni, limitando molto l’uso di sfondi nonchè l’uso del bianco. Tuttavia il disegno riesce a rendere con grande efficacia l’atmosfera dell’abisso e dei mostri che lo abitano. Alcune volte, però, lo stile può rendere difficile la lettura o, meglio, il riuscire a notare a prima vista tutti gli splendidi dettagli di Tsukushi.

L’edizione J-POP è particolarmente curata, anche più della qualità che già normalmente contraddistingue le pubblicazioni di questa casa editrice. Oltre a delle prime pagine a colori, il volume si contraddistingue per delle dimensioni maggiori di quelle normali per i manga. Inoltre è presente una sovracopertina: la cosa interessante è che sotto questa non troverete una versione in bianco e nero della copertina, come di solito avviene, ma ulteriori contenuti extra che illustrano meglio gli oggetti di cui si avvalgono i cercatori nelle loro ricerche. Stessa cosa per le alette della sovracopertina, che mostrano i diversi strati di cui si compone l’Abisso. Anche la carta è particolarmente di pregio, cosa ottima per far apprezzare appieno i disegni di Akihito Tsukushi, così ricchi di sfumature di grigio.

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