Un Romantico a Milano, tra crisi e intimismo | Recensione

Pubblicato il 22 Marzo 2018 alle 10:00

Per le strade del centro di Milano, capeggiate dalla Torre Velasca, si muove un animo inquieto: è quello di Drogo Colombo, un illustratore fallito che sogna l’immortalità artistica ma che di fatto non riesce nemmeno a soddisfare i suoi desideri più semplici, come quello di andare al mare. Dall’autore di In inverno le mie mani sapevano di mandarino, esce per Bao una nuova graphic novel di stampo intimista.

“La forma più comune di disperazione è non essere chi sei”

Probabilmente questa è una delle frasi più emblematiche di Un Romantico a Milano, romanzo grafico di Sergio Gerasi il cui titolo è anche una canzone del 2005 dei Baustelle (in cui, tra l’altro, vengono citati due personaggi storici milanesi che appaiono anche nel fumetto).

Questa è già la seconda graphic novel che Gerasi pubblica con Bao Publishing, dopo In Inverno le mie mani sapevano di mandarino. Classe 1978, l’autore debuttò da giovanissimo nel 2000, con la serie Lazarus Ledd di Star Comics, per poi cominciare la sua collaborazione con la Bonelli una decina di anni dopo su Dylan Dog. Del 2010 è anche il suo primo fumetto come autore completo, Le Tragifiabe, edito da Renoir Comics.

Un Romantico a Milano conferma la maturità di questo disegnatore, sia come sceneggiatore che come illustratore, e in questa occasione è affiancato ai colori da Marco Zambelli.

Il protagonista è Drogo Colombo, illustratore fallito dal nome impegnativo che, sconfitto dal blocco creativo, si è lasciato andare e fin dall’inizio si presenta al lettore con una pancia da birra e la barba lunga, che impedisce di percepire i tratti del suo volto. Il suo studio è tappezzato di dediche dei più grandi maestri del fumetto d’autore italiano ed europeo: infatti la vera aspirazione di Drogo è quella di lasciare il segno nel mondo come fumettista, nonostante non riesca nemmeno ad esaudire uno dei suoi desideri più semplici (quello di rivedere il mare).

Tutti i drammi di Drogo derivano da un unico problema: ha una “spugna” all’interno del suo corpo che gli impedisce di reagire e di prendere in mano le redini della sua vita. In compenso assorbe, assorbe proprio tutto (il verbo “assorbire” è inteso come “subire”), e ora che la sua spugna è al limite sente la necessità di “conversare” in alcuni dei locali più noti di Milano (come il Jamaica in zona Brera) con importanti personalità meneghine: personalità come Alda Merini, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Dino Buzzati, e via dicendo.

Abbandonato dalla famiglia, con la sola compagnia del gatto Moka, Drogo si ritrova a rivivere il proprio passato, anche quello più traumatico, ripercorrendo il suo periodo di momentanea popolarità: quando, con il nome d’arte di Fermo, era riuscito a pubblicare un fumetto di grande successo. Successo che, però, non si è più ripetuto.

I flashback con Fermo, stella nascente del moderno graphic novel, sono in contrasto con l’artista fallito che è oggi Drogo, il che è anche spunto per una riflessione sulla differenza tra immortalità e moda passeggera, tra fumetto d’autore e letteratura.

Mentre ripercorre la propria esistenza e dialoga con alcuni personaggi storici del passato di Milano, vediamo spesso Drogo passeggiare lungo Corso di Porta Romana, nei pressi della Torre Velasca. La sua è una città onirica, non affollata come la vera Milano: anche queste vuote ambientazioni servono per ospitare le riflessioni più intime ed esistenziali del protagonista. Inoltre gli acquerelli malinconici di Gerasi, terrosi e nostalgici, immergono ancora di più il lettore nell’atmosfera sospesa del fumetto.

Non solo la città, ma anche i drink e i cocktail hanno una certa importanza, in Un Romantico a Milano. Drogo ne sorseggia sempre uno, mentre conversa con Bruno Munari o qualche altra personalità eminente, ed è sempre accompagnato da una mini-ricetta inserita in un piccolo balloon (così come in un balloon viene riassunta anche la biografia del personaggio con cui il protagonista sta dialogando in quel momento).

Un Romantico a Milano è una graphic novel sul fallimento e su chi si ritrova a terra dopo aver raggiunto solo un effimero successo. È anche un fumetto sull’incapacità di risollevarsi, ma anche sul bisogno creativo di lasciare il proprio segno nel mondo. Una storia che catturerà sicuramente chi ama Milano, e non solo.

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