Rapture, la docuserie Netflix sul rap con Nas, Logic e tanti altri | Recensione in anteprima

Pubblicato il 29 Marzo 2018 alle 15:00

Arriva in Italia la nuova docuserie prodotta da Netflix Rapture, che racconta la scena del rap statunitense attraverso vite e aneddoti dei migliori artisti del genere di ieri e di oggi.

“L’hip-hop parla di essere sinceri, senza risparmiare i propri sentimenti. Bisogna essere onesti, comici, fantasiosi. Con l’hip-hop puoi fare quello che vuoi. E’ libertà. E’ potere.”

Parola del leggendario Nasir bin Olu Dara Jones, in arte Nas, rapper di Brooklyn che dagli anni ’90 con i suoi testi estremamente impegnati ha segnato profondamente il genere e la coscienza sociale americana. Proprio a lui è dedicato il secondo episodio di Rapture, docuserie prodotta da Netflix che racconta le tante sfaccettature di un genere musicale non più di nicchia (a fine 2017, per la prima volta nella storia musicale, l’hip-hop ha ufficialmente sorpassato il rock come genere più popolare al mondo) attraverso le storie di vita di alcuni fra i più noti rapper di ieri e di oggi.

Quindi se quest’estate abbiamo avuto The Defiant Ones (targato HBO e sempre disponibile su Netflix da qualche giorno), che spiegava la nascita del rap e la sua ascesa attraverso la figura (ugualmente ascendente) del rapper e produttore Dr. Dre, Netflix fa le cose un po’ più in grande e allarga il suo sguardo cercando di abbracciare quanto più possibile di questo mondo/sottobosco così caleidoscopico, così sfaccettato.

Ed è proprio sotto questo aspetto, quest’aurea a dir poco epica con cui si tratta il genere musicale di riferimento e i suoi protagonisti, che Rapture assume una sua identità ben specifica che riesce a differenziarla dal resto delle produzioni similari.

Ogni episodio (da un’ora ciascuno) si concentra di volta in volta su un rapper (o produttore) differente: abbiamo già citato Nas, protagonista del secondo episodio della serie, ma i nomi coinvolti sono tanti e partendo da Logic (da qualche giorno è uscito il suo nuovo mixtape, Bobby Tarantino II, dopo il successo del terzo album in studio Everybody, la cui produzione e promozione rappresenta il perno centrale dell’episodio a lui dedicato) arriveremo fino al produttore Just Blaze (che nella sua longeva carriera ha collaborato con artisti del calibro di Jay-Z, Kanye West, Eminem, Snoop Dogg e tantissimi altri), passando per T.I., Rapsody, 2 Chainz e G-Eazy.

La caratteristica principale di ciascun episodio è l’immersione totale che concede allo spettatore, catapultato nella realtà dei vari artisti, la cui quotidianità viene esplorata dal punto di vista pubblico, lavorativo e privato: dalle dichiarazioni della madrina di Logic sulla difficile adolescenza del ragazzo alle influenze musicali che hanno ispirato Just Blaze nella produzione del The Blueprint di Jay-Z, pietra miliare del genere, fino alle esperienze di vita di Dave East, che racconta del difficile rapporto con il padre e cosa ha significato per lui diventare genitore a sua volta.

La serie Netflix rappresenta sicuramente un appuntamento imperdibile per ogni fan dell’hip-hop statunitense, ma anche per gli appassionati della musica e delle sue varietà. Inoltre, va a nutrire ulteriormente il già comunque non poco fornito catalogo Netflix, che sta facendo davvero grandi cose nel raccontare, spiegare e diffondere un’eredità culturale che ha segnato la fine del secolo scorso e che sta decisamente lasciando un’impronta nella società contemporanea.

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