Fury Peacemaker: Recensione 100% Marvel Max
Pubblicato il 7 Gennaio 2012 alle 11:40
Un’avventura di guerra di Nick Fury scritta dal trasgressivo Garth Ennis e disegnata da Darick Robertson, ambientata durante il Secondo Conflitto Mondiale, molto prima della nascita dello Shield!
Collezione 100% Marvel Max – Fury Peacemaker
Autori: Garth Ennis (testi), Darick Robertson (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 13,00, 17 x 26, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: 2011
Quando si ragiona sulla Marvel dei primi anni sessanta si pensa ai supereroi inventati da Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko e in effetti la fortuna della Casa delle Idee fu dovuta a creazioni come i Fantastici Quattro, l’Uomo Ragno, Hulk, Thor e così via: eroi che, in piena Silver Age dei comics, rappresentarono un rinnovamento dei canoni narrativi, grazie all’approccio anti-convenzionale dei testi del Sorridente e ai dinamici disegni del Re Jack, di Ditko e altri bravi penciler.
Bisogna, però, considerare che in quel periodo i supereroi erano da poco tornati di moda e non era garantito che tale trend durasse.
Perciò Lee, che in precedenza aveva scritto storie western, fantascientifiche, horror e di guerra, decise di creare nel 1963 anche un comic-book non imperniato sui giustizieri in calzamaglia: Sgt. Fury & His Howling Commandos.
La serie era ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale e aveva come protagonista il Sergente Nick Fury, capo del Commando Ululante, che mese dopo mese combatteva i nazisti in missioni sempre più pericolose. Il mensile ottenne un successo strepitoso, al pari di altri serial Marvel, e non fu di poco conto, dal momento che superò le centocinquanta uscite. In particolare, i primi, storici episodi si avvalsero dell’arte di Kirby, abilissimo nel genere bellico che, peraltro, aveva già affrontato nel corso della sua carriera.
A un certo punto, Lee decise di far comparire Nick in un episodio di Fantastic Four e quindi nel presente del nascente Marvel Universe. Si scoprì che Fury, dopo la fine della guerra, era diventato agente della CIA. Insieme al Quartetto, affrontava il Seminatore di Morte/Adolf Hitler e i fans, già coinvolti dal suo mensile, chiesero sue apparizioni pure in altri comic-book.
E Lee affiancò a Sgt. Fury un ulteriore albo, Nick Fury Agent of Shield. In tale serial, Nick, ora colonnello, dopo aver perso l’occhio sinistro, diveniva leader dell’organizzazione spionistica Shield. Caratterizzato da atmosfere degne di un film di James Bond e ispirato a un telefilm, The Man From UNCLE, fu un altro bestseller. Anche stavolta Lee e Kirby furono della partita per poi lasciare il campo a John Buscema e ad altri autori ma il comic-book passò alla storia quando se ne occupò lo psichedelico Jim Steranko che realizzò una run memorabile.
Dopo l’abbandono di Steranko, però, Nick Fury Agent of Shield arrancò fino a giungere alla chiusura. Ma Nick Fury è tuttora uno dei character più rilevanti del Marvel Universe ed è praticamente apparso in ogni serie dell’etichetta statunitense, da solo o in compagnia degli agenti Shield. Di tanto in tanto, si è cercato di rinverdirne i fasti e in tempi recenti l’irlandese Garth Ennis si è occupato di lui. E’ il caso, per esempio, di Nick Fury Peacemaker, miniserie inclusa in un volume della linea 100% Max.
Se vi aspettate agenti segreti, femme fatales, armi futuristiche e così via, rimarrete delusi. La story-line di Nick Fury Peacemaker, infatti, è ambientata nella Seconda Guerra Mondiale. Trattasi perciò di un fumetto di guerra, privo di riferimenti all’universo supereroico. Non ci sono Capitan America o il Barone Struker o Zemo, tanto per capirci. In sé non è sbagliato, poiché Fury nasce come ‘war hero’ e anche perché Ennis, come gli utenti sanno, è un notorio estimatore dei fumetti a tematica bellica, a cominciare da quelli della gloriosa Fleetway, e ha già realizzato gioielli come War Stories della Vertigo o Battlefields della Dynamite.
Siamo dunque nel 1943 e Nick è un sergente coraggioso, convinto oppositore dei nazisti. I superiori affidano a lui e ad altri commilitoni il compito di eliminare un feldmaresciallo tedesco che, con le sue strategie di battaglia, sta dando filo da torcere agli alleati. Fury e compagni accettano la missione ma, mentre sono sul punto di portarla a termine, scoprono che costui è implicato in un complotto ai danni di Hitler. È possibile? Si può davvero credere che un nazista intenda uccidere il Fuhrer? E come si comporterà Fury?
Ennis delinea una trama piacevole e intrigante, senza eccessi di sangue, violenza e turpiloquio che sono di solito il marchio di fabbrica della sua ispirazione. Anzi, il tono della narrazione è più pacato del consueto, a tratti malinconico, e sebbene non manchino momenti di azione, l’atmosfera della storia è riflessiva. Ennis non si esime dal denunciare l’insensatezza e la stupidità della guerra e, soprattutto, descrive i personaggi senza ricorrere alla risaputa contrapposizione buoni/cattivi. Ovviamente, non è dalla parte dei nazisti ma anche questi ultimi sono descritti come esseri umani con le loro debolezze e, fondamentalmente, manipolati dalla follia dei potenti. Inoltre, è grazie ad Ennis che scopriremo in che modo Nick ha perso l’occhio, particolare che dovrebbe incuriosire i fan della complessa storiografia del Marvel Universe.
I disegni sono di Darick Robertson che ha già collaborato con Ennis in Fury, altra miniserie dedicata a Nick, in Punisher – Born e in The Boys. Il penciler di Wolverine, New Warriors e Spider-Man, tra le altre cose, fa un buon lavoro e riesce a caratterizzare in maniera efficace ogni personaggio. Si trova a suo agio nelle sequenze d’azione così come in quelle più tranquille e nel complesso risulta accattivante. Così come è accattivante questa miniserie che potrà piacere ai fan di Nick Fury e a coloro che amano i fumetti di guerra.