Oltre la Notte di Fatih Akın | Recensione

Pubblicato il 17 Marzo 2018 alle 20:00

Esce oggi in Italia il nuovo film di Fatih Akin, Oltre la Notte, con Diane Kruger nei panni di una madre in cerca di vendetta per suo marito e suo figlio, morti a seguito di un attentato dinamitardo.

La festa della donna è passata da una settimana ma il cinema continua a festeggiare il gentil sesso con la settimana cinematografica della donna. E così, mentre le nostre sale si riempiono per Alicia Vikander in Tomb Raider, Rachel Weisz in Rachel e Rooney Mara in Maria Maddalena, non poteva proprio mancare la splendida (e arrabbiatissima, in questo caso) Diane Kruger, che per la sua interpretazione nel nuovo film del regista tedesco di chiare origini turche Fatih Akin, Oltre la Notte, ha vinto il premio per la miglior attrice all’ultimo festival di Cannes.

Vincitore del Golden Globe come miglior film straniero e rientrato nella cinquina dei nominati agli Oscar nella medesima categoria, Oltre la Notte è un film durissimo sulla rabbia e la ricerca di vendetta che racconta la storia di Katja (Diane Kruger), una madre che a causa di un attentato terroristico perde sia il marito che il figlio ed entra in una spirale di dolore e autocommiserazione dalla quale potrebbe uscire solo trovando le persone responsabili del suo terribile lutto.

Tre atti (la famiglia, la giustizia, il mare), tre luoghi (Amburgo, le aule del tribunale, la Grecia), tre momenti della vita di questa donna spezzata, che forse non è in grado di sopportare quello che le è capitato ma che tuttavia tenta comunque di andare avanti, mossa dalla sete di vendetta che le attanaglia il cuore. Una sete di vendetta così grande e terribile che, forse, la consumerà del tutto.

Vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino del 2004 per La Sposa Turca, Akin dimostra ancora una volta la sua sensibilità quando si tratta di raccontare storie drammaticamente coinvolgenti e appassionanti. Dalla tesissima sequenza iniziale dell’attentato dinamitardo fino all’ultima, tragica inquadratura, Akin ritrae attraverso la storia di Katja una società xenofoba e crudele, in un film politicamente schierato che ci ricorda – e di questi giorni ne abbiamo sempre più bisogno – quanti danni possano arrecare l’ignoranza e l’odio razziale; non solo, ovviamente, alle dirette vittime di quell’odio, ma anche alle persone che rimangono a piangere quelle vittime.

Diane Kruger, che incarna il cuore di tenebra del film, nei panni di questa madre alcolista tatuata tossica, dal passato turbolento (la relazione sporca col marito, ex spacciatore di droga, ricorda un po’ quella dei protagonisti de La Sposa Turca; anche lì eravamo ad Amburgo), torna a recitare nella sua lingua natia e regala al personaggio sceneggiato da Akin la performance della carriera.

La fotografia di Rainer Klausmann – stretto collaboratore del regista tedesco – dipinge le atmosfere tese e irrequiete di questa Amburgo oscura e piovosa, resa tangibile dalle location e i set del production designer Tamo Kunza. La colonna sonora di Joshua Homme, delicata e malinconica, vi accompagnerà dalla Germania fino alle sponde del mar della Grecia, dove Katja si recherà per la malinconica coda. Dopo la quale il giudizio etico-morale per le sue azioni sarà rimesso nelle mani degli spettatori, che avranno di che discutere.

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