Marvel’s Jessica Jones – Stagione 2 | Recensione
Pubblicato il 19 Marzo 2018 alle 15:00
Un nuovo thriller noir psicologico per l’anti-super-eroina Jessica Jones, che in questo secondo ciclo insieme a Trish Walker, Malcolm Ducasse e Jeri Hogarth dovrà rispondere più che mai alla domanda “Chi sono io?”
Con la seconda stagione arrivata in occasione della Festa della Donna, Marvel’s Jessica Jones si conferma una delle più riuscite dell’universo televisivo Marvel/Netflix, grazie al mix di noir e di thriller psicologico, che in questo secondo ciclo di episodi trova nuovi livelli di lettura.
Questo perché, dopo essere passati alcuni mesi dal finale di The Defenders, Jessica sembra aver trovato un proprio equilibrio, o meglio uno pseudo-equilibrio in stile Jessica Jones: beve sempre e continua il suo lavoro di investigatrice privata in una nuova e migliorata Alias Investigations, anche grazie all’aiuto costante di Malcolm Ducasse, che lei aveva tirato fuori dalla droga – e dai guai – nella stagione precedente. Trish è felicemente fidanzata e prosegue il successo di Trish Talk, mentre Jeri è ancora un’avvocato tagliente e di successo. Il livello personale dei protagonisti in questa stagione è molto più alto, perché si andranno a scoprire le origini di come Jessica ha acquisito i super poteri e di come è entrata nella famiglia di Dorothy e Trish, rivelando anche nuovi dettagli sulla sua famiglia biologica.
Tutto parte dal bisogno di Trish di arrivare alla verità dell’incidente in cui perse la vita la famiglia di Jessica per poter essere finalmente una giornalista d’assalto, una che conta, una che è più di una bambolina bionda, più di “Patsy”. E parallelamente tutto parte da un rivale, Pryce Cheng (Terry Chen), che mette in pericolo Jessica portando alla luce un nemico misterioso e molto forte fisicamente, molto più di Jessica stessa.
La stagione si svolge su quattro linee narrative principali che si intersecano continuamente e sono tutte accomunate della ricerca della propria identità. Jessica è dalla parte dei buoni? E’ un’eroina (una parola che le fa venire il voltastomaco ma potrebbe farla sentire meno sola)? Trish potrà mai essere più di una bambolina-ex attrice/cantante-ex tossica-ora fidanzatina d’America con un famoso e attraente giornalista? Potrà essere più della sorella umana di una persona dotata di super abilità? Malcolm riuscirà a convogliare le proprie energie in qualcosa che non sia una dipendenza ora che si è ripulito? Jeri è solamente un avvocato di successo tagliente, cinico e a cui non rimane altro che il lavoro? In poche parole Jessica è i suoi poteri, Trish la sua fama, Malcolm la sua dipendenza e Jeri il suo lavoro?
La scrittura di Melissa Rosenberg e la fotografia e la regia del telefilm continuano a tessere una tela di elementi tipici del noir da un lato – vuoi anche per la professione della protagonista – e del thriller psicologico dall’altro – questo perché ora che Killgrave (David Tennant) non c’è più bisogna trovare un nuovo modo di giocare con la mente di Jessica, mettendo in discussione la sua identità.
Il nuovo villain avrà una forza bruta e incontrollabile, molto maggiore rispetto a quella di Jessica, quindi il problema sarà di pancia e non di testa, eppure il cervello sarà ancora parte importante del gioco al massacro messo in atto.
Gradevoli le new entry, soprattutto Oscar (J.R. Ramirez), il nuovo custode del palazzo dove vive Jessica che cercherà di portare un barlume di calore e di umanità nella vita tutta sottosopra della ragazza. Meno Cheng e meno Inez Green (Leah Gibson) l’infermiera che si rivelerà perso un personaggio chiave per scoprire la verità sulla clinica che curò Jessica una volta sopravvissuta all’incidente, nonché importante per il percorso di Jeri e Malcolm. I 13 episodi che compongono la stagione diluiscono un po’ troppo la narrazione, ma è una cosa che oramai si perdona a Marvel/Netflix.
Krysten Ritter si dimostra ancor più azzeccata nei panni del personaggio, diviso fra il cinico e il terrorizzato ad aprirsi con gli altri, sempre imbronciata, crucciata e scura in volto e con una battuta sarcastica sempre pronta quando si parla di sentimenti. Carrie Ann-Moss è sempre impassibile proprio come il suo spietato personaggio, infine quella che risulta a tratti un po’ insopportabile rispetto alla prima stagione è la Trish Walker di Rachael Taylor, ma è proprio questo girl power al centro dello show che rende Marvel’s Jessica Jones così attuale e perfettamente inserita nel panorama televisivo e cinematografico contemporaneo.