Il mio amico Toby, un rumoroso racconto muto | Recensione

Pubblicato il 9 Marzo 2018 alle 17:00

Un fumetto muto, ma ricco di rumori che risuoneranno nella vostra testa durante la lettura, come se li steste veramente ascoltando: è Il mio amico Toby, una storia di un cane come tanti e del suo padrone che, tra altri e bassi, riescono a trovare la meraviglia del quotidiano e delle cose di tutto i giorni.

Grégory Panaccione è un autore francese che vive però ormai da anni in Italia e, dopo una lunga carriera prima nella pubblicità e poi nell’animazione, è approdato anche nel mondo del fumetto prima del 2010, proprio con Toby Mon Ami, tradotto in Italia prima come Toby. Storie da Cani e da Padroni e ora, con la nuova edizione di Renoir Comics, in Il mio amico Toby.

Il volume è un insieme di storie mute comparse per la prima volta sulla rivista Animals, per poi essere raccolte in Francia da Lewis Trondheim per Shampooing, etichetta dell’editore Delcourt. In seguito è approdato anche in Italia, così come quasi tutti i fumetti di Panaccione pubblicati in patria (fumetti come Un Oceano d’Amore, Match e, prossimamente, il primo volume di Chronosquad).

Quando pubblica titoli come autore completo, Panaccione si attiene essenzialmente a due caratteristiche-base: il racconto muto e la presenza di un omaccione dai lunghi capelli bioni. Il mio amico Toby non fa eccezione.

La storia del volumetto è volutamente semplice. Nel corso delle prime pagine il lettore verrà immerso in un paesaggio soleggiato e idilliaco, in riva al mare, esplorato e supervisionato quotidianamente da un cagnolino di nome Toby. Toby è un cane come tanti altri: tiene al proprio territorio, litiga con i gatti e gli altri cani, abbaia ai postini e supplica per un pezzetto di cibo quando vede mangiare il suo padrone, un pittore povero in canna.

Insieme, animale e umano trascorrono momenti euforici e tristi, ma anche assolutamente quotidiani, con la differenza che Panaccione li descrive con poesia e tenerezza: il lettore si ritroverà a sorridere davanti ad atteggiamenti perfettamente normali, che però, se sottolineati dall’autore, si dimostrano invece particolarmente poetici, così come poetico e unico è il legame tra un cane leale, pur con i propri istinti, e il suo “compagno umano”.

Il racconto si muove su tavole organizzare in tre righe da due vignette dai bordi arrotondati, uno schema che non si rompe quasi mai e che agevola la narrazione, rendendola particolarmente fluida: le vignette sono come i fotogrammi di un film. Ma una delle caratteristiche più particolari di Il mio amico Toby, oltre al fatto di essere un fumetto muto, è il contenuto dei balloon: al loro interno non troviamo parole (l’unica parola del volume è la scritta “Toby” sulla ciotola del cane) e nemmeno onomatopee, ma simboli e disegni che esprimono le intenzioni e i desideri dei personaggi. Questo vale per gli animali, ma anche per gli esseri umani: entrambi si esprimono con lo stesso linguaggio, un linguaggio fatto di emozioni dirette, senza filtri.

A rendere la narrazione ancora più poetica e idilliaca sono ovviamente i disegni ad acquerello, padroneggiati in modo tale che il naso di Toby sembri veramente muoversi mentre annusa ed esplora il territorio, mostrandoci un cane “vivo” che, con occhi vispi ed espressivi, è capace di intenerire il lettore anche semplicemente abbassando le orecchie.

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